Andrea de Castro (1806-1884)

Eugenia de Castro (1839-1917)

alias de Castro e figlia     De Castro A. e Figlia Udine                                           de Castro e Figlia Borgo san Cristofoto 888 Udine                                              de Castro A. e figlia Strada dei Gorghi Casa Berghens n. 2041 Udin  Fotografia del pittore A. de Castro e figlia via San Nicolò n. 725                     A. de Castro pittore

 Dopo Ferdinando Ramann scegliamo di puntare la nostra attenzione su quelli che si definiscono pittori e fotografi.

Andrea De Castro è il primo che incontriamo.

La sua carriera è molto simile a quella di Ramann che si stabilizza dopo varie peregrinazioni nella nostra città, de Castro anch'egli professionista inquieto tanto da meritare il nome di fotografo itinerante sceglie di fermarsi a Trieste. Lascia la nativa Pirano alla ricerca della notorietà e per acquisire una clientela più vasta e danarosa rispetto quanto gli poteva offrire la cittadina istriana semplice porto di pescatori, a poche ore di barca o di vaporetto dalla prospera Trieste.

Ci divertiamo a incuriosirvi affermando che un rapporto tra Ramann e de Castro avverrà... grazie ad un matrimonio.

Appartiene ad una famiglia di pittori.

Nasce a Pirano il "5 aprile del 1806 alle ore 11,  figlio del signor Vincenzo fu Andrea e della signora Annetta" (1)  che lo educa o lo fa educare, vista la sua attitudine, al disegno e all'arte della miniatura (2). Sino al 1826 lavora sicuramente a bottega nella città natale come attesta un disegno analizzato e catalogato da Francesca Nodari, appartenente al Gabinetto disegni e stampe dei Civici Musei di storia ed arte.

Non si conosce la data precisa del suo trasferimento a Trieste, ma è sicuramente dopo il 1835.

Note

1. Luka Tul del Skofijski Arhiv Koper mi conferma i dati anagrafici tratti dal Registro dei battesimi del 1806 in data 2023.02.15. Dati che sono molto diversi da quelli segnalati da Italo Zannier e Guido Sedran, Friuli -Venezia Giulia in “Fotografia italiana dell'Ottocento. Appunti della fotografia italiana dell'Ottocento. I fotografi”. Milano : Electa Alinari, 1979, p. 128. In questo studio Andrea de Castro viene identificato con un Antonio de Castro operante negli anni Cinquanta dell'Ottocento a Gorizia, ... nel suo caso con filiali a Udine, Trieste, Rovigo. Dati quest'ultimi che non sono confortati da alcuna fonte.

2. Marino Bonifacio, Cognomi del comune di Pirano (de Castro - Castro) cita letteralmente: "Inoltre, due fratelli piranesi - Luigi de Castro e Andrea de Castro - nella seconda metá del secolo scorso insegnarono l'arte della pittura nel campo miniaturistico per molti anni a Fiume, che li considerò cittadini."

Siamo dubbiosi sulla presenza di Andrea a Fiume e di suo fratello tale Luigi, anche in questo caso non si citano le fonti.

Dalla metà degli anni Trenta dell'Ottocento è sicuramente a Trieste.

Nel censimento del 1857 o meglio nella Carta di notificazione per l'anagrafe della popolazione leggiamo la composizione della famiglia de Castro che abita in via San Nicolò n. 725 al quarto piano appartamento n. 8.

 Vi sono elencati Andrea Castro, 1806, cattolico, ritrattista, ammogliato, nato a Pirano in Istria, la moglie Maria Krall triestina (1811-1887) da cui ha tre figlie Eugenia (1839.04.24) che sarà sua aiutante, Anna (1848.02.08-1910.04.16), Emma (1850.05.27-1931.01.11) e ultimo un figlio maschio Enrico (1853-).

Si ha la conferma della sua presenza lavorativa a Trieste anche per i rapporti con le varie litografie che gli commissionano i ritratti, quella di Carlo Kunz che diventerà il primo direttore dei Civici Musei, quella di Buttoraz e Linassi.

In età matura si accinge ad apprendere gradualmente la tecnica del ritocco e della fotografia nello studio di Matteo Stipanich. Collabora con lui un intero biennio, dal 1855 al 1857, in uno dei pochi atelier segnalati in Corso. Il fotografo Stipanich vanta già nel 1852, ritratti fotografici in miniatura, quindi l'abilità di de Castro trova la sua collocazione in questo settore, solo più tardi si metterà in proprio trasferendosi da Trieste a Udine e a Gorizia.

