alias Weintraub e Damianos Wilhelm Weintraub Studio fotografico Daguerre
Ritratto di Guglielmo Weintraub sul verso di una carte de visite. In Piero Becchetti, Fotografi e fotografia in Italia : 1839-1880. Roma : Quasar, 1978, p. 12.
Presuno ritratto di Guglielmo Weintraub in Guglielmo Weintraub un fotografo privilegiato in "Nuovo monitore napoletano"
Un'altra notevole ed inquieta personalità che opera a Trieste solo per pochi anni, ma vi lascerà il segno è il fotografo Guglielmo Weintraub (1837-1884).
La famiglia Weintraub, appartenente alla comunità ebraica di cui Guglielmo è il primogenito, ha alle spalle varie peregrinazioni dal paese d'origine la Polonia. Risulta residente a Trieste nel censimento del 1856 e precisamente nella casa in via S. Nicolò n. 708 (fu di proprietà Guetta), attuale n. 27, che corrisponde all'area dell'Hotel Continentale su cui sorgeva una casa più antica (l'edificio dell'hotel è del 1875).
All'epoca è composta dal padre Elia (Enrico) Hirsch Weintraub, nato nel 1811 (ma nel censimento del 1866 la data cambia in 1800) morto il 9 settembre 1872, definito nei censimenti “trafficante” o negoziante, e dalla madre Nina Schðnheit, nata nel 1817, (detta anche Nina, Guglielma, Guglielmina nel censimento del 1866 si dichiara nata nel 1811) morta il 17 dicembre 1877, e dai figli: Guglielmo nato a Vienna il 25 agosto 1838 [sed 1837], Enrica, Leopoldo, Bertoldo (nati rispettivamente nel 1842, 1844, 1851 o 1852 in vari luoghi), e Rosa (1).
Una data certa della sua presenza a Trieste è l'8 novembre 1856, lo scopriamo in un documento ufficiale emesso dall'I.r. Tribunale provinciale di Trieste (2), ma anche dalle carte conservate presso la Comunità ebraica che conferma la presenza della famiglia Weintraub a Trieste in occasione della nascita di una figlia nata il 18 febbraio 1856 che sarà chiamata Scheindel Rosa di Elia Hirsch Weintraub e di Nina Schðnheit.
La famiglia gestisce la produzione di coperte, ma anche di stoffe e gonnelle in seta rinforzate da balene in pieno centro cioè
in Corso n. 709.
La fabbrica di coperte è gestita dalla famiglia Weintraub: l'avviso compare su Il diavoletto n. 253 del 14 settembre 1856.
L'attività della famiglia compare pure sull'Almanacco e Guida scematica di Trieste per l'anno 1862.
Nel 1857 veniamo a conoscere il suo modo d'affrontare la vita con baldanzosa spregiudicatezza.
Dagli atti del tribunale scopriamo che Guglielmo Weintraub nato a Vienna il 25 agosto 1837 di Elia, di anni 19, celibe, di religione ebraica è accusato di crimine per truffa. In sintesi, il giovane Weintraub aveva fatto credere ad un sarto, tale Cociancig, grazie al suo aspetto rassicurante e grazie all'affermazione di godere della protezione di un religioso, di poter soddisfare alle rate sottoscritte per dei vestiti confezionati a credito. Inoltre si era dichiarato impiegato e figlio di un consigliere la cui paga era di 1000 e più fiorini, oltre a vantare la conoscenza del caporale Pasquali persona nota. Per il tribunale, mancando gli estremi del crimine di truffa che non è andata a buon fine, non resta che l'azione civile. Sarà scagionato dall'accusa in quanto giovane diciannovenne millantatore, ma non truffatore. Dagli atti apprendiamo che si dichiara di religione ebraica, religione che abbandonerà in seguito o per lo meno negli atti ufficiali si proclamerà cattolico.
Un primo esordio sulla scena della vita che indica una volontà di ascesa sociale.
Guglielmo Weintraub passati alcuni anni di apprendimento si presenta come litografo. È un percorso obbligato come è già avvenuto, lo ricordiamo, per Giuseppe Malovich, entrambi hanno dapprima una formazione di litografi e solo in un secondo tempo si sperimentano nella tecnica fotografica.
La litografia offre delle possibilità che saranno anche quella della fotografia: permette la riproducibilità di più copie dell'opera tratte dalla matrice, richiede la conoscenza della stampa fisico-chimica e la capacità artistica dell'autore che può valorizzare il soggetto da riprodurre. La litografia inventata alla fine del Settecento da Alois Senefelder ungherese si diffuse rapidamente sul continente europeo, promossa come strumento di propagazione anche dai governi, è usata in particolare per vedute e ritratti, soggetti che avranno molto successo anche in fotografia.
È molto probabile si sia formato nello Stabilimento artistico del Lloyd che vanta la produzione di incisioni in acciaio e in rame. La conferma a tale ipotesi è data da una pubblicazione di cui è l'autore, edita dalla Tipografia del Lloyd austriaco nel 1858, che descrive in poche paginette come distinguere una nuova moneta, intitolata Confronto a colpo d'occhio tra la nuova moneta di lega e quella di convenzione: utile ed indispensabile a conoscersi ad ogni classe di persone (3).
Una nota di merito alla sua abilità di litografo è segnalata su Il diavoletto n. 2 del 2 gennaio 1858 che citiamo letteralmente "Dalla tipografia del Lloyd austriaco è uscita parimenti, una tabella, contenente un confronto a colpo d'occhio tra la nuova moneta di lega e quella di convenzione, compilata dal giovane ventenne Guglielmo Weintraub di Trieste; lavoro questo utile e necessario a tutti, e ognuno può facilmente procurarselo perchè di tenuissima spesa."
