alias Weintraub e Damianos Wilhelm Weintraub Studio fotografico Daguerre
Ritratto di Guglielmo Weintraub sul verso di una carte de visite. In Piero Becchetti, Fotografi e fotografia in Italia : 1839-1880. Roma : Quasar, 1978, p. 12.
Presuno ritratto di Guglielmo Weintraub in Guglielmo Weintraub un fotografo privilegiato in "Nuovo monitore napoletano"
Un'altra notevole ed inquieta personalità che opera a Trieste solo per pochi anni, ma vi lascerà il segno è il
fotografo Guglielmo Weintraub.
La famiglia Weintraub, appartenente alla Comunità ebraica di cui Guglielmo è il primogenito, ha alle spalle varie peregrinazioni dal paese d'origine la Polonia. Risulta residente a Trieste nel censimento del 1856 e precisamente nella casa in via S. Nicolò n. 708 (fu di proprietà Guetta), attuale n. 27, che corrisponde all'area dell'Hotel Continentale su cui sorgeva una casa più antica (l'edificio dell'hotel è del 1875).
All'epoca è composta dal padre Elia (Enrico) Hirsch Weintraub, nato nel 1811 secondo il censimento del 1859, ma nel censimento del 1866 la data cambia in 1800 e nel censimento del 1870 si dichiara che ha 66 anni quindi è nato nel 1804, morto il 9 settembre 1872, definito nei censimenti “trafficante” o negoziante.
La madre Nina Schðnheit (detta anche Nina, Guglielma, Guglielmina), nata nel 1817 secondo il
censimento del 1859, nel censimento del 1866 si dichiara nata nel 1811, ma in quello del 1870 risulta avere 56 anni quindi nata nel 1814 morta il 17 dicembre
1877.
I figli: Guglielmo nato a Vienna il 25 agosto 1837, mentre Enrica del 1842, Leopoldo del 1844, Bertoldo del 1852 e Rosa nata nel 1856.02.18 risultano nati in vari luoghi secondo il censimento del 1859, le date di nascita sono confermate dal censimento del 1866 e del 1870). (1).
Guglielmo è sicuramente presente a Trieste l'8 novembre 1856, lo scopriamo in un documento ufficiale emesso dall'I.r. Tribunale provinciale di Trieste (2), ma anche dalle carte conservate presso la Comunità ebraica che conferma la presenza della famiglia Weintraub a Trieste in occasione della nascita di una figlia nata il 18 febbraio 1856 che sarà chiamata Scheindel Rosa di Elia Hirsch Weintraub e di Nina Schðnheit.
La famiglia gestisce la produzione di coperte, ma anche di stoffe e gonnelle in seta rinforzate da balene in pieno centro cioè
in Corso n. 709.
La fabbrica di coperte è gestita dalla famiglia Weintraub: l'avviso compare su Il diavoletto n. 253 del 14 settembre 1856.
L'attività della famiglia compare pure sull'Almanacco e Guida scematica di Trieste per l'anno 1862.
Il nome Weintraub è seguito da E. H. che sciogliamo in Elia Hirsch.
Nel 1857 veniamo a conoscere il suo modo d'affrontare la vita con baldanzosa spregiudicatezza.
Dagli atti del tribunale scopriamo che Guglielmo Weintraub nato a Vienna il 25 agosto 1837 di Elia, di anni 19, celibe, di religione ebraica è accusato di crimine per truffa. In sintesi, il giovane Weintraub aveva fatto credere ad un sarto, tale Cociancig, grazie al suo aspetto rassicurante e grazie all'affermazione di godere della protezione di un religioso, di poter soddisfare alle rate sottoscritte per dei vestiti confezionati a credito. Inoltre si era dichiarato impiegato e figlio di un consigliere la cui paga era di 1000 e più fiorini, oltre a vantare la conoscenza del caporale Pasquali persona nota. Per il tribunale, mancando gli estremi del crimine di truffa che non è andata a buon fine, non resta che l'azione civile. Sarà scagionato dall'accusa in quanto giovane diciannovenne millantatore, ma non truffatore. Dagli atti apprendiamo che si dichiara di religione ebraica, religione che abbandonerà in seguito o per lo meno negli atti ufficiali a seguire si proclamerà cattolico.
Un primo esordio sulla scena della vita che indica una volontà di ascesa sociale.
Guglielmo Weintraub passati alcuni anni di apprendimento si presenta come litografo. È un percorso obbligato come è già avvenuto, lo ricordiamo, per Giuseppe Malovich, entrambi hanno dapprima una formazione di litografi e solo in un secondo tempo si sperimentano nella tecnica fotografica.
La litografia offre delle possibilità che saranno anche quella della fotografia: permette la riproducibilità di più copie dell'opera tratte dalla matrice, richiede la conoscenza della stampa fisico-chimica e la capacità artistica dell'autore che può valorizzare il soggetto da riprodurre. La litografia inventata alla fine del Settecento da Alois Senefelder ungherese si diffuse rapidamente sul continente europeo, promossa come strumento di propagazione anche dai governi, è usata in particolare per vedute e ritratti, soggetti che avranno molto successo anche in fotografia.
È molto probabile si sia formato nello Stabilimento artistico del Lloyd che vanta la produzione di incisioni in acciaio e in rame. La conferma a tale ipotesi è data da una pubblicazione di cui è l'autore, edita dalla Tipografia del Lloyd austriaco nel 1858, che descrive in poche paginette come distinguere una nuova moneta, intitolata Confronto a colpo d'occhio tra la nuova moneta di lega e quella di convenzione: utile ed indispensabile a conoscersi ad ogni classe di persone (3).
Una nota di merito alla sua abilità di litografo è segnalata su Il diavoletto n. 2 del 2 gennaio 1858 che citiamo letteralmente "Dalla tipografia del Lloyd austriaco è uscita parimenti, una tabella, contenente un confronto a colpo d'occhio tra la nuova moneta di lega e quella di convenzione, compilata dal giovane ventenne Guglielmo Weintraub di Trieste; lavoro questo utile e necessario a tutti, e ognuno può facilmente procurarselo perchè di tenuissima spesa."
Lo stesso Weintraub rilascia un ampio racconto di quanto gli accade in quegli anni (4). Sin dal 1857 convive con una giovane donna triestina, Luigia Bulzic [trascritto anche Bulsich], unione contrastata dal padre, in quanto i matrimoni misti non sono ancora accettati per legge e non avendo Guglielmo, tra l'altro, la maggiore età. Per mantenersi e provvedere alla sussistenza della coppia che è in attesa di un bambino, nello stesso anno si reca a Smirne dove ottiene un impiego presso una società inglese addetta alla costruzione di una casa penale, avvalendosi dei suoi studi al Politecnico - come dichiara e viene trascritto negli atti del tribunale -, ma sciogliendosi la società, è costretto ad imbarcarsi su un vapore del Lloyd austriaco e a raggiungere la Siria. Qui riesce a lavorare come incisore spostandosi in più “stazioni”, giungendo sino a Gerusalemme con una tappa ad Alessandria d'Egitto prima di ritornare a Smirne. Il suo allontanamento da Trieste dura nove mesi, con i risparmi fatti si decide di ritornare a casa e a tentare la fortuna presentando l'esperienza fatta all'estero.
Nel 1860 si pubblicizza su Il Diavoletto n. 268 del 18 novembre dichiarandosi “L'incisore di Vienna Guglielmo Weintraub, junior incide monete, medaglie, stemmi, suggelli, timbri, ecc., ecc., tanto in legno e in metallo come pure in pietra… Avendo il suddetto artista avuto l'onore di eseguire lavori, tanto per sua maestà il Gran Sultano come pure pell'eccelso I.R. Governo di qui, pell'inclita Direzione dei Civici dazj ed altri Dicasteri pubblici e privati a tutta loro soddisfazione, spera che gli verrà accordata la preferenza anche da questo rispettabile ceto mercantile. Abita in via Ss. Trinità al civico numero 550, in primo piano e tiene il suo lavoratorio sotto la Borsa Vecchia. Trieste li 16 novembre 1860”. Ha 23 anni, per la prima volta si presenta al pubblico e vuole conquistare un suo ruolo in un campo, l'incisione, che vanta già notevoli figure di professionisti, i fratelli Rieger ad esempio.
Un anno dopo ripete l'annuncio su Il diavoletto n. 237 del 10 ottobre 1861 riconfermando che il suo studio è sotto la Borsa Vecchia, l'avviso lo definisce incisore di Vienna anche se negli atti ufficiali viene già definito professionalmente come fotografo.
Note
1. Nel censimento del 1859 la famiglia assieme ai figli abita nel caseggiato N. 709, quindi abitazione e luogo di lavoro coincidono come in tanti altri casi e molto probabilmente tutti i familiari vi concorrono. Guglielmo però nello stesso censimento risulta abitare da solo al n. 200 di Chiarbola superiore. Il censimento del 1865 notifica i componenti della famiglia: Enrico negoziante, Guglielmina moglie, Enrichetta, Bertoldo e Rosa figli. Il censimento del 1868 conferma il numero di abitazione n. 709/267 e la presenza di Elia "negoziante in manifatture" con la moglie Nina. Ringrazio per la ricerca presso l'Archivio della Comunità e le preziose informazioni fornitemi dalla dott.ssa Annalisa Di Fant e da Livio Vasieri.