Verso la fine degli anni Cinquanta si perdono le tracce della sua attività professionale a Trieste, infatti per tutto il 1858, 1859 e per 10 mesi del 1860 non troviamo alcun avviso pubblicitario di un suo studio nè il suo nome sulle Guide scematiche, ma continua a vivere con la famiglia nella stessa abitazione in Casa Frizzi in Corso n. 725. Lo apprendiamo dal Censimento del 1859. 

 

Nel censimento del 1859 la famiglia si presenta domiciliata nello stesso appartamento in Casa Frizzi al n. 725 del Corso.

Forse ha trasferito lo studio a Gorizia, pur mantenendo la famiglia a Trieste, infatti leggiamo che "aprì un atelier a Gorizia in via del Giardino, pubblicizzandolo come il Nuovo studio Fotografico del pittore A. de Castro e figlia", ma gli autori del saggio non ci danno le indicazione della fonte,  ipotesi confermata dalla scheda del fotografo sul sito dell'ERPAC (1). Come vedremo in seguito a Gorizia in via del giardino n. 77 avrà lo studio dal 1879 al 1881 Gian Battista Rottmayer. Una pura coincidenza?

 

1. Giancarlo Brambilla e Gianfranco Tedeschi, La fotografia professionale a Gorizia dal 1860 al 1918, in "Il territorio", a. 12 n.s., n. 11-12 (giugno-dicembre 1999), p. 10. Se diamo fede a queste date la figlia che lavora con il pittore è Eugenia nata nel 1839 non Anna come nei saggi talvolta vien indicata.

 

Le fonti bibliografiche sono poche e carenti di informazioni. Un esempio bibliografico edito nel 1884, anno della scomparsa di de Castro in  Pietro Stancovich, Notize degli istriani viventi nel 1829 distinti per lettere arti e impieghi del canonico Pietro Stancovich di Barbana. Parenzo : Gaetano Coana, 1884, p. 21 ci conferma solo la sua attività di ritrattista e pittore.

A indurre ad ulteriori interrogativi è la biografia di de Castro pubblicata nella monografia Oltre lo sguardo. Fotografi a Gorizia prima della grande guerra. Ronchi dei Legionari : Edizioni del Consorzio culturale del Monfalconese, 2014, p. 28. Catalogo della Mostra tenuta a Gorizia nel 2014-2015.

I dati che non corrispondono sono diversi e importanti.

La figlia collaboratrice è Eugenia, non Anna. A conferma di quanto affermo sono le date di nascita rispettivamente 1839 Eugenia e 1848 Anna da comparare al logo pubblicato sui cartoncini quando il fotografio vanta la presenza della figlia nello studio dall'anno 1858. Non sembra possibile che la figlia Anna a 10 sia impiegata nello studio, mentre Eugenia 19enne inizia la sua attività con il padre.

Il padre non risulta sia Tommaso nè abbia svolto l'attività di pittore miniaturista.

Non compaiono i dati di battesimo nè quelli anagrafici dei fratelli Luigi e Francesco figli di Vincenzo de Castro e Annetta sui Registri di battesimo dal 1795 al 1822 (1).

Luigi De Castro (Trieste o Pirano, 1803-post 1837, ma anche 1823-1881) e Tommaso De Castro (Pirano 1788 -Trieste 1854) sono esistiti, ma non hanno alcuna relazione di parentela con il nostro.

Da notare che l'autore Giancarlo Brambilla non cita le sue fonti in alcuna nota.

L'archivista Luka Tul mi conferma che non risulta nei Registri dei battesimi un Tommaso De Castro nato a Pirano nel 1788.

 

1. Ricerca di Luka Tul del Skofijski Arhiv Koper del 2023.03.06 su mia richiesta.

 

Il nome di Luigi De Castro ha una lunga tradizione di citazioni, Giulio Cesari lo elenca quale artista partecipante all' Esposizione d'arte indetta dalla Società filotecnica nel 1840 fondata nello stesso anno da Domenico Rossetti nel suo saggio La mostra d'arte dell'Ottocento triestino  che illustra l'esposizione in corso al castello di San Giusto.

In: Rivista mensile della città di Trieste, a. 4, n. 6 (giugno 1937), p. 82-90.

 

Claudio Martelli cita a sua volta i de Castro.

Le sintetiche biografie compaiono nel volume di Claudio H. Martelli, Gli artisti di Trieste, dell'Isontino, dell'Istria e della Dalmazia. Trieste : APC, 1985 e nel Dizionario degli artisti di Trieste, dell'isontino, di Gorizia e della Dalmazia. Trieste : Hammerle editore, 2001 3. ed.

