Prima della "Grande Trieste"

Le foto di Sebastianutti e Benque per Giuseppe Caprin

 Una serie di immagini della città eseguite dallo studio Sebastianutti e Benque per il libro di Giuseppe Caprin Trieste dal 1880 al 1890

INTRODUZIONE. IMMAGINI DELLA "GRANDE TRIESTE"

L’arco temporale è circoscritto tra il 1891 e il 1914, ovvero tra l’abolizione del Portofranco (30 giugno 1891) e il l’attentato di Saraievo (28 giugno 1914). Al di là delle cabalistiche coincidenze di giorno e mese, quei 23 anni segnano la svolta decisiva  per la città, che abbandona la dimensione emporiale per avviare una rapida ed evidente trasformazione urbanistica, architettonica, come pure nei suoi costumi sociali e politici.

Il 1891 segna pure un incremento della popolazione, finora cresciuta in modo stabile ma regolare: nei 23 anni successivi la popolazione aumenta da 155 mila a 245 mila abitanti.

L’aumento della popolazione, dato da flussi immigratori evidenti, è sempre coinciso con l’apertura di nuove vie di comunicazione, tali da mettere la città all’interno di un sistema di relazioni, commerci e traffici. La città diventa perno di un sistema economico europeo.

Era successo pure con l’apertura del canale di Suez e con la realizzazione successiva del Porto nuovo. Proseguirà poi con la costruzione delle ferrovie dei Tauri (1898-1908) e Trieste-Assling (oggi Jesenice) (1906).  [da un suggerimento di Roberto Spazzali]


CATALOGO

Giuseppe Wulz (1843-1918)

Veduta di Trieste dalla Lanterna, 1883-1890

Inv. CMSA F10526

 

Veduta del bacino della Sacchetta e parte delle Rive dal molo della Lanterna. Posizionato sul basamento della Lanterna, all’estremità dell’omonimo molo, l’apparecchio fotografico ritrae l’antico bacino portuale cittadino gremito di imbarcazioni. Se ne possono distinguere almeno due: a destra, in primo piano, la prua del piroscafo Ettore del Lloyd Austriaco di 2631 tpl, varato nei cantieri scozzesi di Dumbarton nel 1874; al centro si può riconoscere il piroscafo Delfino di 898 tpl, varato nel 1875 nell’Arsenale del Lloyd Austriaco di Trieste per conto dell’omonima compagnia di navigazione.

Il positivo, donato da Carlo Wulz nel 1926, appartiene al cospicuo numero di vedute (ca. 296), la maggior parte di grande formato, prodotte dal padre Giuseppe nelle sue numerose campagne fotografiche operate dal 1874 in poi, quando ormai ha sciolto il sodalizio con Luigi Boccalini.

Spiace segnalare che nel Catalogo integrato dei beni culturali del Comune di Trieste non compare il record su questo molto diffuso e conosciuto positivo, si deve trattare di un problema del server. Comunque in data 2 febbraio 2016 c'era.... la prova sono le 105 foto che Mario Salich ha liberamente scaricato dal catalogo per esibire l'album Wulz sul sito Trieste di ieri e di oggi. Lo dichiara candidamente.

Fotografo non identificato

Colonna dell'aquila con l'alabarda di San Sergio, simbolo della città, e il Castello di San Giusto, 1891 ca. stereoscopica

Inv. CMSA F8817

 

Agli inizi del Cinquecento la colonna veneziana ornata con il leone di san Marco era in Piazza Grande. Nel 1560 il leone fu sostituito con l'aquila bicipite, simbolo del Sacro Romano Impero, in onore di Ferdinando I che nel 1550 aveva approvato gli statuti della città. Solamente nel 1844 fu sistemata a San Giusto con alla sommità una palla di pietra su cui è infissa l'alabarda di san Sergio.

Arturo Cuzzi (1853-1931)

Palazzo delle poste e il Palazzo della direzione delle ferrovie in costruzione, 23 marzo 1894

Inv. CMSA F10774

Il palazzo concepito per ospitare oltre agli uffici postali anche quelli della Finanza, mentre esteriormente si presenta come un unico corpo di fabbrica, all’interno risulta suddiviso in due corpi distinti che coprono ciascuno 3.5000 metri quadrati.