Lo stesso Weintraub rilascia un ampio racconto di quanto gli accade in quegli anni (3). Sin dal 1857 convive con una giovane donna triestina, Luigia Bulzic [trascritto anche Bulsich], unione contrastata dal padre, in quanto i matrimoni misti non sono ancora accettati per legge e non avendo Guglielmo, tra l'altro, la maggiore età. Per mantenersi e provvedere alla sussistenza della coppia che è in attesa di un bambino, nello stesso anno si reca a Smirne dove ottiene un impiego presso una società inglese addetta alla costruzione di una casa penale, avvalendosi dei suoi studi al Politecnico, ma sciogliendosi la società, è costretto ad imbarcarsi su un vapore del Lloyd austriaco e a raggiungere la Siria. Qui riesce a lavorare come incisore spostandosi in più “stazioni”, giungendo sino a Gerusalemme con una tappa ad Alessandria prima di ritornare a Smirne. Il suo allontanamento da Trieste dura nove mesi, con i risparmi fatti si decide di ritornare a casa e a tentare la fortuna presentando l'esperienza fatta all'estero.
Nel 1860 si pubblicizza su Il Diavoletto n. 268 del 18 novembre dichiarandosi “L'incisore di Vienna Guglielmo Weintraub, junior incide monete, medaglie, stemmi, suggelli, timbri, ecc., ecc., tanto in legno e in metallo come pure in pietra… Avendo il suddetto artista avuto l'onore di eseguire lavori, tanto per sua maestà il Gran Sultano come pure pell'eccelso I.R. Governo di qui, pell'inclita Direzione dei Civici dazj ed altri Dicasteri pubblici e privati a tutta loro soddisfazione, spera che gli verrà accordata la preferenza anche da questo rispettabile ceto mercantile. Abita in via Ss. Trinità al civico numero 550, in primo piano e tiene il suo lavoratorio sotto la Borsa Vecchia. Trieste li 16 novembre 1860”. Ha 23 anni, per la prima volta si presenta al pubblico e vuole affermarsi in un campo, l'incisione, che vanta già notevoli figure di professionisti, i fratelli Rieger ad esempio.
Un anno dopo ripete l'annuncio su Il diavoletto n. 237 del 10 ottobre 1861 riconfermando che il suo studio è sotto la Borsa Vecchia, l'avviso lo definisce incisore di Vienna anche se negli atti ufficiali viene già definito professionalmente come fotografo.
Note
1. Nel censimento del 1859 la famiglia assieme ai figli abita nel caseggiato N. 709, quindi abitazione e luogo di lavoro coincidono come in tanti altri casi e molto probabilmente tutti i familiari vi concorrono. Guglielmo però nello stesso censimento risulta abitare da solo al n. 200 di Chiarbola superiore. Il censimento del 1865 notifica i componenti della famiglia: Enrico negoziante, Guglielmina moglie, Enrichetta, Bertolodo e Rosa figli. Il censimento del 1868 conferma il numero di abitazione n. 709/267 e la presenza di Elia "negoziante in manifatture" con la moglie Nina. Ringrazio per la ricerca presso l'archivio della Comunità la dott.ssa Annalisa Di Fant.
2. Denuncia per truffa (G. Weintraub) Archivio di Stato di Trieste/ I. R. Luogotenenza del Litorale/ Tribunale Provinciale di Ts/ Atti Penali (1850/ 1923) b. 2918, f. 507/ 1856
3. Confronto a colpo d'occhio tra la nuova moneta di lega e quella di convenzione : utile ed indispensabile a conoscersi ad ogni classe di persone compilato da Guglielmo Weintraub. - Trieste : Tipografia del Lloyd austriaco, 1858. - [6] p. ; 20 cm.
I suoi tentativi d'affermarsi non si fermano, si diletta di fotografia “nelle ore d'ozio mi divertivo a fare questa, a ritrarre qualche veduta”, al punto che lo stesso padre lo aiuta per un soggiorno a Vienna della durata di un mese così da apprenderla presso uno studio. Al suo ritorno vende gli attrezzi d'incisore e con un prestito avuto dal padre apre il suo studio fotografico in via dell'Acquedotto. Gli inizi sono favorevoli al punto che il capitale investito non è sufficiente ad acquistare tutte le attrezzature per accontentare la clientela, dopo tre mesi si associa con il fotografo dilettante Alberto Byk che partecipa con la quota di 1000 fiorini così da permettere il potenziamento delle attrezzature. La società resiste solo cinque mesi, lo stesso Weintraub confessa “siccome tanto io quanto il Byk siamo dotati di un temperamento mutevole”, lo scioglimento comporta la restituzione a rate dell'importo versato da parte del professionista per un totale di 3000 fiorini. “Rimasto solo i miei affari prosperavano e sino all'agosto dell'anno 1863 io potevo contare dei vistosi guadagni”, in quanto avevo seguito il suggerimento del fotografo Augusto Tominz “di ribassare i prezzi sino allora tenuti con i ritratti a fiorini 9,80 la dozzina” (1).
I guadagni erano anche di un certo tipo e non tutti dichiarabili, lo si evince dalla causa del 1861 intentata a Weintraub da Cornelius Grünewald che lo denuncia di "offesa all'onore mediante stampati". La causa seguirà il suo iter e avrà conclusione nel 1863 con rivendicazioni diffuse anche a mezzo stampa da entrambe le parti (2). La collaborazione con lo studio fotografico del pittore Grünewald durerà un anno dal marzo 1862 al febbraio 1863, temendo d'essere coinvolto in situazioni quasi illegali e volendo continuare la sua attività senza ombre o imposizioni, il pittore si metterà in proprio.
Gli antefatti deducibili dalle fonti sono chiari. Cornelius Grünewald [alias Grünwald], nato a Dresda nel 1828, di origini ebraiche, è un pittore ritrattista affermato, ma come tanti artisti dell'epoca deve arrabattarsi e prestare la propria opera a chi gli offre lavoro, quindi è presente anche presso lo studio fotografico di Weintraub proprio in qualità di pittore che ritocca e colora i vari ritratti ingranditi, ma non solo.
