Presentare i fotografi Guglielmo Sebastianutti (1824-1881) e Francesco Benque (1841-1921) protagonisti di una mostra a loro dedicata nel 2010 è quanto mai arduo, la loro attività è stata ben documentata nel catalogo a cura di Claudia Morgan Due fiorini soltanto. Sebastianutti e Benque fotografi a Trieste grazie ad un gruppo di studiosi e di un appassionato collezionista che all'epoca fece dono delle sue preziose carte de visite di vari fotografi alla Fototeca dei Civici Musei di storia ed Arte. Si tratta - come avevo già ricordato - di Maurizio Radacich.
Guglielmo Sebastianutti (1824-1881) in costume da montenegrino ritratto in studio da Francesco Benque, 1864.
La posa è spavalda, disinvolta, con la mano sinistra cinge la cintura mentre con la destra impugna il lungo pugnale, brillano gli stivali messi in evidenza dalla gamba accavallata.
Lo sguardo del fotografo si volge ad un angolo dello studio, che sembra ambientato in un terrazzo.
Francesco Benque (1841-1921) in un ritratto che porta il logo dello studio Benque& Sebastianutti, quindi è databile dopo il 7 settembre 1867, quando Guglielmo Sebastianutti diventa socio dello studio fotografico Benque, firmando un contratto di dieci anni.
Il giovane uomo guarda altrove, di lato con le braccia conserte e la giacca aperta con noncuranza sul petto così da suggerire un momento colto per caso a cui non dare importanza.
Gli occhi dell'osservatore si posano sulla sua fronte ampia, sulla folta capigliatura, sulla barba incolta,notano il polsino ricamato, le pieghe delle maniche messe in evidenza dalle sfumature di grigio.
Un ritratto che cattura!
Analizziamo i componenti della coppia.
Guglielmo Sebastianutti nasce a Trieste il 29 novembre 1824, il padre Antonio (1) sposato con Orsola è un orologiaio e orefice. Secondo la tradizione viene avviato alla professione del padre, dopo aver frequentato le scuole comunali ed essersi messo alla prova con un breve tirocinio nella bottega di famiglia. A soli 16 anni si stabilisce a Vienna per formarsi e perfezionarsi come uhrenmacher (orologiaio) e goldschmied (orafo). Rimane a Vienna sino al 1851, anno in cui ritorna a Trieste. Ormai ha sviluppato un'abilità che gli viene riconosciuta e il padre gli cede i locali della sua ditta Amiet & Sebastianutti in piazza della Borsa, in pieno centro.
Nel 1852 si sposa con l'attrice Adelaide Cattena che porta in dote la cospicua cifra di 3000 fiorini, dote che lo indurrà ad aprire nel 1853 una piccola bottega in Palazzo Stratti in piazza del Teatro. Ma la sua ambizione lo spinge a promuoversi e ad tentare l'ascesa sociale. Nell'ottobre 1857 si trasferirà in Corso n. 605 come conferma la Guida scematica dell'anno, mentre il padre Antonio esercita in piazza Grande n. 593. Questa volta parte alla grande stupisce e cattura la clientela con il suo negozio lussuoso arredato con gusto, con la merce raffinata, ma gli affari non arridono e già a dicembre dello stesso anno fallisce: ha sognato di affermarsi, ma la fortuna non lo asseconda.
Decide allora di fuggire ad Alessandria d'Egitto per sottrarsi ai creditori, facilmente raggiungibile con una nave in partenza dal porto di Trieste, trafugando la merce invenduta, ma in breve verrà rintracciato dal Consolato austriaco, estradato e condannato a sei mesi di arresto. Scontata la pena trova un socio Amiet e assieme gestiscono un negozio in Piazza della Borsa sino al 1867.
Nel frattempo si orienta ad intraprendere una nuova carriera che gli viene offerta dalla fotografia, ma a causa dei suoi precedenti fallimenti, non può
intestare uno studio a suo nome. Si mette quindi alla ricerca di un socio non triestino e pubblica su un periodico tedesco la proposta di collaborazione nell'impresa fotografica a un
professionista disposto a trasferirsi a Trieste (2).