L’opera, imponente in tutti i suoi rapporti, colpisce anche per il grande vestibolo, con pavimenti in vetro lavorato di Anversa, che all’epoca dell’inaugurazione, 28 ottobre 1894,  suscita una grande ammirazione anche per la presenza degli elementi decorativi (oggi scomparsi): tre grandi dipinti a olio su tela di Francesco Lefler, inseriti in nicchie, formavano una quinta scenografica di grande effetto, illuminati dalla luce naturale della copertura in vetro.

L'edificio in costruzione del Fondo pensioni di proprietà del Lloyd nel febbraio 1912 sarà acquistato dalla Direzione delle ferrovie dello stato che ne ospitava già gli uffici.

Il fontanone collocato dal 1830 sulla piazza, in previsione del cinquantenario di regno dell’imperatore Francesco Giuseppe del 1898 fu rimosso per fare posto ad un futuro monumento statuario il 29 giugno 1897 e portato sul Carso a Trebiciano per diventare una vedetta panoramica. Avendolo donato il comune alla Società Alpina delle Giulie fu inaugurato da Alberto Puschi e intitolato, in onore della madrina Alice Luzzatto, Vedetta Alice.

L'acquisto di un edificio in “L'Indipendente”, a. 36, n. 2(1 febbraio 1912), p. 2

Giuseppe Daurant junior (1862-1902)

Dimostrazione davanti alla Società operaia triestina: Felice Venezian annuncia l'elezione del deputato Leopoldo Mauroner, marzo 1897

Inv. CMSA F197295

Spiace segnalare che nel Catalogo integrato dei beni culturali del Comune di Trieste non compare il record descrittivo nè l'immagine di questo positivo, si deve trattare di un problema del server. Mentre compare il nome del fotografo dilettante Giuseppe Daurant senza attribuzione. Che stranezza!

Leopoldo Mauroner, volontario garibaldino, alle elezioni politiche del marzo 1897 viene eletto al Parlamento di Vienna nella terza "curia" del territorio triestino, battendo il candidato sloveno Ivan Nabergoj. Sarà rieletto deputato nelle elezioni del gennaio 1901.

Il sistema elettorale austriaco poggia sulla discriminazione censuaria per cui suddivide la popolazione in cinque “curie” intese come divisioni, classi. La prima rappresenta i cittadini ricchi; la seconda è formata dai rappresentanti delle Camere di commercio, cioè degli industriali e dei commercianti; la terza rappresenta gli abitanti delle città che pagano almeno 8 corone d'imposta diretta; alla quarta appartengono i contadini e gli abitanti in campagna; alla quinta, introdotta proprio nel 1897, curia del popolo, appartengono tutti gli adulti maschi, quasi un'anticipazione seppur parziale del suffragio universale, ne sarà il primo rappresentante eletto Attilio Hortis. I positivi del fotografo dilettante Giuseppe Daurant fanno parte di un servizio che testimonia l'episodio di notevole importanza politica e che sarà ricordato cinque anni più tardi contrapposto alla violenta reazione della polizia durante lo sciopero generale del 1902: “La dimostrazione di giubilo improvvisata e grandiosa … fe' uscire tutta la cittadinanza dalle sue case e fe' vedere per tutte le vie colonne di gente che si raccoglieva acclamando … E l'autorità? Non s'intrometteva, semplicemente. Lasciava che la folla si muovesse liberamente e avesse campo aperto per la propria esultanza” [Una considerazione in “L'Indipendente”, a. 26, n. 8571 (28 febbraio 1902), p. 2]

L'eletto si affaccia da un balcone di Casa Duma sede della Società operaia, un edificio storico, al numero 816 di Città nuova, a Trieste. Era un palazzo neoclassico, edificato nel Settecento da un ricco mercante, Ignazio Gadolla, in seguito appartenne al ricco mercante Duma. La piazza antistante la casa si chiamò originariamente Piazza Gadolla (poi Piazza Nuova, oggi Piazza della Repubblica). L'edificio sarà demolito nel 1906 e sulla sua area amplificata verrà costruito da Enrico Nordio negli anni 1907-1910 il Creditanstalt.