Nel 1861 svolge il proprio apprendistato presso lo studio Weintraub in Acquedotto 1980, da qui la denuncia contro il più giovane professionista, intraprendente ma già qualificato (Guglielmo ha 24 anni Cornelius 33).
Il caso affrontato dal tribunale è descritto chiaramente, si tratta della
diffusione di fotografie pornografiche, così le definiamo, produzione che non coinvolge il pittore Grünewald o per lo meno con la denuncia ne prende chiaramente la distanza. Interessante è quanto
deduciamo dagli atti. Il nostro fotografo produce fotografie osè stereoscopiche, una novità per quanto riguarda il mercato della città (3).
Una nota scritta in italiano, rispetto a tutti i documenti in tedesco, specifica “non ravvisando nel fatto riguardante le fotografie lascive attribuite dal danneggiato (d'altronde non meritevole di piena fede) al fotografo Weintraub, l'estremo del pubblico scandalo voluto dal Paragrafo 516 [“offese al buon costume o del pudore con pubblico scandalo”], si cede alla competenza di codesto inclito I. R. Tribunale Provinciale la denuncia di C. Grünewald cogli allegati (meno le accennate fotografie che si trattengono)”.
È chiaro su quali basi si fondasse la causa, al centro della questione sono le fotografie licenziose, che il pittore Grünewald non voleva gli venissero in qualche modo attribuite, per non perdere una clientela che si stava a poco a poco conquistando con i ritratti. Guglielmo Weintraub è una personalità irruenta che vuole calcare la scena e fare fortuna.
Il 12 settembre dello stesso anno denuncia alla Pretura penale il fotografo Ferdinando Ramann e gli intenta una causa appellandosi al paragrafo 491 [ Sulle pubbliche ingiurie] del Codice penale austriaco che contempla la colpevolezza di chi tramite stampa offende una persona e la espone al "pubblico dileggio". Sotto questa formula "per titolo di lesione d'onore" comunemente si contemplavano talvolta quelle che oggi definiremmo violazioni di copyright o più spesso semplici critiche al lavoro altrui. Il tribunale viste le prove addotte, sentenzierà un nulla a procedere. La vicenda giudiziaria terminerà nel 1864 (4).
Il 28 marzo 1862 si presenta ufficialmente come il proprietario e direttore del Nuovo studio fotografico sito in via Acquedotto 1980-27 premurandosi di avvertire il pubblico della temporanea chiusura, otto giorni per la precisione cioè il tempo di attesa necessario per ricevere un'ambito riconoscimento. Infatti conferma d'aver ottenuto il diploma di socio della Società Fotografica di Vienna, nella sala verde dell'I.R. Accademia delle scienze nel Palazzo dell'I.R. Università di Vienna dalle mani dell'I.R. Fotografo di corte Lodovico Angerer assieme al generale consenso degli altri deputati. L'annuncio verrà ripetuto anche il 23 aprile.
Lo studio in questione era gestito sin dal 1860 dal fotografo Alberto Byk, un dilettante, che dal 1862 lo condivide con Weintraub, ma lo lascia nel 1863 (5).
L'innominato fotografo - in quanto non compare alcun nome negli avvisi - attivo in Acquedotto al n. 1980 è il nostro Guglielmo, lo scopriamo, cinque mesi dopo, in un avviso del 3 settembre. In seguito la sede dello studio compare allo stesso indirizzo dal 1863 al 1864 sul relativo Almanacco e Guida scematica per l'anno e nei vari avvisi sui periodici.
Il 28 marzo 1862 si presenta ufficialmente come il proprietario e direttore del Nuovo studio fotografico sito in via Acquedotto 1980-27 premurandosi di avvertire il pubblico della temporanea chiusura, otto giorni per la precisione cioè il tempo di attesa necessario per ricevere un'ambito riconoscimento. Infatti conferma d'aver ottenuto il diploma di socio della Società Fotografica di Vienna, nella sala verde dell'I.R. Accademia delle scienze nel Palazzo dell'I.R. Università di Vienna dalle mani dell'I.R. Fotografo di corte Lodovico Angerer assieme al generale consenso degli altri deputati. L'annuncio verrà ripetuto anche il 23 aprile.
Lo studio in questione era gestito sin dal 1860 dal fotografo Alberto Byk, un dilettante, che dal 1862 lo condivide con Weintraub ma lo lascia nel 1863.
L'innominato fotografo - in quanto non compare alcun nome negli avvisi - attivo in Acquedotto al n. 1980 è il nostro Guglielmo, lo scopriamo, cinque mesi dopo, in un avviso del 3 settembre. In seguito la sede dello studio compare allo stesso indirizzo dal 1863 al 1864 sul relativo Almanacco e Guida scematica per l'anno e nei vari avvisi sui periodici.
Apprendiamo che il nostro i.r. privilegiato fotografo, ritornato da un suo viaggio, non solo ha acquisito nuove apparecchiature, ma anche tecniche nuove, rispetto alla concorrenza. Vanta infatti di poter fotografare di notte senza alcuna illuminazione e ciò avverrà dal 1 novembre 1862.
Annuncio Fotografia di notte su Il Diavoletto n. 209 del 3 settembre 1862.
Note
1. Denuncia per truffa (G. Weintraub). Archivio di Stato di Trieste/ I. R. Luogotenenza del Litorale/ Tribunale Provinciale di Ts/ Atti Penali (1850/ 1923) b. 2918, f. 507/ 1856.
Giovanni Spizzo, Quelle vecchie foto osé. Agli albori della foto oscena da quattro soldi: storia di Ferdinando Ramann pornografo triestino in “Il territorio” a. 11, n. 22 (gennaio-aprile 1988), p. 73
2. Confronto a colpo d'occhio tra la nuova moneta di lega e quella di convenzione : utile ed indispensabile a conoscersi ad ogni classe di persone compilato da Guglielmo Weintraub. - Trieste : Tipografia del Lloyd austriaco, 1858. - [6] p. ; 20 cm.