2. Denuncia per truffa (G. Weintraub) Archivio di Stato di Trieste/ I. R. Luogotenenza del Litorale/ Tribunale Provinciale di Ts/ Atti Penali (1850/ 1923) b. 2918, f. 507/ 1856
3. Confronto a colpo d'occhio tra la nuova moneta di lega e quella di convenzione : utile ed indispensabile a conoscersi ad ogni classe di persone compilato da Guglielmo Weintraub. - Trieste : Tipografia del Lloyd austriaco, 1858. - [6] p. ; 20 cm.
4. Denuncia di fallimento colposo Archivio di stato di Trieste/I.R.L Luogotenenza del Litorale/Tribunale Provinciale di Ts/Atti Penali (1850/1923) b. 3231, f. 367/1865.
I suoi tentativi d'affermarsi non si fermano, si diletta di fotografia “nelle ore d'ozio mi divertivo a fare questa, a ritrarre qualche veduta”, al punto che lo stesso padre lo sostiena economicamente per un soggiorno a Vienna della durata di un mese così da apprenderla presso uno studio. Al suo ritorno vende gli attrezzi d'incisore e con un prestito avuto dal padre apre il suo studio fotografico in via dell'Acquedotto. Gli inizi sono favorevoli al punto che il capitale investito non è sufficiente ad acquistare tutte le attrezzature per accontentare la clientela, dopo tre mesi si associa con il fotografo dilettante Alberto Byk che partecipa con la quota di 1000 fiorini così da permettere il potenziamento delle attrezzature. La società resiste solo cinque mesi, lo stesso Weintraub confessa “siccome tanto io quanto il Byk siamo dotati di un temperamento mutevole”, lo scioglimento della società comporta la restituzione a rate dell'importo versato da parte del professionista per un totale di 3000 fiorini. “Rimasto solo i miei affari prosperavano e sino all'agosto dell'anno 1863 io potevo contare dei vistosi guadagni”, in quanto avevo seguito il suggerimento del fotografo Augusto Tominz “di ribassare i prezzi sino allora tenuti con i ritratti a fiorini 9,80 la dozzina” (1).
I guadagni erano anche di un certo tipo e non tutti dichiarabili, lo si evince dalla causa del 1861 intentata a Weintraub da Cornelius Grünewald che lo denuncia di "offesa all'onore mediante stampati". La causa seguirà il suo iter e avrà conclusione nel 1863 con rivendicazioni diffuse anche a mezzo stampa da entrambe le parti (2). La collaborazione con lo studio fotografico del pittore Grünewald durerà un anno dal marzo 1862 al febbraio 1863, temendo d'essere coinvolto in situazioni quasi illegali e volendo continuare la sua attività senza ombre o imposizioni, il pittore si metterà in proprio.
Gli antefatti deducibili dalle fonti sono chiari. Cornelius Grünewald [alias Grünwald], nato a Dresda nel 1828, di origini ebraiche, è un pittore ritrattista affermato, ma come tanti artisti dell'epoca deve arrabattarsi e prestare la propria opera a chi gli offre lavoro, quindi è presente anche presso lo studio fotografico di Weintraub proprio in qualità di pittore che ritocca e colora i vari ritratti ingranditi, ma non solo.
Nel 1861 svolge il proprio apprendistato presso lo studio Weintraub in Acquedotto 1980, da qui la denuncia contro il più giovane professionista, intraprendente ma già qualificato (Guglielmo ha 24 anni Cornelius 33).
Il caso affrontato dal tribunale è descritto chiaramente, si tratta della
diffusione di fotografie pornografiche, così le definiamo, produzione che non coinvolge il pittore Grünewald che prende chiaramente la distanza dell'operato di Weintraub. Interessante è quanto deduciamo dagli atti. Il nostro fotografo produce fotografie osè
stereoscopiche, una novità per quanto riguarda il mercato della città (3).
Una nota scritta in italiano, rispetto a tutti i documenti in tedesco, specifica “non ravvisando nel fatto riguardante le fotografie lascive attribuite dal danneggiato (d'altronde non meritevole di piena fede) al fotografo Weintraub, l'estremo del pubblico scandalo voluto dal Paragrafo 516 [“offese al buon costume o del pudore con pubblico scandalo”], si cede alla competenza di codesto inclito I. R. Tribunale Provinciale la denuncia di C. Grünewald cogli allegati (meno le accennate fotografie che si trattengono)”.
È chiaro su quali basi si fondasse la causa, al centro della questione sono le fotografie licenziose, che il pittore Grünewald non voleva gli venissero in qualche modo attribuite, per non perdere una clientela che si stava a poco a poco conquistando con i ritratti.
Guglielmo Weintraub invece è una personalità irruenta che vuole calcare la scena e fare fortuna.
Il 12 settembre dello stesso anno denuncia alla Pretura penale il fotografo Ferdinando Ramann e gli intenta una causa appellandosi al paragrafo 491 del Codice penale austriaco [ Sulle pubbliche ingiurie] che contempla la colpevolezza di chi tramite stampa offende una persona e la espone al "pubblico dileggio". Sotto questa formula "per titolo di lesione d'onore" comunemente si contemplavano talvolta quelle che oggi definiremmo violazioni di copyright o più spesso semplici critiche al lavoro altrui. Il tribunale viste le prove addotte, sentenzierà un nulla a procedere. La vicenda giudiziaria terminerà nel 1864 (4).
Note
1. Il dilettante Alberto Byk condivide lo studio con Weintraub dal 1862, ma lo lascia nel 1863 in Sabina Pugliese, Fotografi a Trieste. Elenco dei fotografi attivi in città dal 1839 al 1918. Trieste : Luglio editore, 2017, p. 27.
Denuncia di fallimento colposo Archivio di Stato di Trieste/I.R. Luogotenenza del Litorale provinciale di Trieste/Atti penali (1850/1923) b. 3031, fasc.367/18652.
2. Denuncia di C. Grünewald contro W. Weintraub. Archivio di Stato di Trieste/I. R. Luogotenenza del Litorale/ Tribunale Provinciale di Ts/ Atti Penali (1850/ 1923) b. 2975, fasc. 156
Letteralmente gli atti del tribunale recitano:
“Processo 1861-1863 b. 2975 fasc. 156 in Tribunale provinciale di Trieste. Atti penali.
Oggetto: Cornelius Grünewald pittore contro il fotografo Wilhelm Weintraub per offesa all'onore mediante stampati. Risulta che gli stampati non contengono alcuna offesa all'onore di C. Grünewald per cui si può procedere alla restituzione delle fotografie [letteralmente in tedesco stereoscopie].
Nota
Non ravvisando nel fatto riguardante le fotografie lascive attribuite dal danneggiato (d'altronde non meritevole di piena fede) al fotografo Weintraub l'estremo del pubblico scandalo voluto dal § 516 [“offese al buon costume o del pudore con pubblico scandalo”] si cede alla competenza di codesto inclito I. R. Tribunale Provinciale la denuncia di C. Grünewald cogli allegati (meno le accennate fotografie che si trattengono) per la creduta procedura colla dichiarazione che questa Procura di Stato non si prende ingerenza.
Trieste 14 agosto 1863 Il procuratore di stato”.
3. Giovanni Spizzo, Quelle vecchie foto osé. Agli albori della foto oscena da quattro soldi: storia di Ferdinando Ramann pornografo triestino in “Il territorio” a. 11, n. 22 (gennaio-aprile 1988), p. 73
4.Denuncia Weintraub contro Ramann per titolo di lezione d'onore. Archivio di stato/ Direzione di polizia/Atti presidiali fasc. 1501-2867 a. 1888/ b. 94, fasc. 1633
Il 28 marzo 1862 si presenta ufficialmente come il proprietario e direttore del Nuovo studio fotografico sito in via Acquedotto 1980-27 premurandosi di avvertire il pubblico della temporanea chiusura, otto giorni per la precisione cioè il tempo di attesa necessario per ricevere un'ambito riconoscimento. Infatti conferma d'aver ottenuto il diploma di socio della Società Fotografica di Vienna, nella sala verde dell'I.R. Accademia delle scienze nel Palazzo dell'I.R. Università di Vienna dalle mani dell'I.R. Fotografo di corte Lodovico Angerer assieme al generale consenso degli altri deputati. L'annuncio verrà ripetuto anche il 23 aprile su Il Diavoletto.
L'innominato fotografo - in quanto non compare alcun nome negli avvisi - attivo in Acquedotto al n. 1980 è il nostro Guglielmo, lo scopriamo, cinque mesi dopo, in un avviso del 3 settembre. In seguito la sede dello studio compare allo stesso indirizzo dal 1863 al 1864 sul relativo Almanacco e Guida scematica per l'anno e nei vari avvisi sui periodici.
Apprendiamo che il nostro i.r. privilegiato fotografo, ritornato da un suo viaggio, non solo ha acquisito nuove apparecchiature, ma anche tecniche nuove, rispetto alla concorrenza. Vanta infatti di poter fotografare di notte senza alcuna illuminazione e ciò avverrà dal 1 novembre 1862.
Annuncio Fotografia di notte su Il Diavoletto n. 209 del 3 settembre 1862.
Weintraub sa trarre vanto da ogni sua iniziativa, dimenticando di nominare le sue fonti. In questo caso afferma d'essere in grado di fotografare anche al buio, non citando il grande fotografo francese Nadar che fu uno dei primi sperimentatori del flash al magnesio, essendo un grande studioso della luce e dell’illuminazione in un set fotografico. In merito a questo argomento disse: “La teoria fotografica si impara in un’ora; le prime nozioni pratiche in un giorno … quello che non si impara … è il senso della luce … è la valutazione artistica degli effetti prodotti dalle luci diverse e combinate”. In Lorenzo Pica, L'arte della fotografia: Nadar.
