26 aprile 2022
Claudia Morgan
La nostra attenzione, come i lettori sanno, è rivolta al mondo alla fotografia storica triestina che si diffonde sul
web e, in particolare, a quanto propone ed espone scientificamente la Fototeca dei Comune di Trieste, che è un punto di riferimento in questo campo per studiosi, studenti,
curiosi e navigatori casuali in rete.
A tale istituzione da sempre viene attribuito un ruolo importante e un' autorevolezza tale da essere fonte di riferimento per chi fa ricerca. Molto importante è l'informazione che appare a catalogo, siamo ancora legati al concetto di “catalogo di qualità” inculcatoci dal maestro Mauro Guerrini, all'authority control che nel web ha acquisito una valenza straordinaria. Non si può gareggiare con quanto viene proposto da siti di dilettanti o su quanto appare su Facebook.
Ma l'autorevolezza va conquistata e mantenuta, accettando anche le segnalazioni di chi propone un'amichevole collaborazione.
Eccoci qui allora a segnalare alcuni errori, che rischiano di contraddire questa autorevolezza.
Un esempio di imprecisione della Fototeca di Trieste che dimostra una particolare trascuratezza nella catalogazione su
Carlo Banelli.
Carlo Banelli, esponente politico liberal-nazionale di Trieste, diventa nel caso da noi individuato Carlo Benelli... e per fortuna non Sem. Anche la datazione lascia molto perplessi: 18! L'errore di battitura nell'inserimento dati balza agli occhi “Data di fondazione dello studio Wulz 1968” mentre una puntuale trascrizione epigrafica vien riservata agli altri dati. Tanta apparenza e poca sostanza, verrebbe da dire! Manca del tutto la bibliografia: la consultazione del volume Giuseppe Wulz. La fotografia a Trieste 1868-1918 alle pagine 148 e 283 avrebbe dato conferma ai dati, come si usa fare.
Apparentemente ci dovrebbero essere aggiornamenti recenti sul personaggio. Infatti se consultiamo la voce Fondo fotografico Carlo Banelli redatta da Sara Bini troviamo molte informazioni.
Spiace, però, verificare che sia scomparso il nome di chi ha iniziato il lavoro su Papà Banelli - come si faceva chiamare - e che è stato alla base della preparazione della mostra su Trieste in guerra. I due fronti (2015).
Senza quel lavoro la voce non si sarebbe potuta compilare.
L'episodio merita una riflessione. La scientificità di un lavoro di ricerca, come si sa, è determinata anche dalla completezza delle informazioni sugli autori e le fonti utilizzate. Ma di questi tempi troppo spesso le regole fondamentali del lavoro scientifico non vengono rispettate. Studiosi improvvisati e impreparati saccheggiano i lavori altrui senza citarli e se ne appropriano senza alcun rispetto.
Certe imprecisioni linguistiche possono dare adito a fake news! Un esempio per tutti.
Alla fine della pagina web che illustra l'Archivio della Fototeca dei Civici Musei leggiamo "Tra i fotografi operanti a Trieste spiccano: Wulz, Sebastianutti e Benque, Zanutto, Ceregato, Circovich, Emblemi e Ballarini, Daguerre, Eram, Franceschinis, Ramann, Rieger, oltre ad Alinari, Beer, Nadar, Naya".
L'autore del testo si cita, ma la scoperta di nomi così famosi Daguerre, Nadar, Alinari e Naya attivi nella nostra città deve essere uno scoop recente! dato che nella bibliografia sulla storia della fotografia a Trieste i loro nomi non risultano. Sapevamo che il cavalier Revoltella si era fatto fare dei ritratti fotografici da Nadar nel suo atelier di Parigi, ma che Nadar sia stato attivo a Trieste è davvero una grossa novità. Peccato che non sia stata adeguatamente pubblicizzata….
10 aprile 2021
Sto ristudiando attentamente tutte le pubblicazioni che riguardano lo Studio Wulz, le tre generazioni di fotografi triestini che a tutt'oggi sono subito identificati e riconosciuti grandi, degni di accurate biografie e di presentazioni.
La mia attenzione nella rilettura delle prime pagine del volume Giuseppe Wulz. La fotografia a Trieste 1868-1918 firmato da quattro illustri curatori Claudio Magris Guido Botteri Italo Zannier Licia Zennaro, è stata catturata dalla riproduzione di un verso di carte de visite (a p. 24), presentata per il logo dello studio, in particolare ho notato ms la data 1842.
Incuriosita ho interrogato il catalogo della Fototeca di Trieste nel quale sono presenti le raccolte fotografiche del Civico Museo teatrale, ricercando il ritratto di Maria Sforzi.
Ho trovato il documento e ... da qui il mio stupore. È presente la perfetta trascrizione di quanto scritto sul verso del documento, il nome della donna ritratta, Maria Sforzi maestra di canto, l'attribuzione dell'autore e... la data: 1842.