3. Denuncia di fallimento colposo in Archivio di Stato di Trieste. I.R. Luogotenenza del Litorale provinciale di Trieste. Atti penali (1850/1923). B. 3031, fasc.367/1865
4. Denuncia di fallimento colposo in Archivio di stato di Trieste. I.R. Luogotenenza del Litorale provinciale di Trieste. Atti penali (1850/1923). B. 3031. fasc.
Letteralmente gli atti del tribunale recitano:
“Processo 1861-1863 b. 2975 fasc. 156 in Tribunale provinciale di Trieste. Atti penali.
Oggetto: Cornelius Grünewald pittore contro il fotografo Wilhelm Weintraub per offesa all'onore mediante stampati. Risulta che gli stampati non contengono alcuna offesa all'onore di C. Grünewald per cui si può procedere alla restituzione delle fotografie [letteralmente in tedesco stereoscopie].
Nota
Non ravvisando nel fatto riguardante le fotografie lascive attribuite dal danneggiato (d'altronde non meritevole di piena fede) al fotografo Weintraub l'estremo del pubblico scandalo voluto dal § 516 [“offese al buon costume o del pudore con pubblico scandalo”] si cede alla competenza di codesto inclito I. R. Tribunale Provinciale la denuncia di C. Grünewald cogli allegati (meno le accennate fotografie che si trattengono) per la creduta procedura colla dichiarazione che questa Procura di Stato non si prende ingerenza.
Trieste 14 agosto 1863 Il procuratore di stato”.
5. Sabina Pugliese, Fotografi a Trieste. Elenco dei fotografi attivi in città dal 1839 al 1918. Trieste : Luglio editore, 2017, p. 27.
Weintraub non perde l'occasione per richiamare l'attenzione su di sé.
Entra subito in lizza con i nomi degli altri fotografi conosciuti in città che stanno dimostrando da un decennio la loro abilità, avvalendosi in particolare del mezzo pubblicitario che è funzionale alle sue dichiarazioni pubbliche diffuse dai periodici.
È in grado di tenere dei corsi, della durata di tre mesi per gli amatori, con una sicurezza professionale che rasenta la millanteria. Ricordiamo che dall'aprile 1862 si vanta del titolo "I. R. esclusivamente privilegiato fotografo" e di esser stato presente alla Great London Exposition - la Grande Esposizione di Londra - che si tenne dal 1 maggio al 1 novembre 1862.
Presenta a più riprese su la Gazzetta del Popolo dal 19, 20 luglio, 3 agosto, al 28 settembre 1862 la sua proposta di un corso pratico venendo incontro al desiderio di tanti curiosi d'apprendere per hobby la nuova tecnica. Garantisce l'insegnamento della fisica e chimica fotografica, la messa in pratica per eseguire ritratti, vedute anche stereoscopiche e microscopiche, riproduzioni di disegni. La durata del corso è di tre mesi, articolato su tre classi, al costo di 50 fiorini. Conferma che presso il suo studio sono reperibili tutti gli ingredienti adatti agli esperimenti. Annuncia inoltre la prossima uscita del periodico Il Progresso delle Fotografia di cui è il redattore.
Si firma G. Weintraub Imp. reg. escl. privileg. fot. e membro della Società fotografica in Vienna, in Trieste Aquedotto N. 1980.
Capitano del vapore Oreste Pietro Tagliani, 1862
carte de visite
Collezione privata
Ritratto di ragazza, 1862-1863
carte de visite
In: Sabina Pugliese, Fotografi a Trieste. Elenco dei fotografi attivi in citta dal 1839 al 1918. Trieste : Luglio editore, 2017, p. 144
La ragazza in piedi che si appoggia sulla classica poltrona, arredamento immancabile in un salotto fotografico, osserva con serenità le operazioni del fotografo, attende lo scatto per poter muoversi dallo spazio ristretto in cui si è inserita.
Poche le varianti presenti nel Catalogo integrato dei beni culturali del Comune di Trieste. Grazie alle pettinature simili, gli abiti ben disposti, il volto qualche volta frontale, altre volte leggermente rivolto di lato, le donne ritratte sembrano frequentare lo stesso modesto salotto, tranne l'ultima giovane donna del cotè Sartorio. Si fa notare l'imbarazzo delle effigiate nel tenere una posizione naturale delle mani, appoggiate sulla poltrona o addirittura nascoste.
Gli avvisi a cui il fotografo ci ha abituato, non compaiono sulla stampa locale durante la prima metà dell'anno 1863. Si suppone che il nostro fotografo attenda la sentenza del tribunale che lo vedrà assolto dall'accusa imputatagli da Cornelius Grünewald. Nella seconda metà dell'anno informa il pubblico sulla sua attività e presenza nello studio con una battaglia pubblicitaria costante sui periodici La baba, Il grillo e Il Tempo.
Va sottolineato che è molto complesso e laborioso ricostruire la biografia lavorativa di Weintraub, unici indizi sono le pubblicità sui periodici che ci aggiornano sulla sua attività, quindi indizi molto selettivi ma veritieri.
Altrettanto interessante e movimentato è il suo rapporto con la giustizia in quanto è protagonista di periodici processi.
Gli avvisi ci conducono passo passo a scoprire i miglioramenti della sua tecnica e le sue scoperte: è in grado di trasferire i ritratti fotografici su tela, così da imitare i ritratti dipinti status simbol un tempo specifico solo della classe borghese e nobile che potevano permettersi l'opera di qualificati artisti.