<https://imalpensanti.it/2018/06/larte-fotografia-nadar/>
Weintraub non perde l'occasione per richiamare l'attenzione su di sé.
Entra subito in lizza con i nomi degli altri fotografi conosciuti in città che stanno dimostrando da un decennio la loro abilità, avvalendosi in particolare del mezzo pubblicitario che è funzionale alle sue dichiarazioni pubbliche diffuse dai periodici.
È in grado di tenere dei corsi, della durata di tre mesi per gli amatori, con una sicurezza professionale che rasenta la millanteria. Ricordiamo che dall'aprile 1862 si vanta del titolo "I. R. esclusivamente privilegiato fotografo" e di esser stato presente alla Great London Exposition - la Grande Esposizione di Londra - che si tenne dal 1 maggio al 1 novembre 1862.
Presenta a più riprese su la Gazzetta del Popolo dal 19, 20 luglio, 3 agosto, al 28 settembre 1862 la sua proposta di un corso pratico venendo incontro al desiderio di tanti curiosi d'apprendere per hobby la nuova tecnica. Garantisce l'insegnamento della fisica e chimica fotografica, la messa in pratica per eseguire ritratti, vedute anche stereoscopiche e microscopiche, riproduzioni di disegni. La durata del corso è di tre mesi, articolato su tre classi, al costo di 50 fiorini. Conferma che presso il suo studio sono reperibili tutti gli ingredienti adatti agli esperimenti. Annuncia inoltre la prossima uscita del periodico Il Progresso delle Fotografia di cui è il redattore.
Si firma G. Weintraub Imp. reg. escl. privileg. fot. e membro della Società fotografica in Vienna, in Trieste Aquedotto N. 1980.
Capitano del vapore Oreste Pietro Tagliani, 1862
carte de visite
Collezione privata
Ritratto di ragazza, 1862-1863
carte de visite
In: Sabina Pugliese, Fotografi a Trieste. Elenco dei fotografi attivi in citta dal 1839 al 1918. Trieste : Luglio editore, 2017, p. 144
La ragazza in piedi che si appoggia sulla classica poltrona, arredamento immancabile in un salotto fotografico, osserva con serenità le operazioni del fotografo, attende lo scatto per poter muoversi dallo spazio ristretto in cui si è inserita.
Poche le varianti presenti nel Catalogo integrato dei beni culturali del Comune di Trieste. Grazie alle pettinature simili, gli abiti ben disposti, il volto qualche volta frontale, altre volte leggermente rivolto di lato, le donne ritratte sembrano frequentare lo stesso modesto salotto, tranne l'ultima giovane donna del cotè Sartorio. Si fa notare l'imbarazzo delle effigiate nel tenere una posizione naturale delle mani, appoggiate sulla poltrona o addirittura nascoste.
Gli avvisi a cui il fotografo ci ha abituato, non compaiono sulla stampa locale durante la prima metà dell'anno 1863. Si suppone che il nostro fotografo attenda la sentenza del tribunale che lo vedrà assolto dall'accusa imputatagli da Cornelius Grünewald. Nella seconda metà dell'anno informa il pubblico sulla sua attività e presenza nello studio con una battaglia pubblicitaria costante sui periodici La baba, Il grillo e Il Tempo.
Va sottolineato che è molto complesso e laborioso ricostruire la biografia lavorativa di Weintraub, unici indizi sono le pubblicità sui periodici che ci aggiornano sulla sua attività, quindi indizi molto selettivi ma veritieri.
Altrettanto interessante e movimentato è il suo rapporto con la giustizia in quanto è protagonista di periodici processi.
Gli avvisi ci conducono passo passo a scoprire i miglioramenti della sua tecnica e le sue scoperte: è in grado di trasferire i ritratti fotografici su tela, così da imitare i ritratti dipinti status simbol un tempo specifico solo della classe borghese e nobile che potevano permettersi l'opera di qualificati artisti.
Grazie alle stereoscopie è in grado di produrre dei cataloghi così da persuadere all'acquisto di macchine e opere d'arte tralasciando l'osservazione diretta del bene. Attento a soddisfare i suoi clienti pensa anche al loro intrattenimento mentre si preparano nel suo studio per essere ritratti, diffondendo nell'ambiente la musica.
È un vulcano d'idee e la stampa lo segnala con assiduità.
Su La Baba n. 35 del 29 aprile 1863 viene presentato per meriti speciali nella sezione Corbella termine che allude ad argomenti poco seri o per lo meno non importanti. In realtà viene elogiata la nitidezza e la precisione della sua tecnica fotografica che non ha confronti in città nè possibili rivali. Infatti dopo qualche mese, sempre nella stessa sezione, scopriamo che Weintraub è in grado di trasferire su quadri in tela i ritratti fotografici, metodo che non può essere rivelato (1).
Nell'articolo La fotografia applicata all'industria si descrive l'ambizioso programma del nostro fotografo che ha fondato l'Istituto di Esposizione stereoscopica con l'intento di far conoscere macchine, mobili, opere d'arte riprodotti in modo da mettere in rilievo, attraverso lo stereoscopio, le loro caratteristiche. Il vantaggio di tali riproduzioni è quello di offrire agli occhi dell'osservatore i prodotti in un'evidenza tridimensionale così da renderli appetibili, accompagnati dal prezzo di vendita e l'indirizzo del proprietario (2).
Con numerosi annunci Weintraub vanta il proprio laboratorio chimico per la preparazione degli agenti che concorrono alla produzione delle fotografie, ne garantisce la purezza così da "vincere qualunque concorrenza". Il tema della nitidezza ricorre spesso, legata agli obiettivi e alle loro lenti come all'ottima resa dei preparati chimici che la garantiscono (3).
Weintraub è veramente un giovane ricco di idee e non perde occasione per metterle a frutto.
Nell'articolo intitolato Fotografia a suon di musica elogia la particolare attenzione psicologica che il fotografo riserva ai suoi clienti, volendo metterli a loro agio di fronte alla macchina fotografica. Si dimostra attento alle esigenze del cliente, a coglierne il disagio nell'assumere una posa, per cui escogita di diffondere nello studio durante le riprese una musica così da annullare gli irrigidimenti del corpo e dell'espressione. Ci riesce secondo l'avviso - la musica dona loro serenità - al punto da ottenere belle pose naturali ed espressioni velate da dolce malinconia.
Il giornalista de Il Grillo segnala la novità introdotta da Weintraub nominato ironicamante "l'Ercole, l'Encelado [un gigante] della fotografia" cioè il diffondersi della musica per rallegrare e rendere piacevole l'intrattenersi della clientela nel suo gabinetto.
L'escamotage si ammette è efficace, basandosi sull'effetto benefico di vari motivi che, se ben scelti, producono un'atmosfera di cui conosciamo anche oggi gli effetti. Basti pensare alle musiche diffuse nei grandi magazzini e supermercati! Viene pure svelato l'arcano sul come si ottiene la musica grazie ad un "colossale armonium a macchina" che si suppone ripeta una serie di musiche senza essere azionato da alcuno (4).
Note
1. Su La Baba n. 54 (5 luglio 1863)
2. Su Il Tempo n. 162 ( 19 luglio 1863)
3. Su Il Tempo n. 166 del 24 luglio 1863 e ripetuto più volte n. 168, 170, 172, del 26, 29, 31 luglio 1863 e 174, 176 del 2, 5 agosto 1863.
4. Su Il Grillo, a. 1, n. 12 (4 ottobre 1863)
Ma non c'è pace per il nostro fotografo.
Durante l'estate scoppia il contenzioso tra Guglielmo Weintraub e Cornelius Grünewald di cui il pubblico che legge i periodici sarà informato puntualmente.
L'avviso su La Baba n. 63 del 5 agosto 1863 rende ufficiale il licenziamento che Weintraub applica nei confronti di Cornelius Grünewald, con il quale i rapporti si sono resi sempre più difficili. L'avviso sarà ripetuto anche
su Il Diavoletto n. 181 del 6 agosto e su Il Grillo n. 4 del 9 agosto 1863.
La replica del pittore non tarda e chiarisce molti aspetti del loro rapporto. Si dichiara innanzitutto artista indipendente, non lavorante al servizio di alcuno e non ritoccatore di fotografie. La collaborazione con il fotografo, di cui si riteneva amico, dichiara essere stata solo per i grandi ritratti ad olio, collaborazione che cessa non essendo ancora stato pagato per quelli già eseguiti.
La pubblicità sul suo licenziamento dettata da pura vendetta, lo induce a prendere le distanze da tale personaggio, che si avvale di qualsiasi mezzo per catturare l'attenzione del pubblico. Inoltre con la firma ribadisce la sua qualifica di Ritrattista con studio al Corso n. 43.
Dichiarazione di Grünewald su Il Diavoletto n. 182 del 7 agosto 1863.
Il carattere irruento e focoso di Weintraub si rivela in un'articolata risposta degna di un avvocato del foro per le ripetute riprese e le puntuali battute pubblicata con il titolo Articolo comunicato su "Il Diavoletto" n. 184 del 9 agosto.
