La fotografia porta un altro giovane avventuroso nel porto di Trieste che dopo alcune esperienze si ferma a Trieste. La sua presenza durerà un quinquennio dal 1851 al 1855.
Nasce nel 1824 a Palazzolo sull'Oglio (Brescia). Lascia la provincia di Brescia si presume nel 1848 o 1849 che vide la città lottare contro la dominazione austriaca, e anche se mancano le fonti di tali informazioni, viaggia in Inghilterra e attraversa la Francia.
Nulla si sa del suo apprendistato, se non che lavora a Vienna dal febbraio all'aprile del 1850 con Johann Fleischer. Ne diventa socio dall'11 aprile con il logo Fleischer und Compagnon, il loro atelier è in Mehlmarkt Nr. 1044
(Neuer Markt), al 3. piano. Nel settembre del 1850 si separano e Emilio Maza apre un altro atelier con il logo Photograph aus Paris in Kohlmarkt Nr. 1146 e inizia a dare lezioni sugli ambrotipi
"Photographie auf Glas" sino al 17 ottobre 1850 e a vendere macchine per la dagherrotipia.
Ma è un professionista inquieto. Si trasferisce a Trieste nel 1851 dal 13 al 25
gennaio in casa Ivanovich in contrada del Fontanone n. 1631, vicino alla contrada della
Sanità, al terzo piano.
Su "Il diavoletto" pubblica gli avvisi Ritratti fotografici all'inizio dell'anno, il 13, 18 e 25 gennaio del 1851.
Si presenta come Mr. E. Maza [è stato in Inghilterra], si dichiara "fotografo di Parigi" capitale che doveva garantirne la professionalità, offre lezioni sul nuovissimo sistema di fotografie su vetri. Informa che rimarrà in città per alcuni giorni, quindi chi è interessato si affretti...
Espone i suoi lavori in una vetrina del Corso presso il signor Cristiano Ploner, un negoziante legato alla fabbricazione di strumenti musicali, in particolare di fisarmoniche.
Un anno dopo è ancora a Trieste...
Ricompare un suo avviso su Il Diavoletto il 28 gennaio 1852. Ha traslocato lo studio in Casa Circolo, piazza della Legna [Piazza Goldoni] n. 849, accanto al caffè al Circolo. Vanta la luce dell'ambiente e la capacità di ritrarre gruppi di famiglia. Su richiesta si offre di recarsi a domicilio dei committenti, anche per eseguire i ritratti "di chi mancasse alla vita".
E' il primo fotografo che pubblicizza questa usanza che inizia a diffondersi sin dal 1840, un lusso per la classe proletaria. Ci pare interessante segnalare la Fotografia post mortem "una sorta di mummificazione visiva" destinata a diventare una vera e propria moda nell'Inghilterra vittoriana. Un piccolo indizio per sostenere i contatti di Maza con l'Inghilterra.
Sulla piantina evidenziato lo studio contraddistinto dal numero 849.
Da febbraio a ottobre 1852 il suo studio è in contrada del Canal Piccolo 730 sopra il caffè
Tommaso, dal nome del suo fondatore Tomaso Marcato, mercante di quadri ed amico di importanti artisti come Lorenzo Butti,
Bernardino Bison, che spesso esponeva le proprie opere all'interno del locale e Giuseppe Gatteri, autore degli stucchi. Poi il Caffè prese il nome di Caffè Tommaseo per ricordare le
frequentazioni di Nicolò Tommaseo.
Il 19 e 20 luglio del 1852 avverte con degli Avvisi su Il diavoletto che si allontana da Trieste per qualche tempo, ma promette che ritornerà presto e che sarà suo dovere avvertire tramite un annuncio sullo stesso periodico del suo rientro in sede.
Forse il motivo dell'allontanamento dalla città annunciato è dedicato
alla campagna fotografica che
sarà alla base di un album.
Infatti nel 1852 scatta le fotografie che saranno utilizzate per trarre le sei litografie di Alberto Rieger nell'album Situazione e vedute principali dell'I.R. strada ferrata da Trieste a Nabresina. In memoria del chiudimento del grande Viadotto di Nabresina edito da Giuseppe Malovich nel 1857, ristampato a Milano 1855-1877 e a Piacenza nel 1864.