Grazie alle stereoscopie è in grado di produrre dei cataloghi così da persuadere all'acquisto di macchine e opere d'arte tralasciando l'osservazione diretta del bene. Attento a soddisfare i suoi clienti pensa anche al loro intrattenimento mentre si preparano nel suo studio per essere ritratti, diffondendo nell'ambiente la musica.
È un vulcano d'idee e la stampa lo segnala con assiduità.
Su La Baba n. 35 del 29 aprile 1863 viene presentato per meriti speciali nella sezione Corbella termine che allude ad argomenti poco seri o per lo meno non importanti. In realtà viene elogiata la nitidezza e la precisione della sua tecnica fotografica che non ha confronti in città nè possibili rivali. Infatti dopo qualche mese, sempre nella stessa sezione, scopriamo che Weintraub è in grado di trasferire su quadri in tela i ritratti fotografici, metodo che non può essere rivelato (1).
Nell'articolo La fotografia applicata all'industria si descrive l'ambizioso programma del nostro fotografo che ha fondato l'Istituto di Esposizione stereoscopica con l'intento di far conoscere macchine, mobili, opere d'arte riprodotti in modo da mettere in rilievo, attraverso lo stereoscopio, le loro caratteristiche. Il vantaggio di tali riproduzioni è quello di offrire agli occhi dell'osservatore i prodotti in un'evidenza tridimensionale così da renderli appetibili, accompagnati dal prezzo di vendita e l'indirizzo del proprietario (2).
Con numerosi annunci Weintraub vanta il propio laboratorio chimico per la preparazione degli agenti che concorrono alla produzione delle fotografie, ne garantisce la purezza così da "vincere qualunque concorrenza". Il tema della nitidezza ricorre spesso, legata agli obiettivi e alle loro lenti come all'ottima resa dei preparati chimici che la garantiscono (3).
Weintraub è veramente un giovane ricco di idee e non perde occasione per metterle a frutto.
Nell'articolo intitolato Fotografia a suon di musica elogia la particolare attenzione psicologica che il fotografo riserva ai suoi clienti, volendo metterli a loro agio di fronte alla macchina fotografica. Si dimostra attento alle esigenze del cliente, a coglierne il disagio nell'assumere una posa, per cui escogita di diffondere nello studio durante le riprese una musica così da annullare gli irrigidimenti del corpo e dell'espressione. Ci riesce secondo l'avviso - la musica dona loro serenità - al punto da ottenere belle pose naturali ed espressioni velate da dolce malinconia.
Il giornalista de Il Grillo segnala la novità introdotta da Weintraub nominato ironicamante "l'Ercole, l'Encelado [un gigante] della fotografia" cioè il diffondersi della musica per rallegrare e rendere piacevole l'intrattenersi della clientela nel suo gabinetto.
L'escamotage si ammette è efficace, basandosi sull'effetto benefico di vari motivi che, se ben scelti, producono un'atmosfera di cui conosciamo anche oggi gli effetti. Basti pensare alle musiche diffuse nei grandi magazzini e supermercati! Viene pure svelato l'arcano sul come si ottiene la musica grazie ad un "colossale armonium a macchina" che si suppone ripete una serie di musiche senza essere azionato da alcuno (4).
Note
1. Su La Baba n. 54 (5 luglio 1863)
2. Su Il Tempo n. 162 ( 19 luglio 1863)
3. Su Il Tempo n. 166 del 24 luglio 1863 e ripetuto più volte n. 168, 170, 172, del 26, 29, 31 luglio 1863 e 174, 176 del 2, 5 agosto 1863.
4. Su Il Grillo, a. 1, n. 12 (4 ottobre 1863)
Ma non c'è pace per il nostro fotografo.
Durante l'estate scoppia il contenzioso tra Guglielmo Weintraub e Cornelius Grünewald di cui il pubblico che legge i periodici sarà informato puntualmente.
L'avviso su La Baba n. 63 del 5 agosto 1863 rende ufficiale il licenziamento che Weintraub applica nei confronti di Cornelius Grünewald, con il quale i rapporti si sono resi sempre più difficili. L'avviso sarà ripetuto anche
su Il Diavoletto n. 181 del 6 agosto e su Il Grillo n. 4 del 9 agosto 1863.
La replica del pittore non tarda e chiarisce molti aspetti del loro rapporto. Si dichiara innanzitutto artista indipendente, non lavorante al servizio di alcuno e non ritoccatore di fotografie. La collaborazione con il fotografo, di cui si riteneva amico, dichiara essere stata solo per i grandi ritratti ad olio, collaborazione che cessava non essendo ancora stato pagato per quelli già eseguiti.
La pubblicità sul suo licenziamento dettata da pura vendetta, lo induce a prendere le distanze da tale personaggio, che si avvale di qualsiasi mezzo per catturare l'attenzione del pubblico.
La firma ribadisce la sua qualifica di Ritrattista con studio al Corso n. 43.
Dichiarazione di Grünewald su Il Diavoletto n. 182 del 7 agosto 1863.
Il carattere irruento e focoso di Weintraub si rivela in un'articolata risposta degna di un avvocato del foro per le ripetute riprese e le puntuali battute pubblicata con il titolo Articolo comunicato su "Il Diavoletto" n. 184 del 9 agosto.
Annuncia al pubblico che Grünewald è mosso da invidia e vendetta per cui quanto enunciato sono solo calunnie mosse dal caro signor artista indipendente ex suo lavorante. Con tale appellativo si rivolge direttamente a Grünewald per sciorinare in ordine le pungenti repliche. Inizia l'elenco con il ricordare come il pittore si fosse sottoposto ad umili incombenze quali pulire lo studio e a fissare con la colla sui cartoncini i ritratti fotografici, lavoro e servizi che gli sono stati retribuiti regolarmente e non accettati per pura amicizia. Weintraub ribadisce che non avrà più bisogno dei suoi servizi e si augura che il pittore nel suo studio al Corso n. 43 abbia delle commissioni quale ritrattista. Rispetto all'augurio di rovina che gli ha inviato non darà frutti in quanto è conosciuto e vanta il riconoscimento ufficiale ricevuto dall'I.R.Ministero d'Industria di Vienna “pel mio zelo e la mia attività” e ironizza con acribia sulle lodi ricevute dal ritratto di un committente di Pola eseguito da Grünewald che è stato paragonato a un'opera di Raffaello.