Annuncia al pubblico che Grünewald è mosso da invidia e vendetta per cui quanto enunciato sono solo calunnie mosse dal caro signor artista indipendente ex suo lavorante. Con tale appellativo si rivolge direttamente a Grünewald per sciorinare in ordine le pungenti repliche. Inizia l'elenco con il ricordare come il pittore si fosse sottoposto ad umili incombenze quali pulire lo studio e a fissare con la colla sui cartoncini i ritratti fotografici, lavoro e servizi che gli sono stati retribuiti regolarmente e non accettati per pura amicizia. Weintraub ribadisce che non avrà più bisogno dei suoi servizi e si augura che il pittore nel suo studio al Corso n. 43 abbia delle commissioni quale ritrattista. Rispetto all'augurio di rovina che gli ha inviato non darà frutti in quanto è conosciuto e vanta il riconoscimento ufficiale ricevuto dall'I.R.Ministero d'Industria di Vienna “pel mio zelo e la mia attività” e ironizza con acribia sulle lodi ricevute dal ritratto di un committente di Pola eseguito da Grünewald che è stato paragonato a un'opera di Raffaello.
Weintraub sta vivendo un momento fortunato: ha uno studio con un socio, Weintraub & C., a Trieste, ma anche nella capitale Vienna, informa che presso il suo studio e del suo socio, che potrebbe essere ancora il dilettante Alberto Byk, si possono acquistare i preparati chimici fondamentali per la riuscita delle fotografie: il nitrato d'argento, l'etere, l'alcool e il collodio. Si possono inoltre trovare le macchine, gli utensili, la carta di buona qualità che permettono di raggiungere buoni risultati (1).
Annuncia il 10 settembre del 1863 la partenza per il porto di Fiume, dove aprirà un nuovo studio, mosso dalla sua irrequieta volontà di successo. Ma la sua assenza dura una sola settimana e non si hanno notizie del successo di questa iniziativa (2).
Dopo un mese mette in atto un'altra impresa. Annuncia che ricerca "un giovane di buona famiglia che possa garantire per lui" o sia disposto a "prestare una cauzione di 500 fiorini per occupare un posto a Vienna" non ben identificato (3).
Note.
1. L'annuncio Fabbrica di macchine, utensili, carta e preparati chimici per la Fotografia di G. Weintraub & C. su Il Grillo n. 8 del 6 settembre 1863.
2. Su La Baba n. 75 del 16 settembre 1863.
3. Su La Baba n. 85 del 21 ottobre 1863.
A novembre il vulcanico e geniale fotografo si sperimenta in un'interessante invenzione.
Grazie alla fotografia i ritratti saranno resi come sculture.
La notizia incuriosisce e crea notevoli aspettative.
Su Il Diavoletto n. 267 del 17 novembre 1863.
Sul periodico Il Grillo del 13 dicembre 1863 compare un articolo non firmato che presenta un titolo affascinante
La fotoscultura o meglio l'arte di scolpire con la luce. Questa nuova possibilità di creare ritratti in rilievo è stata presentata al Governatore dal fotografo Weintraub grazie ad un macchinario da lui inventato.
La scoperta ha talmente affascinato il Governatore, che consultato un professore di chimica, farà ottenere al fotografo un sussidio per continuare il suo esperimento.
Ma l'attribuzione della scoperta a se stesso fa scoppiare la fake new e c'è chi affronta il problema. Per far conoscere questa nuova arte il redattore Vincenzo Antonio Bacichi de Il Grillo pubblica un Articolo comunicato sul n. 27 del 23 dicembre scritto da un personaggio che vuole rimanere anonimo per cui la redazione lo presenta, come è solita, con l'acronimo Y. X. Z. Chi scrive è ben informato sull'invenzione della fotoscultura e cita correttamente le sue fonti. Ne diamo un abstract.
L'anonimo articolista riconosce a Guglielmo Weintraub l'ascesa sociale e professionale ben lontana dall'attività d'incisore degli inizi svolta su “il panchetto” sotto le quattro colonne del Palazzo della Borsa, ma lo rimprovera d'aver mantenuto la “mala creanza da piazzaiolo”.
Insiste sul suo pessimo carattere che lo induce a inveire contro la redazione del periodico Il Grillo, mentre è evidente che la medesima
mantiene un atteggiamento d'imparzialità rispetto a quanto le viene segnalato e affronta l'argomento, dandone un'articolata scansione dei tempi.
La stessa redazione aveva impedito la pubblicazione sui periodici locali (l'Osservatore triestino, Il Diavoletto, il Triester Zeitung) dell'articolo contro di lui, firmato con l'acronimo X.Y.Z., offrendogli spazio sul proprio periodico così da permettergli la replica, ma questa si è rivelata altamente diffamatoria e violenta. Ricorda anche che le sue parole, degne di un gran millantatore, sono talvolta molto lontane dalla realtà e ne fa un esempio. Il fotografo si era vantato a suo tempo di dilettare la propria clientela nello studio fotografico con un “colossale armonium” rivelatosi invece “un organetto già passato allo stato d'anticaglia nella Birreria Daniel”. Ritorna quindi al punto del contendere.
Weintraub si proclama inventore della Fotoscultura, come già in passato si era vantato per la Fotografia di notte e la Fotoleografia, ma varie lettere di esperti attestano il contrario. In particolare la più importante redatta da S. Montreure viene pubblicata letteralmente in quanto proclama inventore della Fotoscultura il sig. François Willème con stabilimento a Parigi in Boulevard de l'Etoile, i cui esperimenti vennero descritti sul periodico Photographie, su l'Archivio fotografico di Edoardo Liesegang e nei fascicoli fotografici di Francesco Bollmann nell'ottobre 1863. S. Momtreure in un'altra lettera conferma quale inventore della Fotoscultura Mr. Willème già nel 1862 in quanto il metodo è riportato nell'Archivio fotografico di E. Liesegang nel fascicolo del marzo 1863.
In sintesi l'articolo accusa Weintraub di "spudorata ciarlataneria" in quanto si professa inventore della macchina per la fotoscultura. Per contestare ulteriormente la sua affermazione si cita un articolo uscito sull'Illustrirter Faust-Kalendar del 1863 (n. 7, p. 239) che proclama la recente scoperta e ne spiega la tecnica illustrata in un esperimento a Parigi. Nello stesso articolo si spiegano altri progressi come la stampa a colori e la riproduzione su seta di prove fotografiche di fiori ad opera di Léon Landmann. Alla luce di queste informazioni si definisce Weintraub "muso rotto" (1) - modo di dire tipico in area veneta - appellativo dialettale per chi sostiene le proprie tesi con spudorata faccia tosta.
Nota
1. Muso rotto, che potrebbe anche scriversi Musoroto o Muso da putana, Faccia di pallottola; Fronte invetriata; Faccia sfrontata; Sfacciatuggine; Dileggiatezza. Far del cuor rocca; Far faccia; Frontoso; Fronte di meretrice; Tirar giù la buffa .La ga roto el muso per tempo, S'è sfruntata per tempo. In: Giuseppe Boerio, Dizionario del dialetto veneto. 1856
La replica di Weintraub non tarda su La Baba n. 102 del 20 dicembre 1863 contro l'articolo pubblicato su Il Grillo di cui è proprietario e redattore responsabile Pietro L. Generini, e punta diritta alla questione.
Ammette d'esser stato informato "delle infami offese" recatami dal fotografo X. Y. Z. dallo stesso direttore de Il Grillo ma non accetta la sua disponibilità nell'offrirgli lo spazio per difendersi.
Ha dubbi sulla correttezza dell'operazione del direttore che vuole approffittare della diatriba per aumentare la vendita del periodico. In quanto la presentazione della sua invenzione era stata resa nota ben tre mesi prima, mentre l'articolo che annuncia la fotoscultura risale solo a un mese addietro!
Aggiunge inoltre che la sua macchina da fotoscultura è stata presentata allo stesso Governatore, che l'ha elogiata. A Weintraub preme opporsi al fotografo innominato, che insinua vuole "colla sua venuta da Vienna di atterrare tutt'i fotografi qui stabiliti" e lo sfida ad una gara di abilità cioè di proporre al giudizio del pubblico la riuscita di ritratti da loro eseguiti "di persone conosciute a Trieste".
Dopo le critiche e le insinuazioni apparse sui periodici Weintraub potrà vantarsi d'aver ottenuto il riconoscimento riguardante la sua invenzione, ha il privilegio esclusivo dell'apparecchio per un anno a partire dal 7 marzo 1864.
Il documento è conservato presso l'Archivio di stato di Trieste: "K.K. Statthalterei zu Trieste N. 4062/700 dd. 16.2. praes. 6.3 1864 e recita testualmente:
Notificazione
"L'I. R. Ministero del Commercio e dell'Economia pubblica comunica ha accordato al fotografo Guglielmo Weintraub di Trieste un privilegio esclusivo della durata di un anno per l'invenzione di un apparecchio per la fotoscultura.
Ciò che si porta a comune notizia Dall'I.R. Luogotenenza
Trieste 7 (febbraio) marzo 1864".
Si legge chiaramente in fondo alla carta "Dichiara il sottoscritto di aver ricevuto quest'oggi la Patente 16/2 1864 contenente il priv. sovrano per l'invenzione della fotoscultura. Trieste li 7 (febbraio) Marzo 1864".
f2/29 1 Weintraub
L'inizio del 1864 lo lascia ben sperare nella buona fortuna “io avevo sotto le mie dipendenze nientemeno che 14 fotografi”, ma si profilano avvenimenti contrari: il freddo intenso che si protrae per tutto marzo e rende impossibile la continuazione dei lavori e la nuova concorrenza. Aprono studi Edmund Lichtenstern, Rotta [Rota, G. & Kappler, A.], Alberto Rieger, Giuseppe Heiserer che ha lo studio in via della Torre dietro la chiesa di Sant'Antonio Nuovo, lo stesso Ferdinando Ramann si ripresenta con il nuovo studio.
