Il 18 luglio 2013 a Palazzo Gopcevich è stato inaugurato un nuovo spazio espositivo dedicato alla fotografia, la Sala Bazlen che, utilizzata fino a quel momento solo per conferenze e spettacoli, è diventata anche il luogo in cui a rotazione ci si proponeva di presentare il ricchissimo patrimonio della Fototeca dei Musei civici. L’occasione è stata offerta dalle manifestazioni che l’assessorato alla cultura aveva programmato per documentare la Trieste del ’13, l'ultimo anno di pace.
Tra queste, due mostre, entrambe ospitate a Palazzo Gopcevich, la prima intitolata "1913 - Trieste a teatro", la seconda "1913 - Trieste in fotografia"..
La mostra è stata curata da Claudia Morgan con Adriana Casertano, Elisa Vecchione e lo staff della Fototeca dei Musei civici di storia ed arte.
In questo video, Adriana Casertano propone una breve guida alla visita della mostra.
1913 Trieste in fotografia
Immagini dalla Fototeca
Sala Bobi Bazlen - palazzo Gopcevich via Rossini 4
18 luglio 2013-12 gennaio 2014
1913: un anno che celebra nascite illustri, Verdi e Wagner, ma anche un anno che sta sospeso prima dello scoppio di una guerra mondiale. Un anno di fotografie su Trieste a documentare il consistente patrimonio che la Fototeca dei Civici musei, la Fototeca della città, conserva ed è in grado di mettere in mostra, obbligando i curatori ad una difficile scelta nell'impossibilità di esporre ogni singolo fotogramma. La Fototeca potrebbe accettare la sfida, dateci il tema e qualche fotografia troveremo…
Ma prima di inoltrarci con abbandono al passato, introduciamo una riflessione sulla fotografia che ferma il tempo istantaneo e lo mantiene inalterato così da offrircelo a distanza di cento anni come nel nostro caso.
Magia della fotografia? Piuttosto un tempo diverso della fotografia che contiene una paradossale contraddizione: congela l'attimo istantaneo e lo dilata all'infinito. L'atto fotografico riduce la temporalità ad un semplice punto, ad un istante, ma è anche il superamento di questo punto verso una nuova iscrizione nella durata. Diventa la fotografia, soprattutto per questo motivo, per il suo identificarsi nel tempo dell'arresto, tempo della perpetuazione (nel mondo futuro) di ciò che è avvenuto una sola volta. Riflettiamo come suggerisce Roland Barthes sulla paradossalità della fotografia mentre osserviamo e godiamo gli oggetti in mostra.
Nella fotografia sono sempre presenti e si sovrappongono e si confondono due tipi di messaggi: uno senza codice (l'idea di replica totale e fedele della realtà che l'oggetto propone) e uno con codice (il trattamento dell'autore che ogni immagine comporta). Con questo motore di ricerca, con questo frullo nel cervello, possiamo ora avventurarci nelle sezioni suggerite: la città e i suoi cambiamenti, la vita quotidiana, la vita sociale, gli eventi, le commemorazioni sottese dall'irredentismo, i personaggi famosi e quelli che non saranno famosi. Gli autori dei positivi non sono tutti identificati, non appartengono a studi celebri e riconosciuti, alcuni sono dei dilettanti e in qualche caso fotografi di strada. A tutti va riconosciuto il grande merito d'aver contribuito alla produzione di documenti che oggi sono diventati per noi motivo di confronto e di analisi.
I positivi della Fototeca scandiscono tutto l’arco dell’anno 1913 che trascorre con un’apparente tranquillità. Non è facile trovare un’ideale filo conduttore, gli eventi si susseguono con un ordine che non permette di rinvenire i segni che si inscriveranno nella storia memorabile distinti da quelli della più banale quotidianità. E’ preferibile allora soffermarsi sugli oggetti concreti, su quanto ancora oggi possiamo vedere e confrontare: la città e il suo sviluppo urbanistico, i suoi nuovi edifici.
La città e il suo cambiamento.