A distanza di sei anni dalla prima edizione Martelli non aggiunge nè cambia alcun dato nelle biografie. Anche Martelli pone una relazione di parentela tra i tre, supposta ma non certificata da fonti primarie.

Fanciullo che strozza l'oca, Pirano 1826

disegno a matita su carta ; 418x340 mm.

Il disegno propone la copia romana del Fanciullo che strozza l'oca, Louvre, Parigi

Sul recto a sinistra manoscritto a matita "Castro Andrea disegnò" e a destra "l'anno 1826 a Pirano".

Abbiamo quindi una data certa della sua presenza nella città natale.

 

Ritratto di donna, Capodistria 6 aprile 1840

disegno a matita e penna su carta ; 235x177 mm.

In basso a sinistra a matita sopra la cornice delineata a penna manoscritto: "Capodistria 6. 4 .1840"; in basso a destra entro la cornice a matita la firma "Castro"; in basso al centro sotto la cornice l'acronimo "C H B H".

In questo caso ci colpisce la raffinata riproduzione della cornice rispetto al ritratto e la segnalazione del luogo, la cittadina istriana di Capodistria dove de Castro può aver copiato questa probabile miniatura. La data 1840 ci rivela che tiene ancora dei contatti  in Istria e che opera anche a Capodistria non lontana dalla città natale Pirano.

La sua attività di pittore è intensa, lo testimoniano vari ritratti che vengono litografati.

Nell'ordine da sinistra: Francesco Hermet, Litografia Buttoraz in Trieste, 1833 ca.

Eugenio Music, Litografia C. Kunz, Trieste 1842

Sofia Cruvelli nell'opera i Due Foscari, Udine agosto 1847

Luigi Ricci, Litografia Stranschi, Trieste 1860. Copia di una litografia di Adolf Dauthage del 1858 stampata a Trieste dalla Litografia Linassi.

Questa produzione di litografie è la prova della variegata attività artistica che contraddistingue Andrea de Castro, con dei contatti anche a Udine nel 1847.

 

Ritratto di Giorgio Fonda medico, Trieste 1846

 

acquerello su carta

In basso a sinistra: De Castro 1846 Trieste

Vi proponiamo altri ritratti attribuiti al pittore visibili in rete nei siti di vendita. Si tratta di miniature di un certo pregio.

L'ultimo ritratto di donna è descritto con cura, si tratta di un acquerello misto a gouache e matita su avorio, datato 1830. Quello che ci stupisce è la nota che attribuisce un soggiorno in Russia al nostro pittore [da verificare], è firmato nell'angolo a sinistra "A. de Castro" e sul retro scritto a matita "Werbitzky", forse il cognome dell'effigiata o la probabile collezione di appartenza.

 

 

 

Andrea de Castro,

Ritratto di Giuseppe Verdi, 1843,

tempera su cartoncino, 8x6,7 cm.

Firmato e datato lungo il lato sinistro: "A. de Castro f. 1843".

In cornice in legno nero laccato con

 

filamenti dorati.

 

Dono di Emma de Castro, 1904, inv. 794

La miniatura appartiene al Museo Revoltella.

Grazie alla segnalazione e alla fotografia personale dell'esperta Susanna Gregorat.

 

 

 

Ritratto di giovane ragazza, 1830 ca.

miniatura dipinta su avorio attribuita a Andrea de Castro.

L'attribuzione è della Casa d'aste nessun altro elemento la conferma se non la comparazione che, riteniamo, è molto plausibile.

La miniatura che appare pubblicata nel saggio nominato è databile 1830. Lo stile di de Castro è riconoscibile, addirittura si potrebbe parlare di rassomiglianza, gioca in tal senso la pettinatura, gli orecchini, lo sguardo dell'effigiata.

Altre miniature sono descritte nel saggio di Vedrana Đukić-Bender, Contributi dell'opera di Andrea de Castro in "History of Art in Dalmatia", v. 27, n. 1  (1988), p. 317-323.