Weintraub per la seconda volta abbassa i prezzi, perché - si giustifica – correva il rischio di dover chiudere lo studio. Questa volta l'espediente non raggiunge l'effetto sperato, per la posizione centrale degli altri studi nessuno “pensava di farsi un ritratto all'Acquedotto”, considerato dai più un luogo ameno per le passeggiate in determinati periodo dell'anno, primavera ed estate, non un vero e proprio luogo d'incontro nel cuore della città (1).
Nota
1. Denuncia di fallimento colposo 1865. Archivio di Stato di Trieste/ I. R. Luogotenenza del Litorale/ Tribunale Provinciale di Ts/ Atti Penali (1850/ 1923) b. 3031, f. 1367/1865
La sua intraprendenza lo porta ad un'altra attività, ai “giochi di prestigio”.
Il nostro personaggio Weintraub è vivace, vuole con orgoglio distinguersi nel settore che lo appassiona, non vuole arrendersi ai colpi del destino, ma spesso si muove con troppa irruenza e faciloneria, andando incontro a numerosi processi.
A marzo del 1864 subisce la Denuncia penale di Antonio Gugliemo Matuch al N.o 759-60 contro il sig. Guglielmo Weintraub qui al N.o 1980 [Acquedotto] (1).
La vicenda è semplice, avendo bisogno di un apparecchio con una lente del diametro di 7 pollici per la produzione di ritratti e paesaggi fotografici della fabbrica di Jamin Darlot a Parigi con camera a cassetta, contatta Antonio Guglielmo Matuch che ne possiede una di proprietà dal sig. Teodoro Hauser in parziale pagamento di un credito vantato in suo confronto. Il 28 febbraio Matuch e Weintraub concordano la vendita, al prezzo convenuto e stabilito di 500 fiorini, di cui la metà da versare appena ricevuto l'apparato e l'altra a tre mesi da tale data. Ma la vicenda non seguirà l'andamento prestabilito. Weintraub non sta ai patti, non paga la prima rata, anzi dichiara ch'egli aveva soltanto simulato verso il Matuch di volerlo acquistare all'unico scopo di impossessarsene onde trattenerlo quale pegno per assicurare un debito vantato da una casa di Berlino nei confronto di Teodoro Hauser (2). Capziosi pretesti per impossessarsi dell'apparecchio gratis. La causa andrà a buon fine, in quanto per non incorrere in una sanzione Weintraub restituisce l'apparecchio fotografico.
L'1 settembre dello stesso anno Weintraub si ripresenta all'Inclito I. R. Tribunale, questa volta è egli stesso che accusa "di infedeltà" il direttore del suo studio Giuseppe Heiserer. Ricordiamo chi è questo personaggio, da un inizio come fotografo itinerante, dal 1860 al 1863 si stabilisce a Gorizia. Probabilmente il suo trasferimento a Trieste dove apre un Nuovo studio è un tentativo ben presto fallito se accetta l'impiego offertogli dal Weintraub, ma non sarà un rapporto pacifico.
Ritornando al processo. L'infedeltà è intesa come non rispetto dei patti del loro contratto, in quanto Heiserer è imputato di non aver versato quotidianamente l'incassato denaro al titolare e in sua assenza di non aver consegnato ai suoi famigliari " la specifica sugli introiti e le spese giornaliere". Weintraub infatti accusa il direttore d'essersi trattenuto 97 fiorini, ma ogni dato a prova di ciò viene a mancare.
Heiserer sostiene che ogni sua azione poteva essere confermata dal libro tenuto dalla famiglia del Wentraub nel quale venivano riportati i versamenti degli incassi giornalieri, ammette che la sua unica infrazione può consistere dell'importo di 19 fiorini, in quanto entrata non dichiarata, e tale cifra potrebbe eventualemente costituire "contavvenzione d'infedeltà".
Il tribunale chiude la procedura "di infedeltà", non ravvisando nel fatto gli estremi criminosi e decide di cedere gli atti processuali per la competente procedura alla locale Pretura penale in data Trieste 24 settembre 1864.
Molto probabilmente dopo tale processo il rapporto tra Weintraub e Heiserer termina, quest'ultimo che potenzialmente poteva essere un “buon maestro” lascia il giovane emergente fotografo e continua ad esercitare la professione in proprio in via delle Torri 935-3, dato confermato dall'Almanacco e Guida scematica del 1866, ma già l'anno dopo perdiamo le sue tracce.
Note
1. Archivio di Stato di Trieste/ I. R. Luogotenenza del Litorale/ Tribunale Provinciale di Ts/ Atti Penali (1850/ 1923). B. 3010 f. 121 1864.04. Processo G. Matuch contro Weintraub.
2. Archivio di Stato di Trieste/ I. R. Luogotenenza del Litorale/ Tribunale Provinciale di Ts/ Atti Penali (1850/ 1923). Busta 3012 fasc. 613 1864.09 Processo contro G. Heiserer.
Il nostro professionista acquisisce una maggiore abilità, si sperimenta e resta affascinato dalle possibilità che la fotografia gli può offrire anche di notorietà rispetto agli altri professionisti che si affacciano sulla piazza triestina.
Weintraub ama autodefinirsi "fotografo e fotoscultore privilegiato". Il suo studio è anche "Deposito ingredienti e macchine. Scuola di fotografia. Fotografia di notte. Stereoscopi e vedute". Chierico, inteso come esperto che è referente per la tecnica fotografica e suoi aggiornamenti, e membro delle Società fotografiche di Vienna e di Berlino, è specialista nei processi meccanici di fotoriproduzione e in fotolitografia, fototipia, chimigrafia e vitrotipia (1). Quest'ultima tecnica gli permette di sperimentarsi nella riproduzione a colore e a fuoco di immagini fotografiche su tazze e piatti di porcellana e di coccio oltre che sul cristallo.
Si vanta inoltre nel logo d'essere l'inventore di una macchina fotografica, della tecnica della fotoscultura e di un'invenzione stereoscopica.
L'attività a Trieste è irta di difficoltà, la concorrenza è agguerrita, la voglia di emergere e fare fortuna non lo lascia. Ma non regge la situazione creatasi in città e con la solita baldanza nell'affrontare i problemi economici è costretto alla dichiarazione di fallimento, anche se il deficit non è molto rilevante. I motivi a sua difesa sono una non lieve malattia sofferta nel 1863 - come si legge negli atti del tribunale -, ma Alberto Byk lo accusa di uno smodato dispendio di denaro per il ritiro di mobili da Berlino non sufficientemente giustificato. La sua difesa è debole, nega d'aver avuto la percezione del proprio sbilanciamento, compiendo altre azioni che aggravano i suoi debiti, deve pertanto cedere la propria sostanza a favore dei creditori, dichiarare un deficit di 2007 fiorini, chiudere lo studio all'Acquedotto n. 1980. Evita l'arresto personale, può trattenere solo i mobili essenziali, i vestiti e l'attrezzatura di lavoro d'assoluta necessità. Sulle carte del processo si dichiara celibe, cattolico, incisore e fotografo, d'anni 28. La data sui documenti del tribunale riporta 28 gennaio 1865.
Il "Giornale del processo pendente presso l'I.R. Tribunale Provinciale per fallimento contro Guglielmo Weintraub" elenca tutti gli atti prodotti e presentati al tribunale, nel corso dell'anno 1865, dal mese di aprile a novembre.
Note
1. Guida del visitatore alla esposizione industriale italiana del 1881 in Milano, p. 131 <https://it.wikisource.org/wiki/Guida_del_visitatore_alla_esposizione_industriale_italiana_del_1881_in_Milano>
Nell'incartamento del Processo per fallimento, sono elencati tutti i processi sostenuti dal fotografo sino all'8 novembre 1865, data del suo denunciato fallimento:
"1856/507 Inquisito per truffa, in data 25 aprile 1857 si cessa ogni provvedimento
1858/201 Nell'anno 1857 ricercato d'arresto dal Tribunale di Vienna siccome imputato d'infedeltà
1861/156 Denunciato per lesione corporale, in data 29 agosto 1863 viene respinta la denuncia
1864/121 Denunciato per truffa, in data 2 aprile 1866 viene assolto a senso del § 197".
Su altra carta:
"Il retronominato Guglielmo Weintraub incolpato della contravvenzione ex § 1196 C.P. fu in data 17 febbraio 1864 N. 171/527 pronunciato il concluso di infrazione.
Idem incolpato della contravv. per lesione d'onore ex § 488
C.P. fu con istanza 16 luglio 1864 N. 1192/2941 dichiarato innocente.
Idem incolpato della contravvenzione contro la legge sulla stampa ex § 11 fu con sentenza 18 febbraio 1865 N. 1663/3222 condannato alla multa di fiorini nessuno.
Dalla ... I.R. Procura urbana
Trieste 10 aprile 1865" [firma]
Nello stesso fascicolo compare la descrizione fisica di Guglielmo Weintraub:
Statura bassa
corporatura forte
carnagione bianca
capelli neri
occhi neri
mento barba
barba pizzo a pieno
mustacchi
occhi neri
vestito richamente Firma Chiaruttini
Il nostro personaggio Weintraub non si arrende, vuole con orgoglio distinguersi nel settore che lo appassiona, non accusa i colpi del destino, mosso dal suo carattere passionale, va incontro alle sue responsabilità evidenziate dai numerosi processi.