Sebastianutti & Benque (1879-1898)

Bagno militare sotto la Lanterna, 1898 circa

Inv. CMSA F15339

I bagni galleggianti iniziano a diffondersi già all'inizio dell'Ottocento nello specchio di mare all'interno del porto ancorati a zattere e fissati con ancore. Il primo aperto il 24 maggio 1823, Il Soglio di Nettuno di proprietà del commerciante Domenico d'Angeli, padre del podestà Massimiliano, godeva di una certa fama per quanto offriva, si trattava di una nave ricostruita, collegata a riva da una passerella. Vi si poteva fare bagni caldi e di acqua dolce, bagni di mare in vasche con in fondo una graticola così da poter regolare la profondità dell'acqua per i meno esperti, sulla coperta gli ospiti potevano rilassarsi ai tavolini all'aperto, in un locale adibito a caffetteria o in una sala riservata ai fumatori, tra le curiosità gli acquari con flora e fauna del golfo. Se ne ha notizia sino al 1857. Altri bagni noti nel 1891 il bagno Galleggiante nazionale detto anche Buchler dal nome del proprietario Adolfo posizionato davanti al palazzo del Lloyd, il Bagno Maria costruito nel 1858 e di solito ancorato davanti all'Hotel de la Ville. Il Bagno Fontana creato nel 1890 da Carlo Ottavio Fontana che rileva la concessione ottenuta da Antonio Rocco viene demolito nel 1908 per la costruzione della Stazione della Ferrovia Transalpina che si estese anche sul lato mare del molo Santa Teresa. Saranno tutti gli altri distrutti nel giugno 1911 da un fortunale violentissimo.

G. Agapito Compiuta e distesa descrizione della fedelisima città e porto-franco di Trieste. Vienna ; Trieste : A. Strauss ; P. Schubart, 1824, p. 320-327

F. Zubini Borgo Giuseppino Trieste : Edizioni Italo Svevo, 2002 p. 69 “bagno galleggiante nei pressi della Lanterna”.

Edoardo Strudhoff (1863-1918)

Sciopero generale, Piazza della Borsa, 14 febbraio 1902

Inv. CMSA F20928

Dopo mesi di tensioni tra il Lloyd Austriaco e i fuochisti, per la mancata concessione di legittime richieste lavorative riguardanti il pagamento delle ore di straordinario imposte e l'abolizione del servizio di guardia a bordo durante la sosta delle navi in porto, scoppia lo sciopero che coinvolge all'inizio circa 300 lavoratori, cui si aggiungono via via altri 500. Dal 2 febbraio si ha così una paralisi dell'attività portuale e il Governo mette a disposizione del Lloyd i fuochisti della Marina da guerra per sostituire quelli scioperanti. Dal 12 febbraio viene indetto lo sciopero generale di tutti i lavoratori per solidarietà con i fuochisti. La tensione raggiunge il suo apice nei giorni successivi.

Il 14 febbraio, dopo la riunione nel Politeama Rossetti, i manifestanti avendo appreso che le loro richieste non sono state accettate, cercano di raggiungere piazza Grande, ma li aspettano le guardie con le spade sguainate e i soldati con le baionette innestate. In piazza della Borsa vengono caricati alla baionetta dai soldati, mentre i manifestanti in fuga verso piazza Verdi vengono accolti a fucilate. Alla fine degli incidenti delle giornate del 14 e 15 febbraio si contano 14 morti e 75 feriti, dei quali una ventina molto gravi.

 


Fotografo non identificato

Corteo funebre celebrativo in onore delle vittime dello sciopero del febbraio 1902, via Barriera vecchia, 15 febbraio 1903

Inv.  CMSA F2650

 

 

Fotografo non identificato 

Arbeiter Demonstration in Triest am 1. Mai 1902 (Dimostrazione di lavoratori a Trieste 1 maggio 1902), Corso Italia

Inv. CMSA F34347

Il passaggio del corteo è ripreso in Corso. Il giornalista de L'Indipendente scrive in Dimostrazione cittadina “tutti sospesero il lavoro, tutti chiusero i loro negozi, tutti mostrarono di partecipare spontaneamente, e quei seimila dimostranti che, in belle colonne serrate, in ordine perfetto, e senza emettere un grido, discesero dal Politeama e percorsero le vie della città e si disciolsero placidamente come s'eran riuniti, avevano con loro e intorno a loro i cittadini tutti, a qualunque classe sociale appartenessero, purché sentissero qualche cosa per Trieste” (a. 26, n. 8623, 2 maggio 1902)

La fotografia richiama sorprendentemente il celebre quadro Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Il fotografo si è posto alla stessa distanza del pittore così da cogliere la prima fila del corteo nel suo lento e ordinato avanzare, mancano invece le tre figure che nel quadro si stagliano davanti. La puntuale correlazione pone la domanda se il fotografo avesse visto il bozzetto che Pelizza andava sperimentando dal 1898 intitolato dapprima il Cammino dei lavoratori  e quindi l'ultima versione del quadro datata 1901. Non avendo la possibilità di confermare l'ipotesi, si può intuire che l'inquadratura frontale a pochi metri della folla coglie perfettamente la forza della manifestazione popolare, negli uomini allineati e avvolti in un'atmosfera pacata, forti e consapevoli della propria azione.

