Il 12 marzo 1912 Giuseppe Parisi, il noto imprenditore triestino, volendo costruire un edificio in Piazza Goldoni n. 6 al posto della sua casa, ne presenta l'istanza con il progetto di demolizione e i piani del nuovo palazzo.
Due anni prima il Comune aveva ipotizzato un esproprio dell'isola delle case che divideva Piazza Goldoni da via Carducci per l'allargamento dell'area e la collocazione delle linee tramviarie. I costi troppo alti dell'operazione, inducono a mantenere la proprietà Parisi e si crea solo l'allargamento del ponte della Fabra e di passo Goldoni. Un altro contenzioso con Parisi e Comune riguarda il porticato del nuovo edificio che dovrà essere dedicato a bene pubblico e destinato al transito.
Fotografo non identificato
Piazza della legna nel 1912 con la vecchia casa di Giuseppe Parisi al n. 6, ante 1912
Inv. CMSA F6566
Un'altra curiosità riguarda i piani del progetto, datati 25 aprile 1912, firmati dal committente e da Isidoro Piani, ingegnere civico autorizzato, e in ottobre sottoscritti da Riccardo Geiringer, costruttore edile autorizzato, designato direttore dei lavori; di fatto la stampa locale attribuisce l'opera a Giorgio Polli e la decorazione scultorea a Giovanni Mayer, come è comprovato dai disegni conservati nell'archivio personale di Giorgio Polli custoditi dalla famiglia.
L'ingegnere Giorgio Polli era impiegato nello stesso periodo nella costruzione della Pescheria nuova, iniziata nel giugno 1912 e terminata nell'agosto 1913. Si fanno notare alcune date coincidenti: il 14 marzo 1913 l'impresa di costruzione di Casa Parisi richiede la visita della commissione per il compimento di fabbrica e nell'agosto dello stesso anno ha il permesso di abitabilità.
Un felice momento di intensa produzione per l'architetto Polli.
La documentazione del fotografo Pietro Opiglia, che come al solito non esita ad arrampicarsi sui ponteggi per ritrarre i lavori, è dovuta – si presume - al rapporto d'amicizia con lo scultore Giovanni Mayer e l’architetto Giorgio Polli, di cui seguiva, con puntualità, i lavori della Nuova Pescheria.
Amicizia tra fotografo e scultore confermata da due positivi eseguiti nello studio di Mayer che possiamo definire gli unici ritratti osé, due nudi di una giovane modella, conservati nella Fototeca dei Civici Musei.
Bibliografia
Gloriana Brizzi, Casa Parisi in "Trieste 1872-1917: guida all'architettura", a cura di Federica Rovello. Trieste : MGPress, 2007, p. 329-331
Il nome dell'architetto non compare nella documentazione dell'Archivio tecnico del Comune di Trieste, ma le segnalazioni sui periodici locali attribuiscono il palazzo a Giorgio Polli (1862-1942), ingegnere sino al 1914 presso il Civico Ufficio edile del Comune di Trieste, collaboratore di Ruggero Berlam dopo la laurea in ingegneria meccanica a Graz e dal 1886 al 1888 dipendente delle Assicurazioni Generali. Numerosi gli edifici da lui progettati per il Comune che il fotografo comunale si impegna ad illustrare.
Lo scultore Giovanni Mayer (1863-1943) che aveva già lavorato con l'architetto Polli nel vicino Palazzo del Monte di Pietà, è l'autore della decorazione.
Come si vede nelle immagini, scattate nel giugno 1914, il fotografo Opiglia cura anche l'aspetto della presenza umana e si sofferma sulle figure di chi dirige i lavori ma anche sugli operai. Talvolta coglie l'azione, ma spesso per i soggetti inquadrati dall'apparecchio fotografico mettersi in posa è imprescindibile... In alto a destra vediamo Giorgio Polli e Giovanni Mayer.
In anticipo rispetto al grande fotografo americano, Lewis W. Hine (1874-1940) che immortalerà nel 1930 la costruzione dell'Empire State Building nella Fifth Avenue, Pietro Opiglia a 37 anni non ha paura d'afffrontare le strutture occupate dagli operai per documentare il loro lavoro, portandosi appresso tutta l'apparecchiatura necessaria. Il nostro operatore non ha intenzioni sociali consapevoli, documenta i cambiamenti che daranno un nuovo volto alla città e lo fa con scrupolosa attenzione.
CMSA inv. F100347, F100360, F100363, F175609
Il fotografo chiude molto spesso i suoi servizi dedicando una particolare attenzione a chi anima i luoghi, consapevoli o meno d'essere immortalati dalla sua macchina fotografica.
Inv. CMSA F175608, F100358, F175610