Weintraub sta vivendo un momento fortunato: ha uno studio con un socio, Weintraub & C., a Trieste, ma anche nella capitale Vienna, informa che presso il suo studio e del suo socio, che potrebbe essere il dilettante Alberto Byk, si possono acquistare i preparati chimici fondamentali per la riuscita delle fotografie: il nitrato d'argento, l'etere, l'alcool e il collodio. Si possono inoltre trovare le macchine, gli utensili, la carta di buona qualità che permettono di raggiungere buoni risultati (1).
Annuncia il 10 settembre del 1863 la partenza per il porto di Fiume, dove aprirà un nuovo studio, mosso dalla sua irrequieta volontà di successo. Ma la sua assenza dura una sola settimana e non si hanno notizie del successo di questa iniziativa (2).
Dopo un mese mette in atto un'altra iniziativa. Annuncia che ricerca "un giovane di buona famiglia che possa garantire per lui" o disposto a "prestare una cauzione di 500 fiorini per occupare un posto a Vienna" non ben identificato (3).
1. L'annuncio Fabbrica di macchine, utensili, carta e preparati chimici per la Fotografia di G. Weintraub & C. su Il Grillo n. 8 del 6 settembre 1863.
2. Su La Baba n. 75 del 16 settembre 1863.
3. Su La Baba n. 85 del 21 ottobre 1863.
A novembre il vulcanico e geniale fotografo si sperimenta in un'interessante invenzione.
Grazie alla fotografia i ritratti saranno resi come sculture.
La notizia incuriosisce e crea notevoli aspettative.
Su Il Diavoletto n. 267 del 17 novembre 1863.
Sul periodico Il Grillo del 13 dicembre 1863 compare un articolo non firmato che presenta un titolo affascinante
La fotoscultura o meglio l'arte di scolpire con la luce. Questa nuova possibilità di creare ritratti in rilievo è stata presentata al Governatore dal fotografo Weintraub grazie ad un macchinario da lui inventato.
La scoperta ha talmente affascinato il Governatore, che consultato un professore di chimica, farà ottenere al fotografo un sussidio per continuare il suo esperimento.
Per far conoscere questa nuova arte compare l'Articolo comunicato al redattore Vincenzo Antonio Bacichi de Il Grillo, da un personaggio che vuole rimanere anonimo per cui la redazione lo
presenta come è solita con l'acronimo Y. X. Z.
Chi scrive è ben informato sull'invenzione della fotoscultura e cita correttamente le sue fonti.
In sintesi l'articolo accusa Weintraub di "spudorata ciarlataneria" in quanto si professa inventore della macchina per la fotoscultura. Per contestare la sua affermazione si cita un articolo uscito sull'Illustrirter Faust-Kalendar n. 7 del 1863 p. 239 che ne attesta la recente scoperta e ne spiega la tecnica illustrata in un esperimento a Parigi. Nello stesso articolo si spiegano altri progressi come la stampa a colori e la riproduzione su seta di prove fotografiche di fiori ad opera di Léon Landmann. Alla luce di queste informazioni si definisce Weintraub "muso rotto" (1) - modo di dire tipico in area veneta - per chi sostiene le proprie tesi con spudorata faccia tosta.
Nota
1. Muso rotto, che potrebbe anche scriversi Musoroto o Muso da putana, Faccia di pallottola; Fronte invetriata; Faccia sfrontata; Sfacciatuggine; Dileggiatezza. Far del cuor rocca; Far faccia; Frontoso; Fronte di meretrice; Tirar giù la buffa .La ga roto el muso per tempo, S'è sfruntata per tempo. In: Giuseppe Boerio, Dizionario del dialetto veneto. 1856
La replica di Weintraub su La Baba n. 102 del 20 dicembre 1863 contro l'articolo pubblicato su Il Grillo di cui è proprietario e redattore responsabile Pietro L. Generini punta diritta alla questione.
Ammette d'esser stato informato della pubblicazione "delle infami offese" recatami dal fotografo X. Y. Z. dallo stesso direttore de Il Grillo e della sua disponibilità allo offrirgli lo spazio per difendersi sul n. 26 immediatamente successivo. Ha dubbi però sulla correttezza dell'operazione del direttore, in quanto la presentazione della sua invenzione risale a tre mesi addietro, mentre l'articolo che parla e annuncia la fotoscultura risale solo a un mese addietro, aggiunge inoltre che la sua macchina da fotoscultura è stata presentata allo stesso Governatore, che l'ha elogiata. A Weintraub preme opporsi al fotografo innominato, che insinua vuole "colla sua venuta da Vienna di atterrare tutt'i fotografi qui stabiliti" e lo sfida ad una gara di abilità cioè di proporre al giudizio del pubblico la riuscita di ritratti da loro eseguiti "di persone conosciute a Trieste".
Dopo le critiche e le insinuazioni apparse sui periodici Weintraub potrà vantarsi d'aver ottenuto il riconoscimento riguardante la sua invenzione, ha il privilegio esclusivo dell'apparecchio per un anno a partire dal 7 marzo 1864.
Il documento è conservato presso l'Archivio di stato di Trieste: "K.K. Statthalterei zu Trieste N. 4062/700 dd. 16.2. praes. 6.3 1864 e recita testualmente:
Notificazione
"L'I. R. Ministero del Commercio e dell'Economia pubblica comunica ha accordato al fotografo Guglielmo Weintraub di Trieste un privilegio esclusivo della durata di un anno per l'invenzione di un apparecchio per la fotoscultura.