Fotografo non identificato

Grande gondola veneziana, primo premio al Carnevale del 1905

Inv.  CMSA F26009

La festa di Carnevale mobilita la città, la gente scende nelle vie principali del centro per vedere i carri e partecipare alla premiazione. Si mobilitano anche i fotografi professionisti e dilettanti che non perdono l'occasione di mettersi nei punti strategici così da documentare l'accorrere della popolazione all'appuntamento festivo. Per loro in questa occasione si è lanciato un concorso con premio finale da parte dello studio Photo Materials C.y.

Fotografo non identificato

Stazione ferroviaria transalpina in costruzione a Sant'Andrea, 1909 circa

Inv. CMSA F12584

Nata allo scopo di migliorare i collegamenti fra l'interno e il Porto di Trieste con il centro Europa, la costruzione della Ferrovia Transalpina venne approvata per legge il 6 giugno 1901, dopo una lunga battaglia politica durata decenni, e completata e aperta tra il 1906 e il 1909. Il complesso fu realizzato delle I.R. Ferrovie dello Stato austriaco come alternativa alla Trieste-Vienna, gestita dalla società privata Südbahn. La stazione assunse la denominazione di “Trieste-Stazione dello Stato” (Triest Staatsbahnhof) divenendo il capolinea dell'importante linea che collegava Trieste con Vienna e Salisburgo. L'importante edificio fu costruito tra il 1901 e il 1906, su progetto dell'arch. Robert Seelig. Dopo la prima guerra mondiale la stazione mutò il nome originale in “Trieste Campo Marzio”.

Spiace segnalare che nel Catalogo integrato dei beni culturali del Comune di Trieste non compare il record di questo positivo, si deve trattare di un problema del server.

Biagio Padovan (1879-1953)

I funerali di Felice Venezian, 12 settembre 1908

Inv.  CMSA F2705

Felice Venezian, avvocato, esponente di rilievo della massoneria, svolge il ruolo di capo carismatico indiscusso del movimento poi partito Liberal Nazionale per un ventennio, riuscendo a tenere unite le diverse anime della comunità italiana sotto una guida conservatrice ed intransigente, capace però di tenere a freno gli esponenti più radicali. La sua prematura scomparsa lascia un pesante vuoto nel movimento.

Il servizio fotografico di Biagio Padovan, fotoreporter immancabile ai grandi eventi, illustra molto chiaramente la valenza ideologica del grandioso rituale allestito per il capo del partito Liberal Nazionale con la folla stipata lungo il corteo. I funerali servivano agli attivisti per contarsi, per verificare le prese di posizione e le adesioni agli ideali irredentisti che non tutti si sentivano di mostrare pubblicamente.

Biagio Padovan (1879-1953)

Inaugurazione del Frenocomio di San Giovanni a Guardiella, 1 novembre 1908

Inv.  CMSA F2976

Il Frenocomio, fondato sulle nuove teorie psichiatriche della “terapeutica liberale”, con l'abolizione di recinzioni e tutto ciò che potesse far pensare ad un reclusorio, fu intitolato a Giorgio Galatti che aveva lasciato tutta la sua sostanza di oltre un milione di corone per la sua costruzione. Il progetto fu ideato tra il 1902 e il 1903 dall'arch. triestino Ludovico Braidotti, su un'area di 23 ettari nel rione di San Giovanni, in linea con i moderni frenocomi inglesi, tedeschi e italiani, seguendo la concezione dell'open-door system, una sorta di villaggio a porte aperte, formato da ville e case rustiche immerse nel verde, con orti e serre, e con padiglioni caratterizzati dalla modernità tecnologica degli impianti di riscaldamento, delle cucine, dei servizi e in particolare dei bagni.

 

Biagio Padovan (1879-1953)

La galleria di Montuzza, 13 febbraio 1908

Inv. CMSA F135

 

Informa il quotidiano L'Indipendente (11-12 febbraio 1908):

La galleria è inaugurata senza alcuna cerimonia la sera dell'11 febbraio 1908. "Poco dopo le 18 si tolse lo steccato e la folla si riversò nella galleria".