Si concludono i lavori del Palazzo della Riunione adriatica di Sicurtà che erano iniziati nel 1910 e che il fotografo dei Civici musei aveva seguito passo passo. Si tratta di Pietro Opiglia che avrà il compito di documentare con grande attenzione altre costruzioni importanti. In agosto si inaugura la Pescheria nuova e si intensificano in pochi giorni gli scavi attorno all’Arco di Riccardo, a dirigere i lavori gli studiosi che lavorano presso i Civici musei, direttore e conservatore, rispettivamente Alberto Puschi e Piero Sticotti. Anche la periferia è interessata da lavori di scavo in preparazione della futura costruzione delle caserme, si iniziano gli sbancamenti nel fondo Wildi in zona via Rossetti. In città si vive, si corre, ci si diverte.
La vita quotidiana
Sulle rive passano i tram, le automobili, i carretti, le biciclette. All’orizzonte e ai moli si profilano le navi: corazzate o piroscafi. Il traffico è intenso. Le signore passeggiano e sfoggiano vestiti e cappellini, si fanno ritrarre da qualche fotografo di strada. Ci si dedica allo sport, sia da piccoli sia da grandi. Si va spesso all’ippodromo per le corse o si aspetta l’aeroplano del giovane e spericolato Gianni Widmer, che solca i cieli con il Blèriot e si copre d’onore con le sue trasvolate.
Gli eventi
Il castello di Miramare ospita un nipote dell’imperatore con la madre, Massimiliano Eugenio d'Asburgo Lorena, fratello minore del futuro imperatore Carlo I d'Austria, figlio di Maria Giuseppina di Sassonia: il reporter autorizzato che li ha ritratti in compagnia del seguito in un angolo all’aperto non ha lasciato alcuna firma. Un altro re che mantiene buoni rapporti con la città, dove è cresciuto, è Nicola I del Montenegro, qui viene spesso a intrattenersi con l’amico Eugenio Popovich.
La commemorazione di Verdi
L’evento più importante è a ottobre: si celebra il centenario della nascita di Verdi. Le commemorazioni verdiane toccano il picco domenica 12. Tutta Trieste sembra scendere in strada per celebrare il maestro, ma il cerimoniale previsto non potrà svolgersi come programmato… L’invito per il visitatore della mostra è seguire sullo schermo della sala Bazlen, in diretta, come in un film rallentato, i numerosi fotogrammi che scandiscono la processione festosa e testimoniano la folla attorno al monumento di Verdi e nella Piazza Grande di quel giorno.
Il video in Sala Bazlen.
La mostra continua sullo schermo in formato digitale per dare spazio al materiale documentario che non ha trovato posto sui pannelli espositivi.
La prima sequenza è forse quella che ha bisogno di una giustificazione più dettagliata, il servizio di 59 fotogrammi si intitola Tripolitania 1913. Il legame con Trieste è dovuto alla stretta amicizia tra Eugenio Popovich e Giovanni Bruffel, triestino di nascita, che impiega quasi tutta la vita a favorire e a promuovere ideali irredentisti. Cesarino Bruffel, figlio di Giovanni, giovane tenente dei granatieri, il fotografo del servizio, rientrato dall’impresa in Tripolitania, lo dona all’uomo influente e amico del padre.
Gli altri servizi documentano: i tram a Trieste, dal momento che nel 1913 si inaugura la nuova linea comunale, la numero 1 da Piazza Goldoni a San Sabba;.gli scavi presso l’Arco di Riccardo nell’agosto 1913 che impegnano gli archeologi dei Civici musei e il fotografo del Gabinetto fotografico e la memorabile giornata del 12 ottobre dedicata dalla città alle commemorazioni verdiane.
Salendo lo scalone tra il secondo e il terzo piano e al terzo piano.
I ritratti
Non mancano i ritratti di personaggi famosi, che hanno legami con Trieste e con tale data. Notevoli sono i ritratti dei protagonisti dello spettacolo sia perché scelgono studi famosi sia perché le loro pose coinvolgono per fascino e interpretazione: scopriamo così gli studi di Varischi e Artico, Carlo De Marchi, Guigoni e Bossi, tutti con sede a Milano.
Altri nomi che non hanno bisogno di presentazione sono, in campo letterario: Filippo Tommaso Marinetti, Scipio Slataper e nell’ambito della pittura, Eugenio Scomparini. Quest’ultimo positivo potrebbe essere inserito come punto focale di una conferenza sui rapporti tra arte e fotografia, fotografia artistica e influenza della fotografia sull’arte. Accanto è stato collocato il quadro del Ritratto di Eugenio Scomparini di Antonio Lonza: il gioco dei rimandi è perfetto.