Ciò che si porta a comune notizia Dall'I.R. Luogotenenza
Trieste 7 marzo 1864".
L'inizio del 1864 lo lascia ben sperare nella buona fortuna “io avevo sotto le mie dipendenze nientemeno che 14 fotografi”, ma si profilano avvenimenti contrari: il freddo intenso che si protrae per tutto marzo e rende impossibile la continuazione dei lavori e la nuova concorrenza. Aprono studi Edmund Lichtenstern, Rotta [Rota, G. & Kappler, A.], Alberto Rieger, Giuseppe Heiserer che ha lo studio in via della Torre dietro la chiesa di Sant'Antonio Nuovo, lo stesso Ferdinando Ramann si ripresenta con il nuovo studio.
Weintraub per la seconda volta abbassa i prezzi, perché - si giustifica – correva il rischio di dover chiudere lo studio. Questa volta l'espediente non raggiunge l'effetto sperato, per la posizione centrale degli altri studi nessuno “pensava di farsi un ritratto all'Acquedotto” (1)..
È costretto a dichiarare fallimento, anche se il deficit non è molto rilevante, i motivi a sua difesa sono una non lieve malattia sofferta nel 1863, ma Alberto Byk lo accusa di uno smodato dispendio di denaro per il ritiro di mobili da Berlino non sufficientemente giustificato. La sua difesa è debole, nega d'aver avuto la percezione del proprio sbilanciamento, compiendo altre azioni che aggravano i suoi debiti, deve pertanto cedere la propria sostanza a favore dei creditori, dichiarare un deficit di 2007 fiorini, chiudere lo studio all'Acquedotto n. 1980, evita l'arresto personale, può trattenere solo i mobili essenziali, i vestiti e l'attrezzatura di lavoro d'assoluta necessità. La data sui documenti del tribunale riporta 28 gennaio 1865.
Descrizione personale Guglielmo Weintraub:
Statura bassa
corporatura forte
carnagione bianca
capelli neri
occhi neri
mento barba
barba pizzo a pieno
mustacchi
occhi neri
vestito ... Firma Chiaruttini
In Busta 3031 fasc. 367 1865.12 Processo per fallimeto Direzione di polizia
Nello stesso incartamento del Processo per fallimento, sono elencati tutti i processi sostenuti dal fotografo sino all'8 novembre 1865.
La sua intraprendenza lo porta ad un'altra attività, ai “giochi di prestigio”.
Il nostro personaggio Weintraub è vivace, inquieto vuole con orgoglio distinguersi nel settore che lo appassiona, non vuole arrendersi ai colpi del destino, ma spesso si muove con troppa irruenza e faciloneria, andando incontro a numerosi processi.
A marzo del 1864 subisce la Denuncia penale di Antonio Gugliemo Matuch al N.o 759-60 contro il sig. Guglielmo Weintraub qui al N.o 1980.
La vicenda è semplice, avendo bisogno di un apparecchio con una lente del diametro di 7 pollici per la produzione di ritratti e paesaggi fotografici della fabbrica di Jamin Darlot a Parigi con camera a cassetta, contatta Antonio Guglielmo Matuch che ne possiede una di proprietà dal sig. Teodoro Hauser in parziale pagamento di un credito vantato in suo confronto. Il 28 febbraio Matuch e Weintraub concordano la vendita, al prezzo convenuto e stabilito di 500 fiorini, di cui la metà da versare appena ricevuto l'apparato e l'altra a tre mesi da tale data. Ma la vicenda non seguirà l'andamento prestabilito. Weintraub non sta ai patti, non paga la prima rata, anzi dichiara ch'egli aveva soltanto simulato verso il Matuch di volerlo acquistare all'unico scopo di impossessarsene onde trattenerlo quale pegno per assicurare un debito vantato da una casa di Berlino nei confronto di Teodoro Hauser (2). Capziosi pretesti per impossessarsi dell'apparecchio gratis. La causa andrà a buon fine, in quanto per non incorrere in una sanzione Weintraub restituisce l'apparecchio fotografico.
L'1 settembre dello stesso anno Weintraub si ripresenta all'Inclito I. R. Tribunale, questa volta è egli stesso che accusa "di infedeltà" il direttore del suo studio Giuseppe Heiserer.
L'infedeltà è intesa come non rispetto dei patti del loro contratto, in quanto Heiserer è imputato di non aver versato quotidianamente l'incassato denaro al titolare e in sua assenza di non aver consegnato ai suoi famigliari " la specifica sugli introiti e le spese giornaliere". Weintraub infatti accusa il direttore d'essersi trattenuto 97 fiorini, ma ogni dato a prova di ciò viene a mancare.
Heiserer sostiene che ogni sua azione poteva essere confermata dal libro tenuto dalla famiglia del Wentraub nel quale venivano riportati i versamenti degli incassi giornalieri, ammette che la sua unica infrazione può consistere dell'importo di 19 fiorini, in quanto entrata non dichiarata, e tale cifra potrebbe eventualemente costituire "contavvenzione d'infedeltà".
Il tribunale chiude la procedura "di infedeltà", non ravvisando nel fatto gli estremi criminosi e decide di cedere gli atti processuali per la competente procedura alla locale Pretura penale in data Trieste 24 settembre 1864.
Molto probabilmente dopo tale processo il rapporto tra Weintraub e Heiserer termina, quest'ultimo che potenzialmente poteva essere un “buon maestro” lascia il giovane emergente fotografo e continua ad esercitare la professione in proprio, dato confermato dall'Almanacco e Guida scematica del 1866 in via delle Torri 935-3, ma già l'anno dopo perdiamo le sue tracce.