L'abstract riassume "L’opera del pittore di ritratti in miniatura, Andrea de Castro da Pirano, non è ancora stata completamente studiata. Finora più autori hanno scritto riguardo a suoi singoli lavori, mentre sono molto scarsi i dati biografici. Per questo motivo ogni scoperta di nuovi ritratti, firmati dal de Castro, è un importante contributo. Il maggior numero dei ritratti finora ritrovati furono eseguiti dall’artista per Ragusei residenti a Trieste nella prima metà del XIX secolo. Le sue miniature sono di alta qualità con una singolare sensibilità per i dettagli e per la resa precisa del carattere della persona ritratta. In questo articolo si pubblicano quattro miniature finora sconosciute di questo artista istriano, ritrovate a Ragusa (Dubrovnik). Tre sono proprietà di Milica Gracić e non si possiedono dati sulle persone rappresentate. Verosimilmente giunsero alla famiglia Gracić tramite acquisto ed è perciò difficile stabilirne la provenienza. Tutte tre sono firmate con il nome completo dell’autore, dipinte ad acquarello su avorio, sono in buono stato di conservazione e i colori ne accentuono l’espressività. Due rappresentano figure femminili, la terza un uomo in età matura. Risalgono probabilmente al terzo e al quarto decennio del XIX secolo.
La quarta miniatura pubblicata rappresenta un membro della famiglia Sorkočević, fu dipinta nel 1833 sempre ad acquarello su avorio. Questo lavoro è firmato solo con il cognome del pittore, ma possiamo supporre (analizzando il modo di dipingere e la somiglianza della mano) che si tratti di Andrea. È proprietà del Museo di Dubrovnik che lo ricevette in dono dal dott. P. Selem di Šipan.
Queste opere per qualità non sono inferiori ai ritratti di famosi miniatori del XIX secolo, provano inoltre la ricchezza dell’opera di questo miniaturista fino a poco tempo fa poco conosciuto."

Alcune miniature sono presenti nel Catalogo generale dei beni culturali:  Ritratto di fanciulla, Ritratto di donna, Ritratto di bambina, Ritratto di bambina con cane, i ritratti sono acquerelli su avorio con un'errata datazione e appartengono alla collezione Ceci del Museo Nazionale di Palazzo Reale a Pisa.

 

 

Mandriana dei dintorni di Trieste, 1852

acquerello su carta, 270x205 mm.

Firmato e datato in basso a sinistra "A. de Castro 1852 maggio dal vero"; in basso a destra "Maria de Leitenburg".

Si deduce che de Castro si sia dedicato anche alla documentazione dei costumi che attiravano l'attenzione del pubblico ed erano molto richiesti.

 

Per completare la rassegna dei suoi dipinti interessante è l'elenco che si ricava dall'interrogazione del Catalogo integrato dei Civici Musei di Storia ed Arte.

La verifica ci porta a questi dati:

1832-1835: de Castro firma dei ritratti di uomini e donne, acquerelli su avorio o tempera su avorio, tra questi il ritratto della moglie datato 1834 [tot. 6]

1840-1849:  firma ritratti, acquerelli su avorio, tempera su cartoncino e un disegno [tot. 4]

1850-1853: firma ritratti, acquerelli su avorio [tot. 3]

1865: firma con il logo 5 ritratti su carte de visite e un acquerello su avorio

1870-1878: firma un solo fotogramma di sue miniature, un disegno su carta e un dipinto San Giusto con il modellino della città di Trieste 1878

E' solo la punta dell'iceberg della sua attività che si alterna tra pittura e fotografia nel corso degli anni.

Matteo Stipanich e Andrea de Castro fotografi

L'avviso compare su Il diavoletto, n. 251 (11 settembre 1852). Il fotografo Stipanich segnala di aver traslocato il proprio studio più al centro in casa Botta n. 817 vicino alla chiesa di Sant'Antonio nuovo. Ciò fa presupporre che ne avesse già uno in città.

Ma l'anno 1853 sarà per lui un anno di continui traslochi come leggiamo dagli avvisi che lo attestano.

 

Avviso su Il diavoletto n. 175 (28 giugno 1853)

 

Avviso su Il diavoletto n. 243 (4 settembre 1853)

 

Avviso su Il diavoletto n. 313 (15 novembre 1853)

Come si legge negli avvisi su Il Diavoletto del 1853 è un anno molto tormentato per il nostro professionista che si è trasferito in Corso, quindi in una posizione molto favorevole per la visibilità dello studio, ma con alterna fortuna. Infatti nel mese di giugno è in Casa Grisoni n. 607, ma a settembre si è già spostato al Corso n. 612, per ritornare a novembre in Casa Grisoni.

Curioso è quest'ultimo avviso in cui si propone come insegnante dell'arte fotografica in otto lezioni sia a fini professionali sia per puro divertimento. Vende inoltre apparecchiature della prestigiosa Ditta Voigiländer di Vienna e si firma M. Stippanitsch [molto probabilmente la corretta grafia del proprio cognome].

Dal 1855 lo studio è segnalato sulla Guida scematica al n. 613 in casa Zamparo.