La galleria di Montuzza o della Fornace (attuale galleria de Sandrinelli) fu concepita fin dal 1901, insieme alla nuova linea tranviaria che l'avrebbe attraversata, per unire piazza Goldoni con la zona di S. Giacomo. I progetti elaborati dall’Ufficio tecnico del comune prevedono due gallerie, congiunte da un tratto a cielo aperto, e una viabilità che avrebbe utilizzato strade preesistenti.

Il 19 agosto 1904 iniziarono i lavori di perforazione del colle, affidati alla società Bertolero e Giacchetti, e vennero fatte esplodere senza preavviso le prime mine dalla parte di via Pellico, provocando l'afflusso di numerose persone sul posto. Dopo 15 mesi di lavoro e l'impiego di 350 minatori, il 18 novembre 1905 venne perforato l'ultimo tratto di roccia.

Il 26 ottobre 1907 l’ingegner Grulich attesta il collaudo e l’ultimazione dei lavori e riferisce che il pubblico già si serviva, durante l’esecuzione, della nuova scala. Infatti tra il 1905 e il 1907 venne portata a termine la sovrastante scenografica Scala dei Giganti, opera degli architetti Ruggero e Arduino Berlam. Marco Pozzetto attribuisce il progetto a Ruggero Berlam, i dettagli decorativi vanno distribuiti tra padre e figlio, ma questi non saranno realizzati per limiti economici. La galleria venne aperta al transito l'11 febbraio 1908: la sua realizzazione era costata 4 milioni e 800mila corone, di cui 700.000 per i lavori di traforo e di muratura e 165.000 per il rivestimento in ceramica.

Biagio Padovan (1879-1953)

Fortiores pro Calabria: passeggiata di beneficenza per i terremotati, 24 gennaio 1909

Inv.  CMSA F2708

Il terremoto del 29 dicembre 1908 che colpisce la Sicilia e la Calabria, in particolare in modo gravissimo Messina, spinge subito ad una gara di solidarietà tutti i triestini, sia i privati sia le varie associazioni.

Il servizio documenta la marcia “fortior” di 20 chilometri da compiersi in quattro ore organizzata dall'Associazione Ginnastica a beneficio dei terremotati in Calabria e in Sicilia. La cronaca appare su L'Indipendente del 26 gennaio 1909: “Sebbene il tempo non fosse troppo favorevole, si presentarono alla partenza 206 dei 313 iscritti. I podisti vennero divisi in otto squadre: una squadra di allieve, una di signorine, due di allievi e quattro di soci. La partenza del primo riparto venne data alle 8 precise, le altre squadre partirono ad intervalli di cinque minuti circa. Il percorso era: Cacciatore Chiusa-Padriciano Trebiciano Opicina Trieste. La marcia ebbe esito felicissimo, nonostante fosse contrariata dal vento che soffiava con violenza lungo il percorso sull'altipiano. Alle 12 precise tutte le squadre arrivarono in perfetto ordine alla palestra sociale”.

Anche questa iniziativa come la Passeggiata di beneficenza organizzata dagli studenti, raccolta di vari beni, cibo, vestiario, medicinali, materiali per la costruzione, rivolta a tutta la popolazione dei singoli rioni del 6 gennaio 1909, rientra nella volontà di dimostrare la vicinanza all'Italia così gravemente colpita. I carri per il trasporto delle masserizie sono decorati con fregi degli artisti Ugo Flumiani, Argio Orell, Mario Ticulin, lo stesso Circolo artistico conia presso l'orafo Giuseppe Janesich una medaglia per l'occasione in 10.000 esemplari in bronzo da vendersi a 50 centesimi, il cui ricavato sarebbe stato inviato ai terremotati.

Biagio Padovan (1879-1953)

La missione dei Giovani Turchi a Trieste, 8 novembre 1909

Inv. CMSA F23556

La delegazione è formata da 256 membri arrivati a Trieste l'8 novembre in treno nella stazione della Transalpina, dove sono accolti dalle autorità: il luogotenente principe Hohenlohe, il podestà Valerio, il commendatore Richetti, e dalla banda del 97.o fanteria che intona l'inno ottomano. La missione turca, ripresa al molo San Carlo, visita il piroscafo Graf Wurmbrand varato dal Cantiere San Rocco di Muggia nel 1895, prima nave del Lloyd con due eliche di propulsione, ed è ritratta sul ponte del vapore. In un'altra posa è sul lungomare nei pressi di Miramare; ammira inoltre in porto la nave passeggeri Baron Gautsch di proprietà del Lloyd austriaco, varata nel maggio 1908.