L'operazione ha successo.
Note
1.https://www.treccani.it/enciclopedia/antonio-sebastianutti_(Dizionario-Biografico)/
2. Vecchione Elisa Radacich Maurizio, Sebastianutti e Benque storia di uno studio fotografico in: Due fiorini soltanto. Sebastianutti e Benque fotografi a Trieste, a cura di Claudia Morgan. Trieste : Comune di Trieste editore, 2010, p. 15-39
Il 24 maggio dello stesso anno, 1864, come attestano gli annunci pubblicitari del periodico Il Pulcinella, è in grado di aprire il nuovo studio in via dell'Annunziata 11, studio che garantisce la possibilità di ritratti eseguiti in qualsiasi condizione di tempo “grazie la grande quantità di luce di cui va ricco lo studio”. La precisazione sulla condizione della luce all'epoca era dovuta in quanto per l'illuminazione ci si basava alla sola luce solare.
La collaborazione tra i due sfocia pure in un matrimonio, Benque sposa la figliastra del socio Sebastianutti.
Il 5 novembre 1864 compare un articolo elogiativo su Il pulcinella n. 21.
Si riconosce al fotografo tecnica, sensibilità e perfezione. Si nominano le sue vedute e in particolare i ritratti a grandi dimensioni.
Dopo pochi mesi lo stesso periodico il 14 gennaio 1865 pubblica un suo grande ritratto caricaturale con una criptica didascalia che cito letteralmente: "E' inutile neanche le celebrità artistiche possono fare miracoli. Pulcinella mette in rivoluzione mezzo mondo. Benque voleva fotografarlo; ma sul più bello trovò un quarto d'inferno riprodotto sul negativo."
In effetti l'espressione riportata sulla faccia del fotografo ripreso nel suo studio, dove un Pulcinella si sottomette alla posa sostenuto dall'apposito reggitore, non dimostra soddisfazione in quanto sulla lastra si sono impressi solo dei diavoletti ! Forse si allude al suo malessere per la mancata celebrità... inoltre alla base del treppiede della fotocamera compaiono un bottiglione con un homunculus, un altro con il Fiss[aggio] e un contenitore di ....
L'attenzione al nostro fotografo continua da parte della stampa locale.
L'Arlecchino, il 24 marzo del 1865 pubblica un articolo dal titolo Fotografia firmato da Z. a lui dedicato in cui si elogiano i suoi grandi ritratti ottenuti con dispendiose macchine ingranditrici, ma in particolare si sottolinea l'acquisizione dell'attrezzatura per ottenere delle fotosculture.
In effetti Benque è attento a tutte le occasioni in cui si tratta di fotografia.
Va a Berlino in occasione della I Mostra internazionale di Fotografia a ritirare la medaglia d'oro di benemeremza ottenuta e ne ritorna con l'apparecchio per realizzare fotografie a grandezza naturale e preannuncia la tecnica della fotoscultura.
Sul n. 10 dell'8 aprile 1865 L'Arlecchino avverte la propria clientela dell'acquisizione da parte dello studio Benque di una nuova macchina d'ingrandimento per i ritratti a grandezza naturale.
Dal punto di vista delle novità tecniche è in prima linea per sperimentarle e metterle in pratica consapevole che la futura clientela sarà attratta proprio da queste conquiste tecnologiche.
Capisce l'importanza dell'aggiornamento e della conoscenza di quanto avviene in Europa nel settore della fotografia, soprattutto in Germania dove ottiene il suo primo riconoscimento ufficiale, la medaglia d'oro all'Esposizione Fotografica Internazionale di Berlino. In Italia il 28 maggio 1867 riceve il "supremo ringraziamento per un ossequio al Regno Unito dalla Cancelleria di Corte di Vittorio Emanuele II (1).