Note
1. Archivio di Stato di Trieste/ I. R. Luogotenenza del Litorale/ Tribunale Provinciale di Ts/ Atti Penali (1850/ 1923). B. 3010, f. 121 /1864
2. Archivio di Stato di Trieste/ I. R. Luogotenenza del Litorale/ Tribunale Provinciale di Ts/ Atti Penali (1850/ 1923). Busta 3012 fasc. 613 1864.09 Processo contro G. Heiserer.
Dal 1865 al 1866 è in Corso 669-39.
Il nostro personaggio Weintraub è vivace, inquieto vuole con orgoglio distinguersi nel settore che lo appassiona, non vuole arrendersi ai colpi del destino, ma spesso si muove con troppa irruenza e faciloneria, andando incontro a numerosi processi.
Nel 1865 a tale indirizzo – testimoniano le Guide scematiche e i logo di alcuni positivi – sono presenti sia lo studio Photographie Parisienne al secondo piano sia lo Studio fotografico triestino di Luigia Bolsico che specifica “nella casa fu Birraria Vecchia vicino al Monte verde in secondo piano nell'orto”, ma anche l'atelier di Leopoldo Goldstein (1819-1894), da poco approdato a Trieste dalla Galizia in cooperazione con lo stesso Weintraub, per il solo 1865.
In seguito nello stesso studio si avvicenderanno Antonio Lindehmer (1867-1873), Antonio Patay (1874-1889) e Antonio Moretti (1890-1892).
L'essere in una posizione vicino a Piazza della legna [Piazza Goldoni], la fama degli studi e forse anche la condivisione degli archivi, non solo delle attrezzature, facilita la frequenza di un'affezionata clientela che sa dove poter richiedere le copie dei propri ritratti.
È socio della Società Fotografica di Vienna, annuncio che verrà ripetuto anche il 23 aprile dello stesso anno.
A partire dagli anni Sessanta acquisisce una maggiore abilità, si sperimenta e resta affascinato dalle possibilità che la fotografia gli può offrire anche di notorietà rispetto agli altri professionisti che si affacciano sulla piazza triestina.
Weintraub ama autodefinirsi "fotografo e fotoscultore privilegiato". Il suo studio è anche "Deposito ingredienti e macchine. Scuola di fotografia. Fotografia di notte. Stereoscopi e vedute". Chierico, inteso come esperto che è referente per la tecnica fotografica e suoi aggiornamenti, e membro delle Società fotografiche di Vienna e di Berlino, è specialista nei processi meccanici di fotoriproduzione e in fotolitografia, fototipia, chimigrafia e vitrotipia. Quest'ultima tecnica gli permette di sperimentarsi nella riproduzione a colore e a fuoco di immagini fotografiche su tazze e piatti di porcellana e di coccio oltre che sul cristallo.
Si vanta inoltre nel logo d'essere l'inventore di una macchina fotografica, della tecnica della fotoscultura e di un'invenzione stereoscopica.
Nel 1868 fonda il periodico Giornale di fotografia che ha però vita breve. Nell'editoriale del primo numero datato 15 agosto 1868, scusandosi di non essere perfettamente padrone della lingua italiana, scrive: "Ricompenserà questa mia mancanza, nel mio giornale coll'introdurre in Italia quel progresso della fotografia di che si vanta altamente tutta la Germania, col farvi rapporto di tutto che succede nella sfera fotografica sia in Germania che in Francia, non omettendo nessuna particolarità riguardante arte od interessi".
A Trieste continua a cambiare sede, a spostarsi, dal 1867 al 1870 ca. ha uno studio in palazzo Panfili, dietro la Dogana [via Squero Nuovo 990 – 4, oggi via Milano].
Il nostro girovago riprende in quell'anno i suoi spostamenti nelle città del sud d'Italia.
Nel 1870 è a Salerno: le fonti salernitane testimoniano la sua presenza a Salerno in via Arco di Piazza dall'anno 1860 al 1875. Sicuramente è a Salerno l'ultimo giorno di Carnevale il 25 gennaio del 1879 , dove aveva uno studio in Piazza Abate Conforti, in quanto da vero fotoreporter testimonia la grande mareggiata e tutte le sue conseguenze avvenuta quel giorno. La serie comprende ben sette immagini che all'epoca fecero il giro del mondo, mostrando come tre grandi navi erano rimaste tra il molo esterno del vecchio porto e il suo ingresso, tra queste il piroscafo a tre alberi inglese Silistria, che sorpreso dalla forza delle onde, si inabissò trascinando con sè tutto l'equipaggio: unico sperstite il cuoco di bordo. A Salerno nel 1875 sposta il suo studio al Largo Portavecchia sino al 1879 e poi in salita San Matteo sino al 1881. Il fatto che lo studio fotografico fosse a lui intestato non garantisce la sua continua presenza sul posto.
Infatti ritorna a Trieste dal 1882 al 1883 in piazza della Borsa 6 – sono passati quasi dieci anni che lo hanno impegnato nelle filiali di Napoli, Salerno, Messina – molto probabilmente è a Trieste per documentare l'evento dell'anno l'Esposizione industriale agricola austro-ungarica a Sant'Andrea che firma come Fotografia Daguerre sia con il proprio autografo.
Nel 1884 allo stesso indirizzo troviamo lo studio di A. Eram & C. Fotografia Daguerre e nel 1885 lo studio Emblemi e Ballarini con la stessa denominazione Fotografia Daguerre, titolo che garantiva un'abilità tecnica dalle origini e suggerisce, anche in questo caso, una successione, dal momento che Weintraub muore nel 1884.
La Fototeca dei Civici Musei di Trieste conserva ben 59 servizi a suo nome. Esercitando essenzialmente e con successo l’arte del ritratto e contando fra i suoi clienti esponenti dell’alta borghesia aristocratica e del mondo politico, molte sono le carte de visite che appartengono per lo più agli album della famiglia Sartorio, ma dà ottima prova d'esperto fotografo industriale sia d'interni sia d'esterni nei servizi della nominata esposizione del 1882.