Negli articoli apparsi su L'Indipendente nei giorni 6, 9 e 10 novembre si commenta con ironia le spese sostenute dalla Luogotenenza e avvallate da Vienna che ammontano a circa un quarto di milione di corone, per trasformare in “caffè la crocera del Tergesteo” e “la festa notturna all'Eden con appendice… di odalische”.

Biagio Padovan (1879-1953)

Missione cinese a Trieste, 30 dicembre 1909

Inv.  CMSA F23562

 

Giunge in città, proveniente da Venezia, una missione di studio dell'Imperiale marina cinese per visitare il Cantiere S. Marco e lo Stabilimento Tecnico. La missione è guidata da S.A. Imperiale il principe Tsai Fhung e dall'ammiraglio Sah-Chen-Ping, presente anche l'ambasciatore cinese alla corte di Vienna Leu-Pou-Dong.

Ad accogliere gli ospiti alla stazione il Reggimento bosno-erzigovese n. 4 con la banda che intonò l'inno cinese e una folla straordinaria, trattenuta a stento dalle guardie a cavallo 

Biagio Padovan (1879-1953)

La prima ascensione eseguita a Trieste con aerostato empito a gas e 2. ascensione da Otto Pollack, 3 aprile 1910

Inv.  CMSA F2971

Attraverso la stampa locale viene annunciata l'ascensione in pallone libero del signor Otto Pollack, in via del Broletto n. 244, vicino all'officina comunale del gas, previstata per il 30 marzo viene rimandata, causa la pioggia continua, di quasi una settimana. Finalmente si informa che avverrà per il giorno 3 aprile 1910 combinata con l'inseguimento di automobili, quest'ultima organizzata dall'Automobil Club di Trieste. Il ricavato dei biglietti venduti, si specifica, sarà devoluto alla Società amici dell'infanzia. Alle 11,10 il grande pallone arancione è gonfio, vi viene appesa la navicella e l'aeronauta può partire. Narra la cronaca che si alza sino a 1500 metri e dopo un'ora compie una prima discesa sul mare, fermandosi a una ventina di metri sopra l'Audax dove sosta per 5 minuti, poi sollevandosi a 2000 metri d'altezza guadagna l'altopiano. Percorre 35 chilometri in linea retta, 48 calcolando la deviazione sul golfo. Atterra a Osek (Ossecca Vittuglia) presso Gorizia dove lo raggiungono sei delle nove automobili partite in gara da Campo san Giacomo avendolo inseguito per tutto il suo percorso.

Il pallone aerostatico, è un tipo di aeromobile che si solleva da terra grazie al principio di Archimede, secondo il quale tende a salire nell'atmosfera in quanto gonfiato con gas più leggero dell'aria che lo circonda. Privo di strumenti di manovra si sposta muovendosi con il vento.

Il fotografo triestino Biagio Padovan documenta nel suo servizio tutta la fase preparatoria di questa pionieristica esperienza di volo, di cui nell'immagine la fase finale.

Arturo Giacomelli (1862-1977), attribuito

Popolane, 1910-1920

Inv.  CMSA F199546

Pietro Opiglia (1877-1948)

Frenocomio della città di Trieste: pazienti al lavoro, 1910 circa

Inv. CMSA F172460 Inv.  CMSA F172462

Il fotografo è interessato a documentare la vita sociale e l'attività lavorativa all'interno dell'ospedale e percorre i padiglioni dove ferve il lavoro dei malati.

Carlo Wulz (1874-1928)

Esterno della diga: bagno e veliero danneggiati durante il nubifragio, 15 giugno 1911

Inv.  CMSA F19854

Il servizio di Carlo Wulz è completo, non ha trascurato alcun aspetto dei danni provocati dal nubifragio estivo che fece venti morti tra marinai e pescatori e distrusse o danneggiò 50 navigli tra Cedassamare, il Punto franco, riva Carciotti, riva della Sanità e Servola. Il servizio comprende infatti ben 15 positivi. Come tanti fotografi dilettanti testimonia quella che secondo la stampa locale è stato un evento eccezionale. Rispetto al padre che ha dedicato alla città vedute colte dal mare a illustrarne la calma presenza, in questo servizio il figlio si trasforma in fotoreporter e passa in rassegna puntualmente le ferite inferte dalla forza delle onde e del vento alle strutture portuali e alle navi ormeggiate.