Dal 1865 al 1866 è in Corso 669-39. A tale indirizzo – testimoniano le Guide scematiche e i logo di alcuni positivi – sono presenti sia lo studio Photographie Parisienne al secondo piano sia lo Studio fotografico triestino di Luigia Bolsico che specifica “nella casa fu Birraria Vecchia vicino al Monte verde in secondo piano nell'orto”, ma anche l'atelier di Leopoldo Goldstein (1819-1894), da poco approdato a Trieste dalla Galizia in cooperazione con lo stesso Weintraub, per il solo 1865. Forse li unisce anche l'appartenenza alla comunità ebraica. In seguito nello stesso studio si avvicenderanno Antonio Lindehmer (1867-1873), Antonio Patay (1874-1889) e Antonio Moretti (1890-1892).
L'essere in una posizione vicino a Piazza della legna [Piazza Goldoni], la fama degli studi e forse anche la condivisione degli archivi, non solo delle attrezzature, facilita la frequenza di un'affezionata clientela che sa dove poter richiedere le copie dei propri ritratti.
Si sposta spesso nelle vicine cittadine della riviera istriana e croata, soggiornandovi per alcune giornate, Fiume il 10 settembre 1863, Pirano, Rovigno nel 1865, Zara e Lussinpiccolo, allontanamenti per lavori che lo tenevano per un po' di tempo lontano dal grande porto e dalla concorrenza, probabilmente ospite dei fotografi locali.
Avviso pubblicato su La Baba n. 73 del 10 settembre 1863.
Segnala che "Il valente fotografo Weintraub è partito domenica per Fiume. Egli va colà ad erigere uno stabilimento fotografico e noi ci congratuliamo coi fiumani per bel acquisto che vanno a fare, essendo a nostro avviso il Weintraub uno dei migliori nostri fotografi."
Nulla è emerso dalle mie ricerche in proposito da fonti locali.
Ottiene importanti commissioni da personaggi che si trovano a vivere a Trieste per le vicende storiche del momento
e che frequentano il suo studio, da loro avrà un'altra prospettiva degli avvenimenti storici.
È il caso di Gaetano Afàn de Rivera (1816-1870) generale dell'esercito delle Due Sicilie a Trieste dal 1866. Divertente il contenzioso sorto tra il generale e il fotografo che durerà quasi un anno dal 31 luglio 1866 al 27 aprile 1867 e che vedrà finalmente Weintraub “vincitore” rispetto alla denuncia imputatagli. Il caso presentato è interessante. Il nobile personaggio Afàn de Rivera [sulle carte processuali erroneamente Riviera] dopo aver ottenuto dei servizi fotografici dal nostro, fa attendere il pagamento dovuto. Ne nasce una procedura che finirà in tribunale per le minacce di violenza espresse da Weintraub nelle lettere inviate al nobile palermitano, lettere sottoposte a giudizio della Direzione di Polizia. Nell'aprile del 1867 la stessa, appurato che le lettere ad Afàn inviate dal fotografo, ben tre, non presentavano “estremi criminali” e che il conto delle spese sostenuto era chiaramente dichiarato, sentenzia “di respingere la denuncia” a carico del professionista e invita il denunciante, “se crede di procedere nella querela” di rivolgersi “all'Inclito Tribunale penale”. A quanto pare la questione si conclude con un nulla di fatto. Leggendo tutte le carte e le note del processo (1) si capisce la sentenza rispetto alle aspettative delle due parti. Weintraub rivendica la promessa di un pagamento con “una decorazione da S.M. il Re Francesco II” una menzione onorevole o addirittura una medaglia che supponiamo sarebbe stata edita su tutti i cartoncini delle sue fotografie, ma non avendola ottenuta, scrive e minaccia. Quanto scrive può aver interessato grandemente la Direzione di polizia affermando “che ella [Afàn] mi disse sul proposito dell'Italia unita, che ella troverebbe ragionevole l'unione dell'Italia, ma sotto Francesco II poiché quel regno era più grande che il Piemonte, dunque ella si sarebbe per così dire trovato pronto di rompere il Lombardo -Veneto dal legame austriaco, se i Napoletani fossero stati prescelti per regnanti d'Italia. Questo è dunque che io potrei pubblicare in suo confronto...”. Con tale lettera la polizia viene a conoscere il clima imperante tra gli esuli borbonici fuggiti dal Regno delle due Sicilie. Si ricorda che Gaetano Afàn de Rivera è un generale cinquantenne che da Roma, dove aveva seguito nel 1860 Francesco II di Borbone, raggiunge Trieste dove entra in contatto con uno dei numerosi movimenti legittimisti dell'epoca.
Nota
1. Archivio di Stato di Trieste/ I. R. Luogotenenza del Litorale/ Tribunale Provinciale di Ts/ Atti Penali (1850/ 1923) b. 3009, f. 221/ 1864 Denuncia di Gaetano Afan de Rivera contro G. Weintraub per minacce di violenza
Il conto inviato da Weintraub a Gaetano Afàn de Rivera.
"Sig. Afan de Riviera qui Trieste li 26 luglio 1866
Conto per lavori ordinatimi, eseguiti e consegnati:
Per N. 6 negativi della sua persona a stanza chiusa a f. 5
N. 1 negativo di S. Santità e L.L. M. Francesco II e consorte colla stampa fatta fare a mie spese al Lloyd austr.
N. 4 negativi di sua Santità e di L.L. M.Francesco II e consorte dietro disegno eseguito dal Sig. Riviera a f. 5 fatte in gran premura
N. 450 copie del n. 4 negativa a soldi 24 cadauna detraendo 100 copie che consegnai senza essere incollate a soldi 15 cadauna
Somma totale fiorini 145
Per un mese d'affitto dello studio durante il tempo che fui a Pola fiorini 60 +
fiorini 145
totale 205
Nell'ordine da sin: Gaetano Afàn de Rivera.
Fratelli d'Alessandri, Francesco II delle Due Sicilie Roma 1865, carte de visite.
La coppia reale Francesco II e Maria Sofia di Baviera 1860 ca.
Il suo carattere non lo smentisce nel tempo, senza arrivare a gesti violenti, il tono con cui minaccia doveva incutere paura a chi lo affrontava o aveva un contenzioso con lui. La pressione della mancanza di denaro è costante.
Dal 1867 non compare più il suo nome sulle Guide scematiche sotto la voce Fotografi. Forse mantiene uno studio in palazzo Panfili, dietro la Dogana [via Squero Nuovo 990 – 4, oggi via Milano] ma il nostro girovago riprende i suoi spostamenti nelle città d'Italia: si segnala la sua presenza a Milano, poi a Salerno e a Napoli.
Segnalazione della presenza di Guglielmo Weintraub a Milano borgo Porta Venezia 1867-1868; in Piero Becchetti, Fotografi e fotografia in Italia 1839-1880. Roma : Quasar, 1978, p. 80
Lo spostamento a Napoli è pure segnalato in Piero Becchetti, Fotografi e fotografia in Italia 1839-1880. Roma : Quasar, 1978, p. 87
Il retro di una carte de visite stampata a Napoli.
Lo studio è in strada Nardones n. 8 3 piano (Hotel Montpellier), nel 1869 ca.
Il fatto che è ospite in un albergo ci fa comprendere che la tappa è di non lunga durata.
Dal 1868 è a Salerno dove ha aperto il suo atelier in via Arco di Piazza a Palazzo Manzi.
Acquisisce la fama di rinomato ritrattista frequentato dalle famiglie che contano, ha molti titoli da presentare sul verso dei cartoncini, tra gli altri una novità, è redattore del Giornale di
fotografia in Salerno. Infatti tra i tanti primati del viennese Wientraub è la fondazione, a Salerno, del primo Giornale della Fotografia [o Giornale di fotografia] che
ha però vita breve. Nell'editoriale del primo numero datato 15 agosto 1868, scusandosi di non essere perfettamente padrone della lingua italiana, scrive:
"Ricompenserà questa mia mancanza, nel mio giornale coll'introdurre in Italia quel progresso della fotografia di che si vanta altamente tutta la Germania, col farvi rapporto di tutto che succede
nella sfera fotografica sia in Germania che in Francia, non omettendo nessuna particolarità riguardante arte od interessi" (2).
Note
2. Ugo di Pace, Salerno fine ’800, in mostra le foto mai viste in "Corriere del mezzogiorno" (7 dicembre 2009)
<https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/notizie/arte_e_cultura/2009/7-dicembre-2009/salerno-fine-800-mostra-foto-mai-viste-1602117697734.shtml>
La testata del primo numero del Giornale di fotografia uscito a Salerno il 15 agosto 1868.
Sulla Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia 1879
compare il nome Weintraub Guglielmo fu Elias di Vienna domiciliato a Salerno da un anno in data 9 gennaio 1879 di professione Fotografo alla bizantina.
Le fonti salernitane testimoniano la sua presenza in via Arco di Piazza dall'anno 1860 [datazione improbabile, sed 1868] al 1875. Sicuramente è a Salerno l'ultimo giorno di Carnevale il 25 gennaio del 1879 , dove ha uno studio o per lo meno lo condivide con altri in Piazza Abate Conforti, in quanto da vero fotoreporter testimonia la grande mareggiata e tutte le sue conseguenze avvenuta quel giorno. La serie comprende ben sette immagini che all'epoca fecero il giro del mondo, mostrando come tre grandi navi erano rimaste tra il molo esterno del vecchio porto e il suo ingresso, tra queste la nave norvegese Ruth e il piroscafo a tre alberi inglese Silistria, che sorpreso dalla forza delle onde, si inabissò trascinando con sè tutto l'equipaggio: unico sperstite il cuoco di bordo. Entrambe affondarono una ad occidente e l'altra ad oriente del cosidetto ''Antemurale del Palmieri ''.