Si tratta come ben si vede di una carte de visite all'albumina, l'autore è Giuseppe Wulz... La scheda è firmata dal compilatore (Medici) e dal funzionario responsabile (Colecchia): a ognuno le sue responsabilità.
La sorpresa sta nel fatto che Giuseppe Wulz è nato nel 1843!
Genio precoce? già un anno prima della nascita lavorava a Trieste come fotografo e si distingueva per l'utilizzo della stampa fotografica all'albumina ideata da Blanquard-Evrard nel 1850 e del procedimento fotografico carte de visite brevettato da Disderi nel 1853.
Negli ultimi anni il Catalogo dei Beni culturali del Comune di Trieste si è andato affermando come un ecellente esempio di catalogo distopico ad uso di "studiosi". Per chi volesse sapere la data corretta del documento è il 1882, data confermata nel volume Giuseppe Wulz. La fotografia a Trieste 1868-1918, p. 150.
Aggiungo ancora un'osservazione: in questo notevole record manca del tutto la bibliografia.
Aggiornamento del 2 agosto 2021!
Le nostre osservazioni non sono state vane... la correzione è avvenuta e ringrazio l'operatore che l'ha fatta.
Il catalogo in rete di un'autorevole istituzione deve prima di tutto porsi l'obiettivo d'essere un catalogo di "qualità"!
Claudia Morgan
13 febbraio 2022
Oliver Sacks (1933-2015)
"Ero affascinato dalla storia degli esordi della fotografia e delle scoperte chimiche che avevano condotto ad essa, come si fosse compreso già nel 1725, che i sali d'argento annerivano se esposti alla luce, e come Humphrey Davy (con l'amico Thomas Wedgwood) avesse ottenuto immagini per contatto di foglie e di ali d'insetti su carta o pelle bianca imbevute di nitrato d'argento, e riproduzioni con un'apparecchiatura fotografica. All'epoca però non si sapeva come fissare le immagini così ottenute: era possibile osservarle solo alla luce rossa o alla fiamma d'una candela, altrimenti si sarebebro annerite completamente."
in Oliver Sacks, Zio Tungsteno, Immagini. Milano : Adelphi, 2002, p. 157
Lo scrittore rivela in quest'opera la sua formazione di bambino precoce, curioso, ricettivo relativa al mondo della fotografia. Grazie alla presenza di personaggi familiari ricchi di sapienziale conoscenza e la possibilità dell'uso di laboratori di sperimentazione, il suo appropriarsi della tecnica fotografica ha basi scientifiche.
29 ottobre 2021
Etty Hillesum
Esther Hillesum è una scrittrice olandese ebrea nata a Middelburg il 15 gennaio 1914 e morta a Auschwitz il 30 novembre 1943. Lascia undici quaderni del diario scritto dal 1941 al 1943 e poche lettere.
In una posizione che potrebbe sembrare sospesa su un filo sottile va registrando "fin nei minimi dettagli i duri fatti" come se portasse dentro "una lastra fotografica". Si può presumere che i suoi futuri racconti o romanzi avrebbero sviluppato i negativi accumulati dentro di sé, come fa un fotografo, con l'imprevedibile varietà delle ombre e delle luci, degli ingrandimenti o della riduzione dei particolari.
in: Laura Boella, Cuori pensanti. 5 brevi lezioni di filosofia per tempi difficili. Milano : Chiarelettere, 2021, p.16
L'autrice dei saggi riassume il pensiero della scrittrice Etty Hillesum cogliendo le parole chiave scritte dalla giovane donna in un momento così vicino al suo finis vitae.
20 marzo 2021. Cuore infranto
Un caro amico, fotografo dilettante triestino mi dedica questa foto, colta al volo, senza alcun artificio.
Si tratta di un vetro rotto colto casualmente nelle perigrinazioni cittadine dell'autore che è solito osservare ciò che sfugge ai più.
C.M.
1 aprile 2021 . Sfogliando il recente volume su Man Ray appartenente alla collana Visionari. I geni della fotografia edita dalla National Geographic e da La Repubblica, introdotto da Michele Smargiassi con i commenti didascalici a cura di Michele Serra, sono colpita dalla provocatoria immagine La donna, 1920.
Non perché donna offesa dal divertente confronto, anzi mi piacerebbe essere un frullino e... frullare, smuovere tanti cervelli maschili e anche femminili, ma dalla scoperta che mi accingo a sottoporvi.
Nel volume citato del 2021 la didascalia della fotografia è La donna, 1920, ma ... in realtà il titolo corretto attribuito dal fotografo è Uomo, 1918.
L'altro fotogramma che riporta lo stesso titolo, Donna 1918, è presentato da un autorevole commento del Metropolitan Art Museum.
Ahimé, le mollette del bucato ci identificano?
La nostra scoperta dell'errore... prima di arrivare all'autorevole conferma del MET si basa sul capitolo "La fotografia e le avanguardie" in Walter Guadagnini, Una storia della fotografia del XX e XXI secolo, p.52-53 che presenta la coppia.
Sono stata convincente?
Claudia Morgan