Arturo Giacomelli (1862-1977) attribuito

Corse: Ippodromo di Montebello, 1911-1913

Inv.  CMSA F200033

 

Fotografo non identificato

Corsa automobilistica Il circuito delle Alpi, 19 giugno 1912

Inv. CMSA F200044

 

Tra le gare automobilistiche che si corsero a Trieste sin dai primi decenni del '900 la Trieste-Opicina fu sicuramente la competizione che ebbe più seguito. La prima edizione prese il via il 4 giugno 1911 e contava 54 iscritti. Nel 1912 si svolse la gara nominata Circuito delle Alpi, organizzata da diversi club automobilistici tra cui l'Automobil Club di Trieste, che ha disposto una tappa importante a Trieste seguita da una giornata di riposo. La corsa divisa in sette tappe in 8 giornate per un totale di 2400 km, obbliga i partecipanti - sono iscritte ben 100 automobili - a superare i più difficili valichi alpini. A Trieste si è allestito un vasto fondo di proprietà della fabbrica Dreher dove le vetture sono poste per la notte sotto ampie tettoie tutte chiuse e possono trovare i materiali di rifornimento. Per gli ospiti si sono organizzati varie feste e ricevimenti in serata e una gita nel golfo con banchetto a Portorose nella giornata di pausa. Sia all'arrivo sia alla partenza le automobili percorrono le principali vie cittadine affinché tutti i curiosi possano assistere alla sfilata. “La gara ha un'importanza industriale grandissima” commenta il giornalista de L'Indipendente.

 

Fotografo non identificato

 

Inaugurazione del monumento a Elisabetta imperatrice d'Austria, 15 dicembre 1912

Inv. CMSA F26468

Subito dopo l'assassinio dell'imperatrice, avvenuto a Ginevra il 10 settembre 1898 per mano di un anarchico italiano, si costituiscono due comitati cittadini per raccogliere i fondi destinati alla realizzazione di un monumento in suo ricordo. Nel 1907 il Consiglio comunale ne delibera la collocazione nella parte verso il mare, il secondo giardino come viene considerato, rispetto all'ampio giardino di Piazza della stazione, nel luogo dove in seguito sorgerà la Stazione delle autocorriere (Palatripcovich);.

L'opera, dello scultore viennese Franz Seifert (1866-1951), in bronzo e marmo di Carrara, viene inaugurata 5 anni più tardi alla presenza dell'arciduca Francesco Salvatore in rappresentanza dell'imperatore Francesco Giuseppe, di tutte le autorità dalle militari alle religiose, vescovo incluso, e dello stesso scultore con i rappresentanti dei due Comitati che avevano promosso l'opera. "Suonati gli inni, celebrata la messa vengono deposte corone di fiori" si legge nell'articolo Scoprimento del monumento di Trieste a sua maestà l'imperatrice Elisabetta (in “L'Osservatore triestino”, a. 128, n. 287, 16 dicembre 1912), altri quotidiani non degnano di grande attenzione la cerimonia o addirittura non ne fanno menzione come L'Indipendente.

Rimosso nel 1921, il monumento è stato ricollocato il 5 ottobre 1997 nella stessa piazza ma in altra zona. Il bozzetto in gesso del monumento è conservato presso la Gipsoteca dei Civici musei di storia ed arte. 

Fotografo non identificato

Squero di Barcola, 1913 circa

Inv.  CMSA F19889

Sullo sfondo la villa neogotica, detta il castelletto di Barcola, che nel 1881 la contessa Regina Nugent fece erigere dall'architetto Feliciano Vittori. Sede alla fine dell'Ottocento di ospiti famosi legati alle nobile proprietaria quali nel 1882 Maria Antonietta, Granduchessa madre di Toscana.

Pietro Opiglia (1877-1948)

Famiglia Basilio nella villa di Grignano, 8 giugno 1913

 Inv.  CMSA F107

 

Nel gruppo di questa famiglia dell'alta borghesia triestina, Francesco Basilio con la moglie Emma de Maiti e i figli tra i quali Oreste ventitrenne, due dei ritrattati hanno in mano delle racchette da lawn-tennis (tennis su prato). Questo sport aristocratico, nato in Inghilterra nel 1873, si era diffuso rapidamente in Europa e negli Stati Uniti.

A Trieste compare nel 1896 ma è nel 1898 che prende piede quando viene fondato il Lawn Tennis Club Triestino di via Murat, associato al Lawn Tennis Association di Londra, cosa che gli conferiva un'aura di internazionalità. È uno dei circoli più esclusivi del gruppo nazionale di lingua italiana, frequentato dall'élite economica, e in cui è proibita ogni forma di propaganda politica, infatti vi si trovano affiancati sia i fedeli della monarchia e quelli del campo opposto. Notevole il fatto che alla sua iscrizione sono ammesse anche donne e difatti vanta una notevole presenza femminile.