A Salerno sposta il suo studio al Largo Portavecchia dal 1875 sino al 1879 e poi in salita San Matteo sino al 1881. Il fatto che lo studio fotografico fosse a lui intestato non garantisce la sua continua presenza sul posto, ma avvalora la tesi che si associ ad altri professionisti. Ipotesi confermata dal dato biografico: nel 1876 si trasferisce a Messina.
Ritratto d'uomo, Salerno 1869 ca.
carte de visite
Positivo visibile sul sito Salerno Ieri e Oggi con il commento da Anna de Falco.
Segnalazione della presenza di Guglielmo Weintraub a Salerno in Piero Becchetti, Fotografi e fotografia in Italia 1839-1880. Roma : Quasar, 1978, p. 112
Le città del sud Italia gli sembrano una nuova terra da scoprire e da conquistare.
Una fonte greca ci fornisce ulteriori note biografiche sulla sua attività. Marianna Karali nel suo studio intitolato Fotografi di Syros 1860-1930 (Syros 2017) analizza la collezione di fotografie di Manos Eleftheriou che forniscono una presentazione esauriente dello sviluppo della fotografia nell'isola nel 19. secolo. La studiosa conferma la presenza di Weintarub a Messina in via Garibaldi 111 nel 1872, ma forse la data dovrebbe essere posticipata di qualche anno, qui incontra il fotografo Damianos e inizia una collaborazione con lui. Georgios Damianos (1830 o 1833-1900) è il capostipite dei fotografi dell'isola greca di Syros, nella parte centrale delle Cicladi.
La presenza del fotografo è accertata nell'isola greca dal 1862 sino al 1900 anno della morte. Vi arriva da Atene spinto dalla notevole concorrenza nella capitale, Syros all'epoca presentava una situazione più dinamica in quanto su una popolazione di ventimila persone godeva della presenza di sei fotografi con una percentuale di 2,96 fotografi su 10.000 presenze che era leggermente più alta di quella di Atene..
La collaborazione tra Weintraub e Damianos ha una parentesi a Syros, il nostro intraprendente fotografo si sposta da Messina a Syros come segnalato sul retro del ritratto su carte del visite del 1872 ca.
L'8 febbraio 1876 il piroscafo Flavio Gioia partito da Napoli arriva a Messina con a bordo la famiglia Weintraub, la moglie e le figlie, imbarcatasi a Livorno come segnalato nell'elenco dei passeggeri reso pubblico sulla Gazzetta di Messina del 9 febbraio. Infatti i porti toccati dal piroscafo sono Genova, Livorno, Napoli, Messina. In quest'ultimo elenco - come segnalato dallo studioso Carmelo Micalizzi - il nome del fotografo era stato erroneamente trascritto Neintraub.
Il suo arrivo a Messina è confermato da ben tre avvisi sui periodici locali, su Politica e commercio dell'8 e 9 febbraio e sulla Gazzetta di Messina del 9 febbraio. Sul periodico Politica e commercio del 9 febbraio verrà ripetuto il suo nome con maggiore rilevanza in quanto "valentissimo nella Fotografia e autore di efficaci scoperte e perfezionamenti in questa utilissima e pregiatissima arte". Senza dubbio Weintraub ha rilasciato una sua dichiarazione, un'intervista si direbbe oggi per farsi conoscere.
Il 13 marzo sullo stesso Politica e Commercio pubblica l'avviso di apertura dello studio fotografico con laboratorio, in via Garibaldi 111 al 2. piano, sopra la grande carto-libreria di Giulio Welbatus, consigliato dalla "piccola colonia germanica" di esponenti nel settore della litografia, di cui il più autorevole è proprio l'imprenditore Giulio Welbatus, di origini tedesca, socio di Enrico Buhring.
La sua provenienza dall'Impero Austro-Ungarico e la sua formazione di incisore e successivamente di fotografo gli permettono di presentarsi con le credenziali adeguate e, si può supporre, abbiano favorito il suo inserimento in città anche per la conoscenza di Welbatus.
La sua esperienza sull'efficacia della pubblicità lo induce a presentarsi nel miglior modo possibile al pubblico messinese nella rubrica Cose Nostre sulla "Gazzetta di Messina" del 22 aprile 1876.
Veniamo infatti a conoscenza grazie a questo annuncio che "ha dato fuori dei saggi commendevolissimi per scelta del partito artistico, per precisioni di contorni e per disposizione di luce " ottenendo "così belli risultati dell'arte sua".
Nell'ottobre del 1876 ha una brillante idea a sfondo umanitario. Realizza delle lastre con "veduta generale di Messina col suo incantevole porto e con in fondo le sue amene colline", il ricavato della loro vendita - il costo è 5 lire a copia - è destinato a beneficio dei combattenti slavi essendo in corso la prima guerra serbo-turca.
La Gazzetta di Messina si farà premura di aggiornare il resoconto dell'operazione e "a garanzia dell'adempimento di questo generoso proposito, i nomi degli acquirenti verranno pubblicati..." Weintraub non guadagna nulla dall'operazione, ma ottiene lo scopo nascosto di farsi un'ulteriore pubblicità.
Nel 1877 e 1878 Weintraub è a Reggio Calabria con uno studio fotografico in Strada Marina n. 5. ma nel dicembre 1878 in società con Damianos (non ancora identificato) è di nuovo a Messina per " l'inaugurazione di un atelier fornito di una nuovissima macchina d'ingrandimento acquistata ora all'Esposizione di Parigi" (3).
Note
3. Carmelo Micalizzi, Un fotografo asburgico in riva allo stretto in: "Messenion d'oro. Quadrimestrale di cultura e informazione", n.s., n. 1 (luglio 2004), p. 39-42.
Ringrazio il dott. Carmelo Micalizzi che ho contattato via e-mail e che con grande sollecitudine si è premurato di inviarmi il numero del periodico edito a Messina del 2004, introvabile nelle biblioteche di Trieste. Mi soffermo a sottolineare le possibilità di conoscenza che offre la rete se usata ai fini della diffusione della cultura e alla collaborazione tra studiosi. Grazie Carmelo!
Weintraub e Damianos
Ritratto di due giovani uomini, Messina 1879
In:
Carmelo Micalizzi, Un fotografo asburgico in riva allo stretto in: "Messenion d'oro. Quadrimestrale di cultura e informazione",
n.s., n. 1 (luglio 2004), p. 41
Avvisi apparsi su.
Politica e commercio, a. 20, n, 30 (8 febbraio 1876)
Politica e commercio, a. 20, n, 31 (9 febbraio 1876)
Gazzetta di Messina, a. 14, n. 31 (9 febbraio 1876)
Avviso pubblicato nella rubrica Cose nostre sulla "Gazzetta di Messina", a. 14, n. 91 (22 aprile 1876).
Segnalazione della presenza a Messina di Guglielmo Weintraub con il socio Damianos in Piero Becchetti, Fotografi e fotografia in Italia 1839-1880. Roma : Quasar, 1978, p. 75.
Il confronto tra il retro delle carte de visite dello stabilimento di Messina e tra quello stampato a Napoli
In:
Carmelo Micalizzi, Un fotografo asburgico in riva allo stretto in: "Messenion d'oro. Quadrimestrale di cultura e informazione",
n.s., n. 1 (luglio 2004), p. 42
Segnalazione di Guglielmo Weintraub a Napoli in Piero Becchetti, Fotografi e fotografia in Italia 1839-1880. Roma : Quasar, 1978, p. 87
Logo dello studio fotografico di Trieste:
G. Weintraub Imp. Reg. e Privilegiato fotografo Acquedotto 1980. Firma autografa Trieste Acquedotto n. 1980 Trieste
G. Weintraub [autografo] Trieste Acquedotto n. 1980
G. Weintraub fotografo e fotoscultore privileg. Trieste Acquedotto n. 1980 per l'invenzione d'una macch. fot. per un'invenzione stereoscopica per l'invenzione della fotoscultura.
Logo dello studio fotografico di Trieste e Milano:
G. Weintraub fotografo privilegiato. Trieste Corso 669. Trieste Acquedotto 1980. Milano Borgo Porta Venezia 30.
Logo dello studio fotografico di Vienna e Trieste:
G. Weintraub I. R. privilegiato fotografo. Vienna Dobling 294. Trieste Acquedotto 1980.
Logo sulle carte visite edite a Napoli.
Guglielmo Weintraub
Chimico e Fotografo
Membro delle Società fotografiche di Vienna e Berlino
Direttore del Giornale di Fotografia in Napoli
Strada Nardons n. 8 3. p. (Hotel Montpellier).
Interessante la scritta in verticale che letteralmente recita "Fotogr.fia a fuoco sopra terraglia" che allude alla sua abilità nel riprodure fotografe anche sulla ceramica.
Logo sulle carte de visite edite a Salerno.
Guglielmo Weintraub
Chimico e Fotografo
Membro delle Società fotografiche di Vienna e Berlino
Direttore del Giornale di Fotografia di Salerno
Scritte verticali ai lati, a ds: Fotografia a fuoco sulla terraglia; a sn: Inventore della fotoscultura; in alto orrizontale: Fabbrica di prodotti chimici per la fotografia.
Logo sulle carte de visite edite a Vienna:
Fotograf. Kunstatelier des Wilhelm Weintraub Wien. Landstresse, Kauptstrasse 29.