Sul frontespizio in basso si legge:
E. Maza fotograf. dal vero. Litogr. Malovich Trieste. A. Rieger dis.
Contenuto dell'album conservato presso la Biblioteca Civica di Trieste descritto analiticamente.
Dono della signora Pia Cavalcante come si legge sul verso del frontespizio.
Nell'ordine le 7 litografie.
Ingrandimenti interessanti.
Si è voluto dare ampio spazio a questo album di vedute opera "capolavoro" nato dalla collaborazione di tre grandi professionisti del momento.
Alla base dell'impresa le vedute fotografiche di Emilio Maza che con un macchina fotografica dotata di un buon grandangolo si colloca nei punti strategici del percorso della ferrovia e coglie gli importanti cavalcavia e gli ampi panorami ancor oggi affascinanti.
Diverso il lavoro affidato ad Alberto Rieger che trasforma le fotografie in disegni -litografie, molto probabilmente inserendo i personaggi così da vivacizzare le scene e suggerire il senso dei rapporti tra figure e ambiente.
Non ultimo la prestazione di Giuseppe Malovich che edita nella propria litografia l'album, così da confermare la sua presenza a Trieste già dal 1857 (1).
1. Laura Paris, Immagini di un'epoca. L'opera di Giuseppe e Alberto Rieger nella Trieste ottocentesca, in MDCCC 1800, v. 3 (2014), p. 77-97 : ill.
Forse dovuto alla scadenza del contratto d'affitto il fotografo con l'Avviso sui n. 236 e n. 243 del 28 agosto e ripetuto il 4 settembre 1853 de Il Diavoletto informa che sposterà lo studio in Casa Vivante sopra il Caffè Tommaso [poi Tommaseo], non solo, annuncia che è in grado di ritrarre gruppi di famiglia sino a venti persone.
Rimarrà in questo studio, in casa Vivante in Corso, sino a novembre 1855 nel cuore della città.
Studio fotografico con Galleria chiusa in vetri sopra il Caffè Tommaso casa Vivante.
Il professionista si premura di segnalare che il locale vetrato è stato allestito secondo le sue indicazioni così da poter usufruire di tutta la luce necessaria per raggiungere la perfezione dei ritratti.
In Il Diavoletto n. 300 (1 novembre 1853) e ripetuto il 6 e 8 novembre.
Ritratti fotografici
L'avviso lungo e articolato è pubblicato su tre numeri de Il Diavoletto, n. 214, 218, 223 rispettivamente del 6, 10 e 15 agosto 1854.
Il fotografo si dilunga a spiegare il passaggio dai dagherrotipi ai talbotipi, dalle lamine alle riproduzioni su carta, che hanno bisogno di un ritocco, operazione alquanto delicata e non sempre riuscita. Afferma che nel suo studio l'assunzione di un ritratto dura pochi secondi, che l'immagine viene riprodotta in negativo su vetro e quindi "ne può trarre un numero indefinito di copie".
L'anno 1855 sarà quello dell'abbandono di Trieste.
Nello stesso anno un atelier importante, lo Studio fotografico del Lloyd austriaco, inizia la propria attività presentandosi come un antagonista difficilmente superabile.
Maza che non ha ottenuto tutto il successo desiderato e il conseguente guadagno, decide di andare a Milano.
Per tutto il mese di luglio 1855 si ripetono gli avvisi nei quali Maza avverte che si allontana da Trieste per un certo periodo, su Il Diavoletto n. 191, 196, 197 (14, 19, 20 luglio 1855).
A ottobre ha preso la sua decisione, si trasferisce a Milano, perciò avverte che cede il proprio studio fotografico e affitta due piccoli appartamenti nello stessa casa Vivante siti al quarto piano. Su Il Diavoletto n. 272, 274 (4, 6 ottobre 1855)
A fine novembre 1855 si è già stabilito a Milano, ma si preoccupa delle esigenze della sua clientela triestina e la informa sul solito periodico locale come rintracciarlo per richiedere le copie di ritratti.
Su Il Diavoletto, n. 328, 333, 335 (30 novembre, 5, 7 dicembre 1855)
Una testimonianza indiretta sull'attività di Maza a Milano la leggiamo nelle Memorie di G. B. Unterverger che nel 1855 voleva trascorre un periodo di lavoro a Brescia dal 26 giugno, ma l'epidemia di colera, portata dalle truppe ritornate dalla Crimea, gli fa rimandare il suo soggiorno. Arriva a Brescia il 4 ottobre e ottiene il permesso per fermarsi un mese, in quanto il permesso doveva essere rinnovato di mese in mese.