 

Mario Circovich (1877-1931)                                                              Fotografo non identificato

Funerali dell'arciduca Francesco Ferdinando e della moglie duchessa Sophie von Hohenberg, 2 luglio 1914 

Inv.  CMSA F192815-192814

 

Dopo l'attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914, le salme dell'erede al trono imperiale e della moglie giunsero a Trieste il 1° luglio per essere condotte con un treno speciale a Vienna e da lì al Castello di Artstetten.

Il giorno seguente i feretri furono caricati su due carrozze funebri della ditta triestina Zimolo e, preceduti da ufficiali imperiali a cavallo, attraversarono l'intera città fino alla stazione ferroviaria della Meridionale, in mezzo a due file continue di guardie di sicurezza, soldati di fanteria, marinai, finanzieri, gendarmi e pompieri. Lungo il percorso, ogni strada, ogni finestra e ogni balcone erano ornati con bandiere listate a lutto mentre una folla composta e silenziosa si assiepava lungo le strade e riempiva i marciapiedi.

 

Mario Circovich (1877-1931)

Magazzini d'approvvigionamento durante la guerra, 1914-1917 circa

Inv. CMSA F10686

Spiace segnalare che nel Catalogo integrato dei beni culturali del Comune di Trieste non compare il record di questo positivo, si deve trattare di un problema del server.

 

Il compito di far fronte ai fabbisogni della popolazione fu assegnato alla Commissione d’approvvigionamento. Furono inoltre istituite le cucine popolari – le cosiddette “cucine di guerra” – per mezzo delle quali si provvedeva a sfamare quotidianamente anche più di quattromila persone: dietro il pagamento di un piccolo importo i più bisognosi potevano ricevere un umile, ma salutare, pasto, come erba cotta e pagnottelle dal gusto non ben definito. Le cucine erano dislocate in vari punti della città, come, ad esempio, a San Giacomo, a Roiano, nella zona di via Economo e presso l’Istituto dei poveri. Allo stesso modo le rivendite alimentari, a ognuna delle quali era stato assegnato un numero progressivo e alle quali si accedeva muniti di tessere, erano presenti in tutti i rioni: delle circa venti di cui si trova testimonianza negli atti del Comune, la numero 1 era in via Madonna del Mare presso il Liceo femminile, la 7 in via G. Parini, la 9 a San Giacomo – prima in via San Marco e poi in via San Giacomo in Monte –, la 16 a Barcola e la 18 in piazza G.B. Vico. Erano allestite in palestre, scuole, o in altre strutture pubbliche, e in magazzini al pianoterra presi in affitto da privati.

Fotografo non identificato

Scout con i carri dei telefoni da campo in manovra nel circondario di Trieste, 1914-1917 circa

Inv. CMSA F13204

 

A Trieste lo Scoutismo si forma nei primi mesi del 1909 con i gruppi di Wandervogel (Uccelli viandanti) modellati sull'esempio del movimento giovanile tedesco istituto a Berlino il 4 novembre 1901 che si proponeva un ritorno alla natura per fuggire alle restrizioni imposte dalla società, sottolineava la libertà dal mondo degli adulti, lo spontaneismo, ma anche la responsabilità di ognuno nei confronti di tutti gli altri, oltre che lo spirito di avventura. I gruppi si definiscono nel 1915 See Skaut Schule Triest  (Corpo degli Scauti Marini) e operano in città sino alla fine della Prima guerra mondiale. Particolarmente attivi in questo periodo gestiscono un’unità di primo soccorso, telefoni da campo, un orto per incrementare le razioni di cibo, e durante la notte aiutano i feriti di ritorno dal fronte. Sono impiegati nel picchetto d’onore alla statua dell'Omo de Fero, uomo di ferro, in Piazza Grande che invita i triestini a fare offerte in favore del Fondo orfani e vedove dei militari caduti in guerra, in cambio il contribuente acquistava un chiodo d'oro, d'argento o di bronzo da inchiodare alla statua di legno di un marinaio, come avveniva in molte città degli Imperi.

Secondo corpo scout dell’Impero Asburgico subito dopo quello di Vienna gli scouti ricevono direttamente dall’Imperatore Carlo, successore di Francesco Giuseppe, il permesso di unire il simbolo della Corona Imperiale sopra al Giglio Scout.

 

 


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