Ritorna a Trieste dal 1882 al 1883 in piazza della Borsa 6 – sono passati quasi
dieci anni che lo hanno impegnato nelle filiali di Napoli, Salerno, Messina – molto probabilmente è a Trieste per documentare l'evento dell'anno l'Esposizione industriale agricola austro-ungarica a Sant'Andrea che firma come Fotografia Daguerre sia con il proprio autografo e forse per riabbracciare la famiglia!
Da una collezione privata un'importante documentazione.
Per tutto il mese di giugno 1883 avverte su L'Indipendente (4) di aver aperto la Nuova fotografia artistica in via del Ponte rosso 4 accanto al neocostruito Hotel Nazionale e di aver cessato la direzione della Fotografia Daguerre. Vanta il nuovo sistema istantaneo, “fotografie sul vetro per trasparenti” e le fotografie incorporate sulla porcellana che per la durata sfidano i secoli e si firma chimico e fotografo.
L'artista il 6 e l'8 giugno dello stesso anno si rivolge all'Onorevole pubblico (in “L'Indipendente”, a. 7, n. 2171, 2173) per ribadire la sua riconosciuta professionalità conquistata in 23 anni di lavoro, trasferendosi dal 1866 in Italia dove conquista fama e partecipa a diverse esposizioni, ricevendo anche una spilla in brillanti da Umberto I accompagnata da una lettera lusinghiera. L'annuncio ha lo scopo di smentire in parte la Dichiarazione apparsa il 31 maggio, il 2 e 6 giugno e firmata da Sennen Brusadini “ex direttore tecnico ed operatore nello studio del signor Giulio Rossi” che afferma d'essere il solo dirigente tecnico ed operatore nello Stabilimento Daguerre dal 1 dicembre 1882. Weintraub sostiene di non aver sostenuto alcuna rivendicazione di data.
Spera nella fortuna del nuovo studio ma evidentemente gli affari non prosperano se nel 1884 Weintraub si è trasferito a Venezia e al suo indirizzo troviamo lo studio di A. Eram & C. Fotografia Daguerre e nel 1885 lo studio Emblemi e Ballarini con la stessa denominazione Fotografia Daguerre, titolo che garantiva un'abilità tecnica dalle origini e suggerisce, anche in questo caso, una successione artistica. Molto probabilmente il suo studio accoglie un gruppo di apprendisti fotografi che avranno modo di formarsi e di gestire in proprio a loro volta atelier di prestigio.
Note
1. Guida del visitatore alla esposizione industriale italiana del 1881 in Milano p. 131
<https://it.wikisource.org/wiki/Guida_del_visitatore_alla_esposizione_industriale_italiana_del_1881_in_Milano>
2. Ugo di Pace, Salerno fine ’800, in mostra le foto mai viste in Corriere del mezzogiorno, 7 dicembre 2009
3. Enzo Laganà, Fotografi a Reggio tra fine Ottocento e inizi Novecento
<http://www.fotografiaincalabria.org/2017/01/fotografi-a-reggio-tra-fine-ottocento-e-inizi-novecento/>
4. L'Indipendente (4) (2, 4 e 13, 16, 17, 19, 21, 23, 24, 29 giugno, a. 7, n. 2167, 2169, 2178, 2181, 2182, 2184, 2186, 2188, 2189, 2194)
Weintraub è un temperamento inquieto, passionale, esuberante che non pone limiti al suo agire, e soprattutto nel trattamento delle donne, rivendica un possesso estremo al punto da perdere la corretta visione della realtà.
Il 25 giugno del 1884 commette un orribile delitto.
Dopo aver ucciso con cinque o tre coltellate la moglie, la triestina quarantenne, Luigia Bulsich si getta dal quarto piano della sua abitazione in campo san Giuliano a Venezia. Ne abbiamo notizia dal dattiloscritto di Hans Frank Biographisches Lexikon der österreichischen Photographen 1860 bis 1900, del 1980, p. 149 (cfr. la voce nel catalogo Albertina on line) ma anche i quotidiani locali non si perdono la ghiotta notizia e la rendono pubblica.
Su Il Piccolo del 28 giugno compare l'articolo Uxoricidio e suicidio (a. 3, n. 902 , 28 giugno 1884) e su L'Indipendente (a. 8, n. 2554-2555, 27-28 giugno 1884) l'articolo ripete i due termini Uxoricida e suicida.
Ma anche i quotidiani della laguna non si fanno sfuggire il ghiotto fatto di cronaca su Il secolo. La gazzetta di Venezia negli stessi giorni compare
l'articolo La tragedia di Venezia che riferisce puntualmente il tragico delitto. L'articolista riesce a dare nei dettagli la dinamica del delitto descrivendo quanto era accaduto tra
marito e moglie. Guglielmo Weintraub di fronte al rimprovero della donna reagisce ferendola con un coltello in modo tale da procurarle la morte e poi consapevole dell'omicidio, si getta da una
finestrella dal quarto piano della loro abitazione.
La possibiltà di dare altre informazioni su questo periodo della vita di Gugliemo Weintraub sono dovute alla preziosa collaborazione di Nicoletta de Fusco che, grazie alle sue ricerche, sui periodici milanesi, mi ha fornito tutte le indicazioni e il materiale fotografico che lo riguardano.
A lei rivolgo un caloroso ringraziamento... e mi aggiudico un solo merito, quello di aver attivato la sua curiosità, come spero accada a tutti quelli che sono attratti dalla storia della fotografia.
La cronaca descrive con molti particolari il tragico fatto del fotografo conosciutissimo a Trieste, egli non muore sul colpo ma viene trasportato grave
all'ospedale con una gondola così da esser riconosciuto da una delle due giovani figlie che ritornava dal lavoro. I motivi della tragedia forse si possono ascrivere alle difficoltà economiche,
infatti si stava per trasferire a Mestre per aprire un nuovo studio fotografico, ma anche alla gelosia nei confronti della moglie di “una bellezza scultorea” dichiarano gli articoli pubblicati .
La famiglia era formata da due ragazze di 20 e 18 anni e un bimbo di 6 anni. Il fotografo da alcuni giorni si mostrava particolarmente introverso e amareggiato, aveva pure tentato di lanciarsi
dalla finestra, ma era stato fermato in tempo dalla moglie. La notizia si conclude con pochi cenni biografici, che raccontano come Weintraub aveva fatto una notevole fortuna a Costantinopoli, ma
incostante e inquieto, “soggetto ad esaltazioni nervose” si era spostato a Salerno per aprire un magnifico stabilimento fotografico, ma anche qui non aveva messo radici ed era ritornato a Trieste
e poi a Venezia.
I colpi di scena si susseguono.
Nonostante le gravi ferite, Weintraub guarisce, lascia l'ospedale nell'agosto dello stesso anno, dopo due mesi di ricovero, passa in prigione e viene processato,
ma la Camera del consiglio del tribunale lo ritiene al momento dell'uccisione della moglie “in preda ad un morboso furore” e quindi “irresponsabile”, per cui vien rimesso in libertà
(Dalla padella nella brace in "Il Piccolo", a. 3, n. 952, 17 agosto 1884; Weintraub assolto in
“L'Indipendente”, a. 8, n. 2662, 13 ottobre 1884; in “Il Piccolo”, a. 3., n. 1009, 13 ottobre 1884). Evidentemente nell'Austria Ungheria non era prevista una detenzione in un ospedale
psichiatrico per un tale gesto, ma con un riferimento al presente allora come oggi - ci riferiamo al delitto di donne uccise dai propri sposi, amanti, conviventi - l'autorità giudiziaria
accetta le attenuanti del feroce femminicidio tenendo conto dello stato emotivo dell'omicida che
forse era in preda ad un'ossessiva gelosia potente quanto l'influsso creato da un'infezione da Covid!
Il trafiletto compare su Il Corriere della sera del 14 agosto 1884.
Sullo stesso periodico in data 11 ottobre 1884 si dà la notizia della sua scarcerazione, ritorna ad essere un uomo
libero!
Non muore il 25 giugno 1884 come compare sulla scheda ERPAC [Ente Regionale Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia].
Il fotografo non ha ancora finito di stupirci!
Trascorrono solo due anni dall'omicidio e l'1 luglio del 1886, a 47 anni, chiede di risposarsi con Teresa Pisoni di 24 anni, le pubblicazioni del matrimonio compaiono su la Gazzetta di Milano in tale data.
Il matrimonio viene regolarmente registrato all'anagrafe di Milano il 22 luglio 1886. Nel testo si dichiara che la professione di Weintraub è chimico e fotografo mentre la giovane moglie è una casalinga.
Nel giugno 1890 è ancora attivo professionalmente e come un tempo pubblicizza il suo studio fotografico a Milano in vicolo Rasini n. 3 sia per le foto-incisioni e le fototipografie, ma non solo, ha inventato un timbro ritratto per marcare la biancheria.
Muore il 19 febbraio 1891 nella sua casa in vicolo Rasini 3, presente il medico Pompeo Melzi, all'età di 53 anni alla presenza della figlia Carolina, come scritto ufficialmente negli Atti di morte del Comune di Milano.
La Fototeca dei Civici Musei di Trieste conserva numerosi servizi a suo nome. Esercitando essenzialmente e con successo l’arte del ritratto e contando fra i suoi clienti esponenti dell’alta borghesia aristocratica e del mondo politico, molte sono le carte de visite che appartengono per lo più agli album della famiglia Sartorio, ma dà ottima prova d'esperto fotografo industriale sia d'interni sia d'esterni nei servizi della nominata esposizione del 1882.