Unterverger si informa sui fotografi che operano in tale periodo nel Lombardo veneto e viene a sapere i loro nomi: Duroni e Mazza [Maza] Milano, Lozte a Verona, Sorgato a Padova e Brosy a Venezia (1).
1. Gabriele Chiesa, Fotografia a Brescia. Studi bresciani di fine Ottocento, 21 dicembre 2013
<https://www.gri.it/fotografia-a-brescia/57-studi-bresciani-di-fine-ottocento.html>
Presentiamo alcuni ritratti presenti nella Fototeca dei Civici Musei dello studio di Maza di Milano, da me personalmente catalogati.
Eugenio Popovich, Milano post 1862.
La data presunta si deduce dalla nota manoscritta del donatore Eugenio Popovich ritratto "come era a Aspromonte nel 1862", intendendo con lo stesso abbigliamento.
Ritratto d'uomo in piedi con il sigaro, Milano post 1857.
Sul verso della carte de visite: Stabilimento fotografico di Emilio Maza premiato con medaglia d'argento di Prima
classe C. da San Vito al Pasquirolo n. 5 Milano. Sul recto in basso a destra n. inv. della lastra: 9488.
Bernardino Biondelli numismatico e archeologo, Milano 1865 ca.
Sul verso della carte de visite dedica manoscritta: "B. Biondelli a Carlo Kunz Venezia".
Le carte de visite compaiono tutte nel sito LombardiaBeniculturali al seguente indirizzo
https://www.lombardiabeniculturali.it/ricerca/?q=maza+emilio
Nell'ordine da sinistra:
Alessandro Teleky, Milano post 1861
Ritratto di bambina, Brescia 1857
Bonina Sforni, Milano 1860 ca.
Ritratto d'uomo in piedi Zanchi, Milano 1857
Alessandro Tellery colonnello, Milano post 1861
Si fa notare che nel Catalogo sono presenti due ritratti identici con nomi diversi! Succede in quanto si parte da schede manoscritte o dattiloscritte e un errore di questo tipo è possibile. Il catalogatore_a non ha visto l'operato del catalogatore_b. La verifica e la comparazione in questo caso avviene richiamando il nome dell'autore fotografo, suggerimento del tutto personale da mettere sempre in pratica!
Nell'ordine da sinistra:
Cletto Arrighi Righetti scrittore, Milano 1870 ca.
Colonnello Giuseppe Missori, Milano 1865 ca. Sul verso della carte de visite nota manoscritta "Missori Milanese salvò la vita a Garibaldi a Milazzo."
Ritratto d'uomo seduto con cappello in mano e pappagallo, Milano 1870 ca.
Ritratto d'uomo in ovale, Milano 1870 ca.
Ritratto di donna seduta, Milano 1870 ca.
Ritratto d'uomo seduto, Milano 1870 ca.
Perdiamo il nostro interesse nei suoi confronti e sulla sua fortuna, pur essendo stato una presenza di un certo rilievo a Trieste.
Dopo una breve attività a Brescia nel 1857, anno in cui presenta 15 positivi all'Esposizione Generale Bresciana di prodotti naturali, d'arte e d'industria tenutasi da 15 al 31 agosto 1857 e si aggiudica la "medaglia d'argento di prima classe per ritratti fotografici senza ritocco", nel 1858 si registra a Milano come fotografo in contrada San Paolo 94, e riceve un premio per miglioramenti nella fotografia. Nel 1859 si sposta nella sede di contrada di San Vito al Pasquirolo dove resterà fino al 1877, studio che ripropone un terrazzo ricoperto da vetrata come aveva progettato a Trieste.
Muore a Milano l'8 dicembre 1890.
Emilio ha un fratello, anche lui fotografo, Enrico, nato a Brescia nel 1825, iscritto nei Ruoli nel 1863, residente in borgo di Monforte
279.
Nota bibliografica
Si segnala l'approfondita e curata biografia di Emilio Maza in Roberto Caccialanza, Milano crocevia di fotografi (1839-1869). La storia sconosciuta della fotografia. Cremona : Ronca editore, 2019, p. 64-65.
Goti Spocci Tromellini, Dizionario dei fotografi, p. 33-34 [scaricabile in rete]