 

Due acquerelli attribuiti a Andrea de Castro che ritraggono Matteo Stipanich nelle vesti di cacciatore datati 1855. Il primo riporta in calce manoscritto in corsivo  "Exposition de Paris 1855". Sul secondo ritratto compare manoscritto in corsivo a pennello "Ein adler Jager trifft nur edles Wild 1855" [Un cacciatore di aquile colpisce solo selvaggina nobile 1855].

La loro data ci induce a ritenere queste operette un gentile omaggio al collega grazie al quale apprende la tecnica fotografica prestando anche la propria abilità di pittore miniaturista.

Il primo acquerello ci presenta l'artista in uno studio caratterizzato dallo sfondo neutro e dalla nuda pavimentazione, seduto scomodamente con i piedi fuori inquadratura, ripreso appunto con la fissità dello sguardo tipico di chi posa in attesa dello scatto. Forse è la copia di un vero e proprio ritratto fotografico. Ad un'attenta osservazione anche il secondo acquerello ha le stesse caratteristiche con la variante che presenta Stipanich in piedi intento a pulire la canna del suo fucile, sguardo parimenti fisso verso chi lo inquadra e sullo sfondo un paesaggio non riconoscibile, molto probabile un fondale.

 

La conferma di quanto affermato, la stretta collaborazione tra i due, si ricava dall'avviso apparso su Il Diavoletto del 23 settembre 1855.

Andrea de Castro valente ritrattista "con finita gradazione" rende vivaci le immagini dando loro tutti quei colori in modo da infondere "per così dire la vita".

De Castro è per il momento un valente e prestigioso collaboratore che contribuisce al prestigio dello studio.

Andrea de Castro è stabile a Trieste e lo segnala.  Nella "Guida scematica" del 1857 alla voce Pittori in Miniatura  Andrea de Castro è l'unico nome che compare. Ha lo studio in via San Nicolò n. 725 al quarto piano.

 Avviso pubblicato da Matteo Stipanich su Il Diavoletto n. 138 e 140 (22 e 24 maggio 1857).

Si tratta di un chiarimento per "frenare le infondate dicerie" sul permesso da lui avuto ad esporre un grande ritratto fotografico di un signore, essendo stato sollevato il problema se lo stesso ne fosse a conoscenza.

Una questione di privacy... ante litteram.

Non sempre le iniziative pubblicitarie vengono comprese.

 

Continua anche nel 1857 la collaborazione tra Matteo Stipanich e Andrea de Castro, lo afferma l'articolo annuncio di un non ben identificato A. D. Casapi che descrive i ritratti di notevole grandezza prodotti dallo studio.

Da una parte si lodano le apparecchiature del fotografo che permettono tali lavori, dall'altra si elogia "la naturale fissazione dei colori il cui processo" è affidato "al nostro bravo sig. Andrea Decastro".

In Il diavoletto, n. 38 (30 agosto 1857)

 

 

 Andrea de Castro , [1858-1859]

positivo : albumina ; carte de visite

Sul verso del supporto secondario: Nuovo studio fotografico del pittore A. de Castro e figlia. Via del giardino Gorizia.

 

Si tratta di un autoritratto o di un ritratto a mezzo busto eseguito dalla figlia Eugenia. La datazione è del tutto arbitraria. Negli anni 1858, 1859 e i primi dieci mesi del 1860 e per tutto il 1861 non si hanno notizie della presenza da un punto di vista professionale del fotografo a Trieste. Forse è a Gorizia come abbiamo già ipotizzato.

De Castro con cappello e cappotto abbottonato, una mano infilata a cercare qualcosa nella tasca interna, nella mano sinistra la pipa o un bocchino, guarda di lato pronto ad alzarsi, in una posa spontanea.

La carte de visite è anche un esempio di come non andrebbero mai trattati i documenti fotografici nè negli archivi pubblici nè in quelli privati, intendendo che l'identificazione dell'autore non è da segnalare in modo così evidente! Ma si tratta di un'operazione avvenuta tempo addietro quando la fotografia era considerata un elemento aggiuntivo rispetto al testo scritto. Questa copia conservata presso la Fototeca dei Civici Musei di Trieste presenta sul recto ben visibile un nastro adesivo con impresso il nome del fotografo ritratto, in basso manoscritto a matita nome e numero di inventario, molto probabilmente era esposta in una vetrina. Operazione ascrivibile agli anni Cinquanta del Novecento quando i documenti fotografici avevano una funzione di puro corredo illustrativo quindi non venivano nè conservati nè trattati in modo adeguato.