1. Radacich Maurizio, Le Grotte di San Canziano nelle fotografie di Francesco
Benque. Catalogo della mostra spelologica. Trieste : Club Alpinistico Triestino, 2002. 1 fasc.
Nell'elenco dei fotografi operanti a Trieste compare il nuovo logo nella Guida del 1867 Benque e Sebastianutti.
Nel 1866 sposta il suo studio in via dei Fabbri 11 come conferma la Guida scematica dell'anno e lo studio a lui intitolato vi compare anche nel 1867.
Nel 1868 sulla Guida si dà atto dell'avvenuto incontro tra Benque e Sebastianutti che dal 30 settembre 1867 è
diventato socio del fotografo sottoscrivendo un contratto decennale.
Nulla è emerso sulle modalità dell'incontro e come Guglielmo Sebastianutti abbia convinto il socio ad accoglierlo nella sua impresa. La coppia di fotografi funziona e la nuova società prende il titolo di Benque & Sebastianutti.
Anche sul fronte personale avvengono dei cambiamenti.
Sebastianutti sposa in seconde nozze Amalia Brugger, figlia del Brugger fondatore dell'omonima birreria a Padova. Fa parte della famiglia la figliastra Isabella, frutto del precedente matrimonio della moglie, che diventerà a sua volta moglie di Francesco Benque.
Ma "mercanzia non vuole amici" il rapporto tra affari e amicizia è sempre difficile.
I dissapori intercorrorno tra i due soci causati dall'unione tra Isabella e Francesco Benque. Isabella si concede troppi lussi e leggerezzza nello spendere ciò porterà allo scioglimento del contratto tra i due soci il 22 settembre 1869.
Benque preferisce lasciare Trieste con la moglie, si rifugia ad Amburgo in Germania dove nasce la sua prima figlia Alba. La destinazione non è casuale, ad Amburgo incontra il cugino e amico d'infanzia Conrad Kindermann, fotografo a sua volta. L'incontro tra i due li porterà all'apertura dello studio Benque & Kindermann nel giardino della casa Roth.
E' da sottolineare che, ben nove mesi prima, Franz Benque aveva fatto stipulare dal padre Christian Benque, direttore dell'Istituto per sordomuti di Lubecca, un contratto con Kindermann per l'apertura di uno studio fotografico in società. In quanto come Kindermann, aveva presentato ed esposto nel 1868 fotografie alla Mostra internazionale dell'Associazione Fotografica di Amburgo e nel 1869 aveva ricevuto un altro riconoscimento a Groningen. Quindi in questi incontri i due fotografi avrebbero potuto concordare una futura collaborazione.
Verso di un cartoncino che riporta il logo:
Benque & Kindermann
Hofphotographen
HAMBURG, Esplanade 2
L'imprenditorialità di Benque è inarrestabile, nel 1869 apre una filiale dello studio a Brema, gestita da Voigt, conosciuta con il logo Voigt & Benque.
L'operazione è finalizzata forse a garantirne l'attività dal momento che nel 1870 decide di trasferirsi in Sud America, precisamente in Brasile per raggiungere il connazionale Alberto Henschel che vanta studi a Pernambuco, Bahia, Rio de Janeiro e San Paolo.
Il soggiorno brasiliano dura sino al 1876 solo sei anni in cui la famiglia s'ingrandisce.
Nel 1872 nasce a Rio de Janeiro Ernst, nel 1873 Alberto e nel 1876 Maria che sopravvive solo tre giorni dopo la nascita. In questi anni riceve un diploma di benemerenza per i suoi lavori presentati alla Mostra Generale d'Arte organizzata dell'Accademia d'Arte proprio dalle mani dell'imperatore del Brasile Pedro II e viene insignito del titolo di Fotografo imperiale della Corte brasiliana.
Nonostante abbia ottenuto anche la cittadinanza, nel 1876 dopo la morte della piccola Maria, la famiglia decide di ritornare a Trieste e convivono con il suocero.
Francesco Benque con i figli Alba, Ernst, Alberto ritratti in studio nel 1877 a Trieste