31 luglio 2021.
All'inizio di quest'anno ci eravamo uniti alla diffusa preoccupazione per la chiusura improvvisa dell'Archivio storico del quotidiano di Torino, frutto di un grande progetto di digitalizzazione che rappresentava da anni una fonte preziosa per la ricerca storica con il suo immenso patrimonio di notizie compreso tra il 1867 e il 2006. Per fortuna il pessimismo dei tanti che temevano di non poter più accedere a questa grande mole di dati, è stato smentito e l'archivio storico de "La Stampa" è stato puntualmente rimesso online.
Vale la pena esplorarlo perchè i risultati sono di grande interesse anche per le ricerche storiche sul nostro territorio. E non si limita alla possibilità di leggere gli articoli dalle riproduzioni delle pagine, ma consente di scaricare i testi.
Tanto per fare un esempio, riportiamo un articolo intitolato La decadenza commerciale di Trieste, pubblicato il 12 febbraio 1892 da quella che allora era la "Gazzetta piemontese"
La decadenza commerciale di Trieste
Trieste, febbraio.
(X.) Oggi voglio lasciare da banda la politica, le lotte nazionali, sempre vivissime in queste pròvincie italiane, per intrattenervi alquanto sulle condizioni commerciali di Trieste, condizioni che hanno anche importanza per quanto riguarda il commercio del Regno d'Italia. Dacché venne tolta, col 1° luglio, la secolare franchìgia del portofranco, alla quale Trieste doveva tutta la sua prosperità e il grande impulso dato agli affari, il declivio si ò fatto sempre più marcato. Sono trascorsi oramai sotte mesi da quel grave passaggio, e si può già formare un concetto abbastanza chiaro dello condizioni presenti. Il Governo, per indorarci la pillola, ci lusingava con varie promesse: ferrovia indipendente, protezione industriale, ecc. Lusinghe e nulla più. La Stampa ufficiosa lasciava intravedere un grande sviluppo nell'industria; ma questo non è possibile a Trieste, dove la vita è cara, la mano d'opera è costosa, e manca, per giunta, l'acqua, che è il motore più economico. Dunque, industria nuova niente: prima disillusione. In quanto alla ferrovia indipendente, anche con quella si va alle calende greche, e quand'anche si decidessero a costruirla sarà troppo tardi, perchè i grandi valichi alpini della Pontebba, del Brennero, del Gottardo hanno tagliato fuori la nostra citià, per molti articoli, a vantaggio di Genova e di Venezia. In questi anni abbiamo perduto il commercio di esportazione dei legnami che scalano a Fiume, molto più favorita dal Governo ungherese che non sia Trieste dal Governo austriaco. Abbiamo perduto il commercio di esportaziono della farina per il Brasilo — un tempo floridissimo — in seguito alla concorrenza che ci fanno i grandi molini degli Stati Uniti, ed in questi giorni abbiamo perduto anche il commercio vinicolo in seguito alle insormontabili barriere doganali francesi. In questa settimana s'ebbero i primi effetti della crisi vinicola, il fallimento dell'antica Casa Battistella, con un passivo di mezzo miliono di franchi, e il licenziamento di 200 operai della fabbrica di botti del signor Cravos. Inoltre si annunzia come probabile la liquidazione di altre Case vinicole della nostra città. Restava il commercio col Levante, cespite principale della Società di navigazione del Lloyd. Allo scopo di conservare intatto questo commercio, il Governo aumentò la sovvenzione al Lloyd, rinnovò il contratto, volle una maggiore ingerenza e un maggior controllo nell'azienda di questa Società; ma anche il commercio col Levante trova un ostacolo nella concorrenza del Lloyd germanico, che ha la sua sede nei porti di Amburgo e di Brema e che è in grado di praticare noli tanto convenienti da attirare per quella via gran parte del commercio d'importaziono per il Levante dalle stesse provincie occidentali dell'Austria. Il solo articolo cho lascia màrgine al lavoro è il caffè, essendovi qui i rappresentanti di parecchie Case di Germania.
Riguardo l'azione dei nuovi trattati di commercio, essa per i primi anni non ne avrà per Trieste che in grado limitato, tant'è vero che i deputati di Trieste al Parlamento austriaco nè li combatterono nè li caldeggiarono. Si limitarono a votarli. Riassumendo, dopo il toglimento del portofranco, l'atteso sviluppo industriale non è venuto, e molti rami del commercio triestino sono andati insensibilmente sparendo. E non sono valse lo lamentazioni d'obbligo. Gli effetti si fanno sentire dovunque, anche nella vita sociale. Per la prima volta dacché venne fabbricato il teatro comunale, esso non si è aperto nella presente stagione di carnevale ai consueti spettacoli d'opera, e gli altri teatri fanno mediocri affari. Anche il carnevale è languido. A renderlo più languido s'aggiungono i molti lutti, strascichi all'influenza, la mancanza delle splendide feste che davano i baroni Morpurgo quando la loro Casa bancaria o commerciale era una delle arterie del commercio triestino. Il Circolo dogli Artisti e col concorso delle « canzonette » riuscito maluccio e con qualche festino originale tenta di scuotere l'apatia generale, ma riuscirà invano ad infondere nel paese un'allegria, un buonumore che non c'è perchè non ci può essere.